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L'inizio di una nuova Odissea

A Lampedusa sono ripresi gli sbarchi e le tragedie, e purtroppo si è soltanto all'inizio

20 marzo 2012

I circa trecento migranti arrivati negli ultimi giorni a Lampedusa non sono il problema: perché le informazioni che diverse fonti in Italia e nei paesi africani sull'altra sponda del Mediterraneo hanno raccolto nelle settimane scorse, vanno tutte nella stessa direzione. Questo è solo l'inizio.
Il timore, concreto, è dunque che possa arrivare una nuova ondata di sbarchi: probabilmente non come quella dell'anno scorso - eccezionale anche a causa della guerra in Libia - e però pur sempre consistente.
"Con l'arrivo della bella stagione aumenteranno le persone in fuga dalle zone del mondo segnate da conflitti, tensioni e ingiustizie". Sono le parole di Laura Boldrini, portavoce dell'UNHCR, l'alto commissariato Onu per i Rifugiati. Una nuova ondata di migranti nel Canale di Sicilia bisogna attendersi. "E' fisiologico con l'arrivo della bella stagione" ha aggiunto. Peraltro, in un quadro geopolitico profondamente mutato nell'area. Senza contare la recente bocciatura da parte della Corte Europea dei diritti dell'uomo della politica dei respingimenti italiana (LEGGI).

Il timore maggiore, ovviamente, è quello della popolazione di Lampedusa: il primo approdo per i migranti, la vera porta verso l'Europa. Nella maggiore delle Pelagie è avvenuto sabato scorso il drammatico sbarco di 56 persone a Lampedusa, con la morte di cinque persone. Cinque cadaveri su un gommone soccorso nel Canale di Sicilia, in acque di competenza libica, dalle unità italiane di Guardia Costiera e Guardia di Finanza. Sull'imbarcazione, che era alla deriva con il motore in avaria, si trovavano altri 52 migranti, tra cui cinque donne. Tra loro anche una donna incinta, trasferita con un elicottero del 118 da Lampedusa a Palermo, e ricoverata in prognosi riservata all'ospedale Civico.
Nel solo fine settimana in totale sono arrivati circa 300 persone. Le motovedette della Guardia Costiera e della Guardia Finanza hanno raccolto complessivamente 273 profughi su tre gommoni, tutti alla deriva e in precarie condizioni. Oltre al gommone soccorso in acque libiche, il rimorchiatore Asso 30 ha caricato a bordo 107 persone, tra cui donne e bambini, che erano su un gommone che stava affondando a circa 90 miglia da Lampedusa. Altri 114, su un gommone in panne a 60 miglia a sudest dell'isola, sono stati trasferiti su una motovedetta della Capitaneria di porto, dopo che Malta, avvertita dalle nostre autorità, non ha dato risposte. La Valletta, inoltre, non ha mostrato finora alcuna intenzione di ospitare i migranti soccorsi sabato sera nelle proprie acque da un peschereccio francese, che è stato invitato a dirigersi verso Lampedusa.
Domenica mattina sono cominciati i primi trasferimenti di migranti. Sul traghetto di linea ''Palladio'' per Porto Empedocle sono stati imbarcati 60 profughi, oltre ai 107 gi trasbordati sulla nave - mentre era in navigazione verso Lampedusa - che erano stati soccorsi in acque libiche dal rimorchiatore Asso 30.
Sull'isola sono rimasti un centinaio di immigrati, ospitati durante la notte in un residence di Cala Creta, visto che il Centro di accoglienza è inagibile dopo l'incendio appiccato da un gruppo di tunisini nel settembre scorso.
Il ministero della Salute ha già concordato con la Regione siciliana e l'Istituto per la salute, le migrazioni e la povertà (Inmp), l'attivazione di una task force costituita da medici, infermieri e mediatori culturali da inviare a Lampedusa per fronteggiare eventuali emergenze. Da oggi, ha assicurato l'assessore Massimo Russo, verrà anche riattivato il tavolo tecnico che ha governato l'intervento sanitario dell'ultima ondata di sbarchi.

Insomma, la questione va affrontata seriamente e in tempi rapidi, dicono organizzazioni umanitarie e istituzioni che da tempo seguono il fenomeno degli sbarchi. Gli sbarchi dei migranti, in sé, non rappresentano una novità, visto che sono 15 anni che come arriva la primavera salpano dall'Africa migliaia di disperati che scappano da guerre e fame. Rispetto agli anni scorsi, però, quest'anno l'Italia ha un problema in più: Lampedusa è stata dichiarata con un'ordinanza porto non sicuro: in teoria significa che nessuna imbarcazione può attraccare sull'isola. In pratica questo finora non è successo, ma nessuno può escludere che - se l'ordinanza non viene annullata - ciò accada. Con tutte le conseguenze del caso: per raggiungere Porto Empedocle, l'approdo più vicino, ci vogliono almeno altre sette ore di navigazione da Lampedusa. E se durante il tragitto qualche migrante salvato in mezzo al mare, muore? Senza contare che costringendo i mezzi di soccorso a raggiungere la Sicilia, si sguarnisce il soccorso, rischiando così di non fare in tempo a intervenire in caso di allarme.
L'altro problema, non di poco conto, riguarda il centro di accoglienza dell'isola. Chiuso dopo l'incendio del settembre scorso che lo ha quasi interamente distrutto, non è mai stato ristrutturato. "E' fondamentale che Lampedusa abbia di nuovo un centro di accoglienza e soccorso, che sia soltanto una struttura di transito", ripete da tempo Laura Boldrini. Anche perché, sottolinea, il precedente governo "ha forzato la mano, trasformando il centro di accoglienza in un centro di espulsione" e creando così le condizioni che hanno poi portato alla rivolta dei migranti.
Vista la situazione, si capisce allora perché le autorità sono particolarmente preoccupate dalle notizie che arrivano dall'Africa. Sia in Tunisia sia in Libia, infatti, le organizzazioni criminali che gestiscono la tratta di esseri umani stanno via via riprendendo il controllo dei porti da cui partono le carrette: da Sousse a Gabes fino a Zuwarah sono stati notati diversi movimenti e ammassamenti di migranti. Così come vengono segnalati centinaia di immigrati sub sahariani che stanno entrando in Libia dalle frontiere a sud e che certo non si fermeranno nel paese africano. Le informazioni dicono anche un'altra cosa: finora la quasi totali di somali, eritrei, etiopi, nigeriani arrivati a Lampedusa, partivano dalla Libia. Ora questi migranti vengono segnalati anche nei porti della Tunisia, in attesa di partire assieme a quei tunisini che non credono nella primavera del loro paese.

C'è poi un ultimo aspetto che questi primi sbarchi hanno messo in luce: i trafficanti hanno ripreso a far viaggiare i gommoni, se possibile meno sicuri delle carrette in legno, e in molti casi senza dotare i migranti di almeno un satellitare, per chiedere aiuto in caso di allarme. Un problema in più per chi ogni giorno tenta di evitare che questi disperati finiscano in fondo al Mediterraneo.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica/Palermo.it, ANSA, Lasiciliaweb.it]

 

 

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20 marzo 2012
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