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L'industria del fuoco

In Sicilia il maggior numero di roghi e il maggior numero di agenti forestali di tutta Italia

25 agosto 2007

La drammatica situazione degli incendi nel Meridione d'Italia, che quest'anno sembra essersi acuita a dismisura, ha portato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ad esprimere la convinzione che debba essere ''rafforzata la sensibilità sociale verso un problema di vitale importanza quale quello degli incendi: vera calamità catastrofica portatrice di lutti e di danni incalcolabili, talora irreversibili, alla bellezza e all'economia di interi territori''. Il capo dello Stato, che si è detto ''profondamente addolorato'' per le vittime e i danni causati dai roghi, aveva già affrontato il tema dell'emergenza-incendi nelle settimane scorse. Alla fine di luglio, in occasione della ''Giornata europea per la sensibilizzazione delle popolazioni contro gli incendi'', Giorgio Napolitano aveva ricordato la ''necessità di una mobilitazione permanente di ogni risorsa disponibile per scongiurare e contrastare con la massima energia il ripetersi di simili tragedie''.
Parole che, a quanto pare, non hanno raggiunto quanti hanno continuato in maniera insensata a dar fuoco a boschi e campagne, seguendo una logica che potrebbe essere compresa soltanto invocando quadri clinico-patologici.

Quella degli incedi in Italia e in particolare in certe regioni, sembra essere diventata una malattia che nella prevenzione, predicata puntualmente ogni anno, dovrebbe avere il vaccino e che nei mezzi di lotta (Vigili del fuoco, Corpo Forestale e Protezione civile) trova la cura. Una cura che in Sicilia, per esempio, ha dei numeri impressionanti, infatti secondo Legambiente - ma non solo secondo loro - l'isola è ''la regione con più agenti forestali d'Italia e nello stesso tempo una delle regioni con la minor superficie boschiva (l'8% del territorio, a fronte di una media del 30%) e una delle regioni più devastate dagli incendi''. Il controsenso, secondo gli ambientalisti, potrebbe spiegare il perché dei tanti roghi: ''Quello della gestione degli operatori stagionali antincendio boschivo in Sicilia è uno scandalo - sottolinea Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia -. La regione ha più volte ammesso che si tratta di una sorta di ammortizzatore sociale, che il numero di addetti in questo settore è sovradimensionato per assicurare lavori retribuiti in una terra dove di lavoro ce n'è poco. E con questa giustificazione l'Ars per prima ha alimentato un meccanismo sballato, infernale. I precari del fuoco sono talmente tanti che potrebbero addirittura spegnere le sigarette nei posacenere. Invece non riescono a frenare le fiamme che si mangiano ettari e ettari di vegetazione. Come mai?''.

Secondo Legambiente sarebbe proprio il business economico-politico ad alimentare le fiamme. ''I precari dell'antincendio spesati dalla regione in Sicilia sono 30.745, poco meno della metà di tutti i forestali italiani (68mila). In pratica - spiega una nota del Cigno Verde - ognuno di loro controlla 12 ettari di territorio, mentre in Umbria (dove ci sono molti meno incendi) il rapporto è di un forestale ogni 597 ettari di bosco, in Toscana addirittura di un addetto ogni 1.409 ettari. Il loro guadagno dipende dalle giornate di lavoro e dalle ore di straordinario: più la regione va a fuoco, più alto è il loro stipendio. Insomma il sospetto, in alcuni casi la certezza, che dietro gli incendi ci sia la mano di alcuni di quelli che sono incaricati di spegnerli è alto''. E il presidente di Legambiente Sicilia, davanti al disastro ambientale e civile, dice: ''Ci sono diverse mele marce, professionisti della distruzione e del rimboschimento perché dopo le fiamme poi c'è tanto da mangiare: per chi spegne e per le ditte che vanno a piantare nuovamente alberi. Quella dei roghi è diventata una attività imprenditoriale''.

In Sicilia, ovviamente, la mafia è anche ecomafie ''che appicca incendi per motivi speculativi e che si rende responsabile di un elevatissimo numero di roghi. Ecco che si comprende come una regione possa essere così devastata, con risvolti drammatici per le persone, le case, le attività economiche. E' buona l'iniziativa di Parisi di mandare l'esercito in Sicilia per far fronte alle fiamme. Anzi, per spezzare questo circolo vizioso, più operatori antincendio uguale più incendi, si potrebbe pensare - dice provocatoriamente Fontana - di impiegare nei prossimi anni le forze armate al posto degli stagionali nelle operazioni di spegnimento. Va disinnescata insomma la connessione tra possibilità di un impiego e l'emergenza incendi, vietando in modo assoluto le assunzioni stagionali connesse allo spegnimento dei roghi. E vanno perseguite con forza le ecomafie, assicurando una maggiore repressione e una certezza della pena per gli incendiari''.

Intanto le ultime inchieste avviate hanno confermato la matrice dolosa di moltissimi degli incendi che in questa tragica estate ancora in corso hanno devastato l'isola, e le reti di interessi relativi alla sfruttamento del territorio.
Ultimi casi in ordine di tempo l'arresto di un pastore dei Nebrodi, operaio trimestrale della Forestale assunto nel servizio antincendio, ritenuto responsabile dei roghi che hanno distrutto 45 ettari di bosco e raggiunto alcune case della periferia di Messina., e l'arresto dei due responsabili del tragico incendio a Patti he ha provocato la morte di tre persone.

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25 agosto 2007
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