L'imputazione al sottosegretario Adelfio Cardinale
Le rivelazioni de 'L'Espresso' sui 'concorsi universitari truccati' e la replica di Cardinale: "Totalmente estraneo"
Adelfio Elio Cardinale, sottosegretario alla Salute, è imputato in un'inchiesta della procura di Bari su concorsi truccati in vari atenei italiani. Lo scrive l'Espresso in edicola oggi in un articolo intitolato 'Sottosegretario con truffa'.
Alla fine degli anni '90 Cardinale era il preside della facoltà di Radiologia dell'Università di Palermo. Finì nel calderone dei professori indagati dalla Procura di Bari per i presunti concorsi truccati in varie università d'Italia. Oggi sottosegretario alla Salute, aspetta da dieci anni di vedere chiusa la vicenda giudiziaria. Mai convocato per essere sentito dagli inquirenti baresi, si è visto notificare nel 2009 un avviso di conclusione delle indagini preliminari per il reato di concorso in truffa per fatti commessi fino al 2002. Mai convocato per l'udienza preliminare credeva addirittura che la sua posizione fosse stata archiviata. E invece, nel gennaio scorso, gli atti di quella lunga e lontana indagine sono finiti a Palermo, sulla scrivania di un pubblico ministero investito della responsabilità di valutare nuovamente il coinvolgimento del professor Cardinale nella presunta 'cupola' che pilotava i concorsi universitari, capeggiata, secondo l'accusa, dal cardiologo barese Paolo Rizzon. In sede di udienza preliminare a Bari, infatti, il gup Antonio Diella ha dichiarato la propria incompetenza territoriale 'spacchettando' il processo in cinque diversi fascicoli, destinati ad altrettante Procure italiane, da Brescia a Palermo, passando per Pisa, Firenze e Bari.
Nell’articolo del settimanale si legge: "Stimato professore di Palermo, cavaliere di Gran Croce, sposato con il magistrato Annamaria Palma, capo di gabinetto del presidente del Senato Renato Schifani, secondo i pm il radiologo siciliano - imputato insieme ad altre 22 persone - avrebbe favorito 'mediante raggiri e artifici' la figlia di un suo collega, l'attuale numero uno della Società italiana di cardiologia Salvatore Novo, in modo da farle vincere nel 2005 un posto da ricercatore, con correlativo danno di rilevante gravità per l'università di Palermo, di circa 347.336 euro lordi".
Le accuse per Cardinale, di cui, secondo l'Espresso è stato richiesto il rinvio a giudizio, sarebbero truffa, falso ideologico e usurpazioni di funzioni pubbliche, mentre Novo è imputato anche per associazione a delinquere. "Lo scorso gennaio il gup Antonio Diella - precisa il settimanale - a oltre due anni dalla fine delle indagini preliminari, ha dichiarato l'incompetenza territoriale e spacchettato in più tronconi l'inchiesta, nata nel lontano 2002 e basata su migliaia di intercettazioni, decidendo che gli atti riguardanti il sottosegretario devono essere trasmessi al tribunale di Palermo, dove il medico, che vanta anche una laurea honoris causa all'università di Bucarest, rischia di finire a processo".
Il sottosegretario Cardinale ha replicato con veemenza: "Sottolineo la mia totale e assoluta estraneità a ogni fatto contestato, estraneità che ribadirò e dimostrerò allorquando avrò la possibilità di essere per la prima volta sentito dagli organi inquirenti. Si tratta di una vecchia indagine riguardante presunti fatti risalenti alla fine degli anni ‘90, in ordine ai quali sono assolutamente estraneo". Cardinale spiega anche di "non essere mai stato sentito nel corso di quest'ultimo decennio, né dall'Autorità giudiziaria, né da Forze dell'Ordine su delega del Magistrato. A Palermo non è in corso alcuna udienza preliminare, perché con la dichiarazione di incompetenza del gip di Bari, gli atti tornano al pm, competente per territorio, che dovrà iniziare di nuovo le indagini".
Il difensore del sottosegretario, l'avvocato Roberto Fabio Tricoli, contattato dall'ANSA, ci tiene a fare alcune precisazioni parlando di "grave violazione del diritto di difesa per la mancata notifica dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare". L'avvocato rende noto di aver impugnato il provvedimento del gup di Bari facendo ricorso per Cassazione per ottenerne la nullità. "Vogliamo andare davanti al gup di Bari - dice il legale - per dimostrare la nostra innocenza e chiudere questa storia in breve tempo". Con gli atti nuovamente nelle mani di un pm - spiega - "siamo tornati indietro di 10 anni. Se avessimo saputo dell'udienza preliminare avremmo potuto difenderci in quella sede".
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere.it]