L'inglorioso destino del Canale di Sicilia
Quando la speranza si infrange sul muro di un Cpt. Tra quotidiani sbarchi e inadeguatezza di mezzi legislativi
La navigazione sul Canale di Sicilia è un fatto millenario. L'autostrada delle ricchezze del Mediterraneo, percorso di commercio e benessere, di comunicazione e conciliazione. Certo fu anche ''campo di battaglia'', luogo di transito per prevaricazione e odio, triste varco verso la guerra, ma noi vogliamo ricordarci principalmente - senza dimenticare nulla - quel Canale di Sicilia simbolo di interculturalità e progresso.
Secoli e secoli di navigazioni hanno solcato questo ''grande passo'', oggi come ieri di mille anni fa, Purtroppo, però, l'odierno Canale di Sicilia è diventato il sepolcro degli ultimi disperati, quei migranti col cuore traboccante di speranza, come traboccanti sono i barconi con i quali, quotidianamente, tengono le rotte che furono dei Fenici, e lungo le quali troppo di consueto lasciano la propria vita terrena, fatta di stenti, fughe ed estreme speranze.
La navigazione sul Canale di Sicilia oggi porta derelitti i quali sogni, se rimangono vivi durante la traversata, si infrangono tra le mura di un Centro di permanenza temporanea, luogo dove vedranno perire la propria speranza e dal quale verranno riportati indietro, da dove sono fuggiti, pagando coi risparmi di una vita, scacciati dalla povertà e dalla paura.
Il Canale di Sicilia oggi, sempre più spesso, con le proprie correnti trasporta cadaveri, che diventano il pescato di quei pescatore che da millenni continuano ad abbassare le reti in acqua, pregando con devozione le forze del mare affinché siano con loro provvidenziali.
Che destino inglorioso quello del Canale di Sicilia...
E proprio fra le acque del Mare nostrum, anche stamane è stata soccorsa e rimorchiata una barca di immigrati, avvistata nella tarda serata di ieri tra Malta e la Sicilia dal peschereccio ''Medinea''. Una corvetta della Marina militare l'ha rimorchiata portandola a Portopalo di Capo Passero (Sr), luogo che ha accolto tantissime spoglie di extracomunitari affogati nel Canale di Sicilia.
Sul natante, un barcone di 6 metri in vetroresina, viaggiavano 25 persone tra i quali due donne.
Nel stesso tratto di mare, tra Malta e la Sicilia, nei giorni scorsi era naufragata una barca di migranti. Il mare ha risputato tre morti, mentre di altre 8 persone disperse, non è stata più trovata traccia.
Le 27 persone che stamane hanno lambito appena la realizzazione delle proprie speranze, dopo una breve permanenza al Cpt della zona, probabilmente verranno rispedite indietro. Probabilmente proveranno ancora una volta a ritornare, e lo faranno imbarcandosi di nuovo a bordo di vecchie carrette, sfidando le acque del Canale di Sicilia, e sperando ancora e ancora di raggiungere l'altra sponda ed avere la loro seconda possibilità di vita.
Intanto, le mura gelide del Cpt raccoglieranno i loro lamenti, che difficilmente riusciranno a valicare i muri e i recinti che li tengono reclusi per colpe che non sono colpe.
Eppure, è strano da pensare, ma il sentimento di contrarietà nei confronti dei Centri di permanenza riesce ad avvicinare pensieri contrapposti in tutto, come quelli tra i militanti della sinistra radicale e quelli della Chiesa, che proprio in questi giorni ha denunciato fortemente l'inumanità dei Cpt, definendoli ''gravemente immorali'' perché ledono i diritti fondamentali dell'uomo e la dignità della persona umana.
A lanciare l'accusa è stato il cardinal Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace: ''I centri di permanenza temporanea sono ridotti ormai a vere prigioni dove si violano sistematicamente i diritti dell'uomo. Occorre trovare soluzioni alternative''.
Parlando a margine della presentazione della Coalizione internazionale sulla detenzione di rifugiati richiedenti asilo, organizzata presso la sede della Radio Vaticana dal Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS), il cardinal Martino si è detto convinto che ''i cpt italiani sono luoghi dove viene umiliata la dignità umana''.
Secondo il porporato si tratta di ''una soluzione che va scoraggiata'' pensando, invece, a scelte alternative dal punto di vista legislativo: ''la Chiesa - ha spiegato il cardinale - proclama i diritti umani e quindi se c'è offesa a questi ultimi, le leggi non possono che apparire ingiuste. I rifugiati e gli immigrati rinchiusi in questi centri non hanno commesso nessun crimine se non quello di arrivare in Italia per una speranza di salvezza''.