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L'ingegner Mario Belluomo è tornato a Catania

"E' la vittoria dello Stato. Se le cose si risolveranno sicuramente tornerò in Siria"

06 febbraio 2013

"E' la vittoria dello Stato. Sono felicissimo di tornare a casa, Sant'Agata mi ha fatto un bel regalo". Così l'ingegner Mario Belluomo, al suo arrivo all'aeroporto di Catania il giorno successivo alla sua liberazione, dopo il sequestro del 12 dicembre scorso in Siria.
"Sono grato alla Farnesina e all'unità di crisi del ministero degli Esteri - ha aggiunto - per tutto quello che hanno fatto e per come sono stati vicini alla mia famiglia". "I sequestratori - ha evidenziato l'ingegnere - mi hanno trattato bene e mi hanno informato della mia liberazione il giorno stesso del rilascio".

"Fondamentalmente quello che ho scoperto in questa avventura è che lo Stato è con noi" ha detto poi Belluomo al suo arrivo nella sua abitazione di San Gregorio, nel catanese. "In quei giorni - ha raccontato - pensavo alla mia famiglia, che non potevo vedere, ed ero un po' psicologicamente prostrato. Siamo riusciti a risolvere il problema e con me i sequestratori si sono comportati bene perché sapevano che ero una merce di scambio".
"Oggi è Sant'Agata e forse è lei che ci ha fatto questo miracolo - ha proseguito - Se le cose si risolveranno sicuramente tornerò in Siria perché è un bel paese ed ha una bella popolazione. E' un popolo che sta soffrendo e spero che le armi tacciano". "Lì - ha concluso l'ingegnere catanese - non avevo paura. C'erano le bombe che arrivavano ma lì in Siria dicono 'Allah ci protegge, Dio ci protegge'. Io in quei momento pensavo a Dio".

E con la liberazione in Siria dell'ingegnere catanese Mario Belluomo, resta ancora un italiano nelle mani dei rapitori nel mondo: il cooperante Giovanni Lo Porto. Trentottenne, palermitano, Lo Porto è stato sequestrato in Pakistan lo scorso 19 gennaio insieme ad un collega tedesco a Qasim Bela, nella provincia del Punjab, dove lavorava con la Ong tedesca Welt HungerHilfe (Aiuto alla fame nel mondo) per la ricostruzione dell'area messa in ginocchio dalle inondazioni del 2011 (LEGGI).

Più volte il Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP), principale movimento armato anti-governativo, ha negato di avere in mano i due cittadini europei e, ad oggi ancora, non è chiaro chi sia dietro il loro rapimento. Il governo pachistano "sta facendo tutto il possibile" per riportare il cooperante italiano a casa "quanto prima"  ha assicurato qualche giorno fa il ministro degli Esteri di Islamabad, Hina Rabbani Khar, incontrando il titolare della Farnesina Giulio Terzi che "segue costantemente" la vicenda di Lo Porto e "solleva la questione in ogni contatto" con le autorità pachistane.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

 

 

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06 febbraio 2013
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