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L'importanza di chiamarsi Francesco...

Camminare, edificare, confessare. La filosofia di Papa Bergoglio dietro il nome scelto

15 marzo 2013

"Proprio ieri, prima della fumata bianca, dicevo che mi sarebbe piaciuto tanto che il nuovo Papa si chiamasse Francesco, tirando fuori un santo amatissimo in tutto il mondo. Sono felice di questa scelta e ora sarebbe bello se Bergoglio si ispirasse al 'vero' San Francesco".
Il Premio Nobel Dario Fo ha commentato così, all'Adnkronos, l'elezione a Papa di Jorge Mario Bargoglio, con il nome di Francesco, spiegando poi cosa intenda con quel 'vero'.
San Francesco Dario Fo lo ha portato in scena con 'Lu Santo Jullàre Francesco', una fabulazione sulla vita del santo di Assisi che si basa soprattutto su materiale popolare del Trecento e su importanti documenti emersi negli ultimi cinquant'anni, proponendo un'immagine non agiografica di san Francesco. "San Francesco era portatore di una forza dirompente, godeva del rispetto di principi e Papi che ne avevano timore - ha sottolineato Fo -, perché rappresentava di fatto una popolazione enorme; è stato capace persino di farsi autorizzare a predicare il vangelo in volgare. Insomma un personaggio forte, e sicuramente Papa Bergoglio, che è un uomo colto, ha ben presente il 'vero' San Francesco".

Per la regista Liliana Cavani la scelta del neoeletto Papa di chiamarsi Francesco "dimostra grande sensibilità e chiaroveggenza, oltre ad essere programmatica, come programmatica è la vita di San Francesco". Cavani ha esordito al cinema nel 1966 con il film 'Francesco d'Assisi' con Lou Castel, tornando a raccontare il santo poverello nel 1989 con 'Francesco', interpretato da Mickey Rourke, e adesso la regista è al lavoro su un terzo film dedicato al patrono d'Italia, del quale "stiamo completando la sceneggiatura, le riprese sono previste entro l'anno e dovrebbe uscire a febbraio o a marzo prossimo". "Francesco è un santo - prosegue la regista all'Adnkronos - ma anche un grande filosofo che parla attraverso la sua vita, vero manifesto di fratellanza e di pace. E quella del Papa è una scelta importante, soprattutto in un momento di crisi economica generale in cui c'è necessità di capirci e di rimodellare la società con una rivoluzione interiore che permetta di guardare lontano e di pensare serenamente. La vita è un passaggio, un'avventura breve - sottolinea Cavani - in rapporto alle cose che esistono, molte persone si comportano come se dovessero vivere per sempre. Ecco - ha proseguito la regista - questi sono tutti temi ben presenti in Francesco d'Assisi, e il nuovo Pontefice, secondo me, ha pensato a tutto questo, considerando anche i luoghi in cui ha vissuto fino a ieri, a contatto con la povertà. Ci sono tante ragioni, quindi, per le quali con grande sensibilità e chiaroveggenza ha scelto di chiamarsi Francesco".

Nei commenti sul nuovo Pontefice si fa spesso riferimento alla sua semplicità (anche Mons. Celli ieri mattina l'ha ricordato: "Un uomo semplice, che vive accanto alla gente, che sente ciò che la gente porta nel cuore"), semplicità che ha colpito, tra gli altri, Maria Pia Luciani, nipote di Papa Albino Luciani. "Mi sono emozionata quando ho visto ed ho sentito papa Francesco. Mi sembrava di ascoltare mio zio", ha detto commossa all'Adnkronos Maria Pia Luciani aggiungendo: "mi ha ricordato mio zio. Non nell'aspetto fisico, ma nell'insieme del suo atteggiamento: la sua semplicità che nasconde però una grande cultura, una grande preparazione: è un gesuita e come tutti i gesuiti ha studiato molto". Ma per la nipote di papa Luciani è importante che: "sia un pastore che si è sempre dedicato ai più poveri, vivendo semplicemente, che si è sempre dedicato ai malati: mi dicono che portava di persona la comunione ai malati della sua diocesi". E Maria Pia Luciani ha sottolineato quindi: "lo zio sorprese per il suo discorso, e papa Francesco ha sorpreso per il suo discorso, se pur in un'altra maniera: si è presentato in maniera semplice e ha chiesto di pregare per lui. Quindi, chinando la testa ha messo in silenzio un'intera piazza, una cosa non facile".

La prima messa di Papa Francesco - Camminare, edificare, confessare. Sono queste le linee guida della Chiesa, delineate dal Papa Francesco nella sua prima omelia, durante la messa nella Cappella Sistina con i cardinali che hanno partecipato al Conclave. Il Papa ha scelto un linguaggio semplice e, parlando del tema della confessione, ha detto: "Se non confessiamo Gesù Cristo qualcosa non va. Quando non si edifica sulle pietre, succede come ai bimbi che fanno castelli sulla sabbia: tutto viene giù". Quanto all'altro punto cardine, vale a dire l'edificare, il Papa ha sollecitato ad "edificare la Chiesa, sposa di Cristo". "La nostra vita è un cammino, quando ci fermiamo la cosa non va", ha detto Papa Francesco, esortando a "vivere con quella irreprensibilità che Dio richiedeva ad Abramo nella sua promessa".

"Chi non prega Gesù Cristo prega il diavolo", ha affermato in una omelia a braccio. "Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del demonio". Il Pontefice ha ripetuto più volte i tre punti cardine: camminare, edificare, confessare. "La nostra vita - ha dichiarato - è un cammino e quando ci fermiamo qualcosa non va". Da qui il monito di Papa Francesco a "camminare sempre, alla luce del Signore, irreprensibili come Dio chiedeva ad Abramo". "Se non confessiamo Gesù Cristo la cosa non va, diventeremmo una ong pietosa", ha ancora detto il Pontefice nell'omelia.
"Quando camminiamo senza la croce o edifichiamo o confessiamo senza la croce - ha sottolineato Papa Bergoglio - non siamo simboli del Signore, siamo mondani, preti, vescovi, Papi ma non simboli cristiani". Da qui l'appello di Papa Francesco: "Abbiamo il coraggio di camminare con la croce del Signore e di confessare il Cristo crocifisso. Così la Chiesa va avanti. La Madonna, nostra madre, ci dia questa grazia".

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15 marzo 2013
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