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L'immigrazione: fenomeno regolare

Sono quasi 4 milioni gli immigrati regolari nel nostro Paese, e diventeranno sempre di più

01 novembre 2007

Così tanti, radicati, con progetti di vita a lungo termine, e così importanti da non poter più essere chiamati rappresentazione di un ''fenomeno'': per la società italiana gli immigrati sono oramai un elemento innovativo e qualificante.
Sono 3 milioni 700 mila gli immigrati regolari in Italia. Un numero aumentato del 21,6% - pari al 6,2% sulla popolazione complessiva (nell'Ue è il 5,6%) - in un anno e tale da collocare il nostro Paese, per ritmo di crescita, al vertice europeo.
E' quanto emerge dalla 17esima edizione del ''Dossier Statistico Immigrazione'', redatto dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes, con il contributo di oltre 100 redattori di organizzazioni internazionali, strutture pubbliche nazionali, università, enti locali e organizzazioni che si occupano di immigrazione.

''Senza di loro il sistema Italia si bloccherebbe'', ha commentato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato alla Caritas. Il Rapporto, ha sottolineato il capo dello Stato, ''conferma il fatto che l'Italia si presenta oggi come uno dei paesi europei più decisamente investiti dai flussi migratori. E conferma pure il radicamento di una parte consistente dei nostri immigrati: più famiglie, più nascite, più studenti, più acquisti di abitazioni, più nuovi cittadini. Conferma altresì il contributo decisivo del lavoro immigrato alla produzione di beni e servizi, al pagamento di contributi e imposte''. Infine il capo dello Stato ha auspicato che si creino le ''condizioni di successo del nostro comune impegno di denuncia e di rifiuto di ogni rigurgito e nuova manifestazione di razzismo''.

L'Italia, spiega il rapporto, si colloca, con la Spagna, subito dopo la Germania tra i più grandi paesi di immigrazione dell'Unione europea e, per quanto riguarda l'incremento annuale, i due paesi mediterranei non hanno uguali in Europa, superando in proporzione gli stessi Stati Uniti (che, con una popolazione cinque volte superiore a quella italiana, registrano l'ingresso di un milione di nuovi immigrati all'anno).
Una presenza diffusa su tutto il territorio ma con una ripartizione assai disomogenea. Secondo il rapporto, infatti, la ripartizione territoriale dei soggiornanti stranieri a fine 2006 vede 6 immigrati su 10 inseriti nel Settentrione, il 33,7% nel Nord-ovest e 25,9% nel Nord-est, in termini assoluti circa 1 milione e 250 mila nella prima area e quasi 1 milione nella seconda. Seguono le regioni del Centro con circa 1 milione di presenze, pari al 26,6%, e le regioni del Sud con il 13,8%, pari a più di mezzo milione di persone.

Secondo la stima del Dossier la presenza straniera è costituita per la metà da europei: in particolare, quelli dell'Est Europa, dal 2000 al 2006, sono aumentati di 14 punti percentuali, mentre l'Africa ne ha persi 5 e l'Asia e l'America 2 ciascuna: tutte le aree, comunque, sono notevolmente cresciute numericamente. Oggi, in sintesi, ogni 10 presenze immigrate 5 sono europee, 4 suddivise tra africani e asiatici e 1 americana. I gruppi nazionali hanno una loro spiccata vocazione territoriale.
Dopo l'ingresso della Romania e della Bulgaria nella Ue, l'Italia non è più il fanalino di coda per la presenza di immigrati comunitari, che ormai costituiscono un quarto del totale delle presenze.
Una novità è rappresentata dalla presenza paritaria delle donne rispetto agli uomini (49,9%) e tale da essere maggioranza. Le uniche regioni ad avere una prevalenza maschile sono solo Lombardia e Puglia. I minori sfiorano le 700 mila unità (18,4% del totale). La loro presenza è particolarmente elevata nelle regioni del Nord e in alcune del Centro, con le punte massime di quasi il 25% nel Veneto e del 24% nella Lombardia e nelle Marche, valori del 17%-18% in alcune regioni meridionali (Molise, Basilicata e Sicilia), del 16% in Campania. La Sicilia e la Puglia riportano il 22%.

Le presenze per lavoro e per ricongiungimento familiare (92,1% del totale) esercitano congiuntamente un peso molto elevato. La prevalenza di questi motivi sottolinea quanto siano diffusi i progetti migratori a lungo termine, probabilmente per lo più a carattere definitivo, tra la popolazione immigrata. Il Nord Italia continua a essere il principale polo di attrazione delle presenze per lavoro (59% sul totale nazionale), il Centro si trova nettamente distaccato (26,4%) e ancora di più il Meridione (14,7%). Risulta inoltre che, anche per gli immigrati, la vita nei piccoli contesti urbani o paesani è solitamente più agevole, anche sotto il profilo socio-economico: il riferimento va fatto alla vitalità delle piccole imprese di provincia, che normalmente offrono mansioni più stabili rispetto al mercato della grande città, sempre più caratterizzato dall'instabilità dei servizi, e alla maggiore facilità nel reperire un'abitazione.

Soffermandoci sul tema abitazione, dal Dossier si evince inoltre che è aumentato il numero degli immigrati proprietari di un'abitazione. Nel 2006 - come rileva il rapporto - sono stati un sesto tra quanti hanno acquistato una casa e tendenzialmente stanno diventando la metà di quanti hanno bisogno della prima casa. Gli immobili che preferiscono sono quelli da ristrutturare, vicino alle reti di trasporto ed alle scuole dei figli. Gli stranieri coprono tuttavia il segmento più basso del mercato: 117 mila euro per una casa di 50 metri quadrati, ''che costringe al sovraffollamento'', il volume di affari annuo complessivo è di 1,5 miliardi di euro. 

Il dossier Caritas/Migrantes si occupa anche del problema degli irregolari e segnala che nel 2006, su 124.383 stranieri individuati dalle forze dell'ordine senza permesso di soggiorno, solo il 36,5% (45.449) è stato rimpatriato. Un dato crollato rispetto al '99 quando fu rimpatriato il 64,1%. Nel valutare le cifre occorre tenere conto che con l'ingresso nell'Unione Europea di Romania e Bulgaria il numero degli intercettati in posizione irregolare è sceso per la prima volta dopo tanti anni sotto quota 100 mila (per l'esattezza, 84.245).
Il 13% degli irregolari individuati sono giunti via mare, ossia 22.016 persone, quasi mille in meno rispetto al 2005. ''Così il mare - afferma il rapporto - da fondamentale elemento per gli scambi, continua ad essere uno sconfinato cimitero''. Ma le tragedie via terra non sono da meno: si viaggia e spesso si muore nascosti nei tir, sotto i treni ed addirittura nei carrelli degli aerei.
Sugli irregolari, per il rapporto, ''aiuta il ragionamento e non la paura''. Servono norme più più agili e politiche di contenimento che insistano sulla virtualità dei rimpatri assistiti. Soprattutto se, per effetto dell'ampliamento dell'Ue, per la prima volta i cittadini stranieri intercettati in posizione irregolare sono scesi al di sotto delle 100 mila.

Gli stranieri incidono per quasi un quarto sulle denunce penali ed altrettanto per presenze in carcere. I maggiori protagonisti a livello penale sono gli irregolari (4 casi su 5) per lo più per reati legati allo sfruttamento della prostituzione, all'estorsione, al contrabbando e alla ricettazione. L'acquisizione della cittadinanza nel 2005 ha avuto un vero e proprio boom (19.266 casi) se si considera gli 11.945 del 2004.Il 40% dei casi sono cittadini dell'est europeo. Nel periodo 1995-2005 sono state presentate 213.047 domande per ottenere la cittadinanza, delle quali 125.535 definite positivamente. Nella maggior parte si è trattato di matrimoni (80% da cittadini dell'est) mentre si sono ridotti i casi di naturalizzazione (20.731).
Il rapporto con gli immigrati, comunque, è più che mai difficile e contraddittorio. La Caritas cita i risultati di un sondaggio di Eurobarometro che ben sintetizza lo stato d'animo degli europei: uno su due ritiene che la presenza degli immigrati sia ormai indispensabile. Ma quasi la stessa percentuale (48% del totale) pensa che gli immigrati siano la principale fonte di insicurezza non solo dal punto di vista dell'ordine pubblico, ma anche da quello della sicurezza sociale, facendo aumentare i tassi di disoccupazione.

Altro problema legato all'immigrazione che rimane aperto, sottolinea ancora il dossier, è quello della scuola. Su scala nazionale ci sono più di mezzo milione di bambini stranieri (5,6% della popolazione scolastica), ma in diversi contesti provinciali i minori immigrati rappresentano più di un quarto di tutti gli alunni, creando non poche difficoltà di gestione.

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01 novembre 2007
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