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L'innocenza dei musulmani

Arde la protesta contro il film Usa "blasfemo". Si pensa ad un'azione di Al Qaeda

13 settembre 2012

AGGIORNAMENTO
Centinaia di manifestanti hanno attaccato oggi le ambasciate Usa in Yemen e in Egitto, per protestare contro un film sull'Islam considerato blasfemo, dopo che nei giorni scorsi, in analoghe proteste a Bengasi, in Libia, sono rimasti uccisi l'ambasciatore statunitense e altri tre membri della missione americana.

Centinaia di manifestanti yemeniti sono entrati forzando l'ingresso principale del compound a Sana'a, gridando "Ci sacrifichiamo per te, Messaggero di Dio". Prima dell'irruzione, avevano rotto le finestre degli uffici della sicurezza fuori dell'ambasciata. Nessuno è rimasto ferito.
In Egitto, i manifestanti hanno lanciato pietre contro un cordone della polizia fuori dall'ambasciata Usa al Cairo, dopo aver abbattuto la bandiera americana. Il ministero della Sanità ha riferito che 70 persone sono rimaste ferite, mentre 23 sono state arrestate.
In Bangladesh, un migliaio di militanti islamici hanno tentato di marciare sull'ambasciata Usa a Dhaka, mentre proteste si sono registrate nei giorni scorsi anche fuori dalle missioni Usa in Tunisia, Sudan e Marocco.
Ma l'emergenza è scattata anche in Germania. Le forze dell'ordine hanno evacuato per alcune ore oggi l'ufficio visti del consolato degli Stati Uniti a Berlino, dopo che un'impiegata, che aveva appena aperto il passaporto consegnatole da un visitatore, ha avuto un malore, ha detto un portavoce della polizia. L'allarme è poi rientrato, anche un portavoce dei pompieri ha detto che tre persone hanno avvertito difficoltà di respirazione.

Intanto, gli Stati Uniti e la Libia hanno convenuto di collaborare strettamente nell'indagine sull'attacco contro il consolato Usa di Bengasi, che ha provocato la morte dell'ambasciatore statunitense e di tre altri americani nel paese nordafricano. I presidenti dei due paesi, Barack Obama e Mohamed Magarief, hanno parlato ieri sera e hanno deciso "di lavorare a stretto contatto sull'iter di quest'indagine", ha detto la Casa Bianca. Le autorità Usa stanno valutando l'ipotesi che l'attacco alla missione Usa fosse preordinato. Obama ha anche telefonato al presidente egiziano Mohamed Morsi per parlare delle proteste in corso in Egitto e ha detto che il paese nordafricano "deve collaborare con gli Stati Uniti nel garantire la sicurezza del personale e delle sedi diplomatiche Usa", ha detto la Casa Bianca. "Il presidente ha detto che respinge i tentativi di denigrare l'Islam, ma ha sottolineato che non c'è mai alcuna giustificazione per la violenza contro innocenti e per atti che mettono in pericolo il personale e le sedi americane".
Mursi intanto è arrivato oggi a Bruxelles, dove ha spiegato che sostiene le proteste pacifiche ma non gli attacchi alle ambasciate.

Chris Stevens, ambasciatore americano in Libia, era l'uomo del dialogo: è morto nei pressi del consolato Usa di Bengasi, insieme a Sean Smith, agente dei servizi segreti, e due marines. L'attacco alle sedi diplomatiche americane è stato sferrato la notte scorsa, apparentemente da un gruppo di manifestanti che protestavano contro un film 'blasfemo' sulla vita del profeta Maometto, prodotto negli Usa e intitolato "Innocence of Muslims", realizzato da tale Sam Bacile, un cittadino americano di origini israeliane.
L'ipotesi, avanzata dall'intelligence americana è che l'attacco abbia avuto come vero movente la "vendetta" contro gli Usa, in coincidenza, tra l'altro con l'anniversario dell'11 settembre. Un piano preordinato, quindi, per colpire proprio l'alto diplomatico, che era appena arrivato a Bengasi in vista della seduta del Congresso libico. Secondo un comunicato attribuito ad Al Qaeda, l'assalto è "una reazione della milizia Ansar Al-Sharia alla conferma della morte di Abu al-Libi", numero due della rete terroristica.

Secondo il think tank britannico Quilliam, citato ieri dalla Cnn, la protesta contro il film sarebbe stata soltanto una scusa per un piano già preparato. L'attacco "è stato compiuto da circa 20 militanti, preparati per un assalto militare", spiega Quilliam, sottolineando che i missili lancia granate non vengono normalmente usati nelle proteste anche violente e che non vi sono state altre manifestazioni contro il film nel resto della Libia. L'assalto è avvenuto in due ondate, con la prima che ha spinto i funzionari americani a lasciare il consolato per un luogo più sicuro e la seconda contro quest'ultimo.

La notizia della morte dell'ambasciatore Usa e dei tre funzionari, è stata confermata dal ministero libico dell'Interno. In una conferenza stampa a Tripoli il sottosegretario libico all'Interno, Walis al-Sharif, ha detto che nell'attacco ci sarebbe un coinvolgimento dei sostenitori di Muammar Gheddafi. A suo giudizio, l'ira dei sostenitori dell'ex leader libico è stata scatenata dall'arresto di Abdullah al-Senussi, consegnato la scorsa settimana dalle autorità mauritane.
Il personale della sicurezza del consolato, ha continuato, avrebbe aperto il fuoco contro i manifestanti radunatisi nei pressi dell'edificio e questo avrebbe reso il clima più teso, spingendo i manifestanti ad attaccare.

Secondo il sottosegretario, il consolato americano era stato avvisato della presenza di uomini armati tra i manifestanti. Per questo gli era stato chiesto di ritirare i suoi uomini della sicurezza, vista la sproporzione rispetto al numero di manifestanti. L'avvertimento non sarebbe però stato preso in considerazione. Al-Sharif, ha quindi spiegato che, nel corso delle proteste, la polizia libica ha deciso di ritirare i suoi uomini, per evitare un inasprirsi della situazione e il ripetersi delle violenze del 2006 contro il consolato italiano a Bengasi, per la vicenda delle vignette sul profeta Maometto. Le autorità libiche, ha infine riferito, hanno rafforzato le misure di sicurezza nei pressi dei consolati occidentali a Bengasi.

Il segretario di stato americano, Hillary Clinton, riporta il Washington Post, ha dichiarato: "Condanno con la massima fermezza l'attacco alla nostra missione a Bengasi". "Abbiamo conferma che uno dei nostri funzionari del Dipartimento di stato è rimasto ucciso. Abbiamo il cuore spezzato da questa terribile perdita. Il nostro pensiero e le nostre preghiere sono rivolti alla sua famiglia e a tutti coloro che sono rimasti coinvolti nell'attacco", ha concluso.
"Condanno duramente l'attacco oltraggioso alla nostra sede diplomatica a Bengasi, in cui hanno perso la vita quattro americani, tra cui l'ambasciatore Chris Stevens", ha detto Barack Obama, cinque ore dopo che la notizia era stata comunicata dalle autorità libiche. "Violenza senza senso", si legge ancora nel documento, "Ma gli Stati Uniti respingono qualsiasi tentativo di denigrare il credo religioso altrui".
Il presidente americano ha, dunque, ordinato l'intensificazione delle misure di sicurezza per proteggere le ambasciate americane in tutto il mondo. Un'unità anti-terrorismo dei marines, inoltre, è partita per la Libia per rafforzare la sicurezza per gli americani nel Paese, come riferito da una fonte del Pentagono. L'unità, ribattezzata Fleet anti-terrorism security team (Fast) dovrebbe essere formata da 200 uomini, come riferisce il sito della emittente americana Nbc.
In serata gli Stati Uniti hanno deciso di evacuare tutto il personale diplomatico e non presente in Libia. All'ambasciata di Tripoli resterà solo una unità di emergenza.

Stamane il Pentagono ha inviato due navi da guerra verso le coste libiche. Lo fanno sapere fonti ufficiali alla Associated Press. Si tratta di due destroyer, la USS Laboon, già al largo delle coste libiche, e la USS McFaul, attualmente in viaggio e dovrebbe arrivare tra qualche giorno. A bordo 300 marinai. La Laboon e la McFaul non avrebbero, secondo quanto apprende l'Ap, una missione specifica al momento, ma devono essere pronte a qualsiasi missione ordinata dal presidente. Nel Mediterraneo sono presenti altre tre navi classe destroyer. Le navi sono equipaggiate con missili Tomahawk, ovvero con missili cruise a lungo raggio.

Scontri in Egitto e in Tunisia - Ieri pomeriggio c'è stata un'altra protesta contro il film al Cairo, dove fra i tremila manifestanti alcuni si erano staccati dal corteo, ed erano riusciti a tirare giù la bandiera a stelle e strisce dall'ambasciata americana e a sostituirla con un vessillo inneggiante ad Allah. Anche a Tunisi ci sono state due manifestazioni di protesta, dirette contro l'ambasciata Usa. La polizia ha disperso i manifestanti con l'uso di lacrimogeni.
Questa mattina una folla di manifestanti è tornata ad 'assediare' l'ambasciata statunitense nella capitale egiziana. Decine di persone urlano la loro rabbia e chiedono che dagli Stati Uniti arrivino scuse ufficiali per le offese al Profeta. Alcuni siti parlano di scontri, con la polizia che ha dovuto lanciare gas lacrimogeni per disperdere alcuni gruppi che lanciavano pietre contro l'edificio dell'ambasciata. Ci sarebbero anche 10 feriti e 12 arresti.

[Informazioni tratte da Reuters.it, Adnkronos/Ign, ANSA, Repubblica.it, Corriere.it]

- "Innocence of Muslims", il film che infiamma Libia ed Egitto (Corriere.it)

 

 

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13 settembre 2012
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