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L'Inferno del Cavaliere

Berlusconi all'assemblea annuale di Confartigianato: "E' un inferno governare con queste regole istituzionali"

10 giugno 2010

Governare e fare le leggi, "visto da dentro, è un inferno. Non è che mancano le intenzioni e i buoni progetti, il fatto è che ci troviamo di fronte ad un'architettura istituzionale che rende difficilissimo" realizzare i progetti. "Oggi la sovranità è passata dal Parlamento a una corrente di pm che fa poi abrogare le leggi grazie alla Corte Costituzionale''.
Il premier Silvio Berlusconi è intervenuto all'assemblea annuale di Confartigianato e dal palco ha attaccato "i tempi della burocrazia, i tempi della giustizia civile'' che "sono incredibili".
Berlusconi è tornato poi sulle indagini per il dopo-terremoto in Abruzzo difendendo il lavoro svolto dal governo e dalla Protezione civile. "In Abruzzo abbiamo risposto bene dopo il terremoto. Mi dispiace che si getti del fango sulla Protezione civile. Io non ho partecipato ad alcun appalto, ma ho visto lavorare. In 390 appalti non c'è stata alcuna cricca, niente di tutto questo, c'è stata gente seria e per bene che lavora. D'altro canto, da parte degli imprenditori che hanno perso le gare degli appalti non c'è stata alcuna protesta. Abbiamo fiducia, c'è gente seria", ha ribadito il Cavaliere.

Poi il premier è tornato a puntare il dito contro le intercettazioni. "Le vogliono una piccola nomenclatura di magistrati. Gli italiani sono stanchi di non poter parlare liberamente al telefono".
"Il consenso nei confronti del premier è oltre il 60% e quello del Governo è al 50%. Lo meritiamo. E' un miracolo che in un momento di crisi ci sia un apprezzamento tale" ha sottolineato Berlusconi.
Rivolgendosi agli imprenditori il premier si è impegnato "in prima persona" a "fare una rivoluzione nel rapporto tra lo Stato, la pubblica amministrazione e le imprese perché bisogna passare dal sospetto a quello di fiducia. C'è una proposta di legge in Parlamento, noi ci impegnamo affinché questo statuto entri in vigore entro l'autunno".
Per Berlusconi, l'Italia "è tra i Paesi europei in cui è piu' difficile fare impresa". "E questo è dovuto, in gran parte, alla cultura comunista che dagli anni '70 è stata dominante e che guarda con sospetto gli imprenditori. Per la cultura comunista chi fa impresa è un truffatore, un evasore, uno sfruttatore per definizione". Secondo il premier "la Costituzione è molto datata: si parla molto di lavoro e quasi mai di impresa, che è citata solo nell'articolo 41. Non è mai citata la parola mercato".

Dall'opposizione però giungono immediate le critiche al premier, accusato di voler mettere in discussione la Costituzione. Pier Luigi Bersani si è rivolto direttamente a Berlusconi: "Hai giurato sulla Carta, se non ti piace vai a casa". Il segretario del Pd ha spiegato: "Vorrei fosse percepito che lui fa sempre così quando deve deviare l'attenzione da quello che lo preoccupa di più. Ora sa che la manovra comprende lo sforzo e il sacrificio, ma quella nota li' Apicella non gliel'ha data e piuttosto di prenderla la spara grossa".
Per Antonio Di Pietro, il premier, "affermando che le regole della Costituzione sono un impedimento a governare, è in linea con il suo personaggio e le sue idee. Infatti, solo nei modelli fascisti si può fare a meno delle regole costituzionali e del Parlamento".
Dalla maggioranza la prima replica è affidata al ministro per i Beni culturali e coordinatore del Pdl Sandro Bondi: "Da Di Pietro non ci possiamo attendere parole improntate alla responsablità e al buon senso, ma dall'onorevole Bersani sì. Dal Pd ci aspetteremmo, anche riguardo alle parole pronunciate dal presidente del Consiglio sul rapporto che intercorre tra i reali poteri del governo e l'architettura costituzionale così come si è delineata nel tempo, parole che ne cogliessero il significato più profondo, che chiama in causa i compiti della politica e la natura della democrazia". "Penso che anche la sinistra - ha aggiunto - sia chiamata a dare una risposta a questi problemi. Rifugiarsi ancora un volta dietro l'idolatria della Costituzione e la propaganda - ha concluso Bondi - non serve all'Italia e non serve neppure alla sinistra".

L'Associazione nazionale magistrati ha espresso "stupore e preoccupazione per le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio in merito al ruolo della magistratura e della Corte Costituzionale. Ancora una volta - si legge in una nota - i cittadini sono costretti ad ascoltare invettive nei confronti della magistratura e delle massime istituzioni di garanzia, che alimentano un clima surreale di tensione e di scontro tra poteri dello Stato".
"E' imbarazzante che il Capo del Governo interpreti continuamente come un complotto politico la semplice applicazione delle regole e il fisiologico funzionamento degli istituti di garanzia propri dei moderni Stati costituzionali di diritto. I magistrati italiani - prosegue l'Anm - non intendono lasciarsi trascinare in questa rissa verbale, ma hanno il dovere di denunciare gli effetti di delegittimazione delle istituzioni che tali imprudenti e reiterate dichiarazioni determinano". [Adnkronos/Ing]

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10 giugno 2010
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