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L'integrazione possibile

In Sicilia un centro di medicina della migrazione per assistere i senza fissa dimora residenti, immigrati e nomadi

20 aprile 2007

Alla base di una ''integrazione possibile'' c'è sicuramente la solidarietà, ovviamente quella dei fatti e non quella delle parole. Il fenomeno dell'immigrazione, nel mondo, in Europa, in Italia ed in Sicilia, oggi si conosce perfettamente e si può quindi credere sia maturata la giusta esperienza per affrontarlo al meglio. Un fenomeno che non può più essere affrontato in termini di emergenza, ma per il quale occorra trovare una reale soluzione organica garantendo, in ogni caso, alle migliaia di persone che approdano nel nostro territorio in cerca di speranza, alcuni diritti fondamentali. Il diritto alla salute è uno di questi è deve essere assicurato a prescindere dalle condizioni politiche, sociali ed economiche dei destinatari delle cure e dell'assistenza.

E' proprio partendo da questi principi che la Sicilia ha deciso di dotersi di un centro di medicina della migrazione per l'assistenza a persone senza fissa dimora della popolazione residente, immigrata e nomade. Centro che nascerà ad Agrigento in appositi locali già individuati all'interno del nuovo ospedale San Giovanni Di Dio.
La relativa intesa è stata firmata lunedì scorso a Palazzo d'Orleans, sede della Presidenza della Regione Siciliana, fra il Presidente Salvatore Cuffaro ed il Prof. Aldo Morrone, Presidente IISMAS (Istituto Internazionale Scienze Mediche Antropologiche e Sociali) e Direttore della Struttura Complessa di Medicina Preventiva delle Migrazioni, dell'Ospedale San Gallicano (IRCCS) di Roma, che del centro sarà il project manager.
Alla firma erano presenti l'assessore regionale alla Sanità, Roberto Lagalla, il dirigente generale del dipartimento infrastrutture e comunicazione sanitaria, Maria Antonietta Bulgara, ed il manager dell'Azienda Ospedaliera San Giovanni Di Dio, Giancarlo Vanenti.

Si tratta della prima struttura pubblica in Sicilia che può offrire prestazioni mediche gratuite ai bisognosi e che rappresenta l'unico punto di riferimento per l'assistenza, cura e ricerca clinica-scientifica-epidemiologica, sociale, antropologica per immigrati, nomadi, senza fissa dimora, individui che non si rivolgono normalmente agli ospedali per timore di essere espulsi dall'Italia o di avere problemi con la giustizia. Oltre a fornire servizi ed assistenza il nuovo centro sarà un vero e proprio osservatorio per lo studio e il monitoraggio delle condizioni di salute di particolari gruppi di persone disagiate, e dei rischi clinici a cui sono soggetti.
''Ringrazio quanti hanno reso possibile la realizzazione di questo centro che è un sfida - ha detto il prof. Aldo Morrone -. Si tratta di garantire a tutti l'accesso alle cure e, al tempo stesso, lavorare per ridurre i costi ormai insostenibili per l'intero sistema garantendo efficacia. Il nostro è un progetto pilota condiviso. È un segnale importante che sul documento che dà vita al sistema di medicina delle Migrazioni, occorra la firma congiunta del Ministro e dei presidenti delle tre Regioni dove questa esperienza si porta avanti ovvero Lazio, Puglia e Sicilia''.

La Regione Siciliana con la nascita del centro ''si impegna alla tutela della salute delle persone che più di altre hanno bisogno di accedere ai servizi socio-sanitari pubblici all'interno di una rete di prestazioni ed interventi a vari livelli''. Accanto agli immigrati clandestini che cercano fortuna nel nostro Paese, ci sono i nomadi e le persone senza fissa dimora. Un dato significativo è la presenza di stranieri che negli ultimi 15 anni in tutta Italia è triplicata, superando al 1° luglio 2005, i 3.300.000 soggetti che costituiscono il 5,7% della popolazione.
''Anche per questi motivi - ha commentato il Presidente Cuffaro - condividiamo appieno gli obiettivi di questo progetto. Ci sentiamo umanamente coinvolti proprio perché la Sicilia è meta di questi viaggi della speranza. Vogliamo dare un contributo importante di solidarietà e di attenzione nei confronti dei migranti e di chi ha più bisogno''.

Gli individui senza fissa dimora, italiani, stranieri, nomadi e profughi, sono soggetti ad un'alta esposizione a fattori di rischio nocivi per la salute. Si va dall'esposizione a traumi, incidenti e violenze, fino agli agenti patogeni esterni. Queste persone troppo spesso non hanno accesso all'assistenza sanitaria e sono soggetti ad un'alta mortalità. La mancanza di dimora, l'esposizione agli agenti atmosferici, la malnutrizione si sommano alla scarsità di interventi riconducibili alla rete familiare e ai comportamenti nocivi per la salute come possono essere l'elevato consumo di alcool, fumo e droghe, generando un alto rischio di malattie e di morte prematura che rendono urgente la nascita di strutture di supporto psico-sociale. ''Abbiamo calcolato le prestazioni che ogni anno vengono erogate dal Servizio Sanitario Regionale nei confronti dei non residenti - ha spiegato l'assessore Roberto Lagalla - e sappiamo che valgono circa 30 milioni di euro. Si tratta di un segnale chiaro della grande solidarietà siciliana ma occorre dare ordine anche a questo genere di interventi''.
''Il centro - ha annunciato il prof. Morrone - servirà anche come laboratorio di studio per elaborare linee guida di intervento che possano essere proposte all'Europa per la nascita di una normativa comunitaria in materia e per far questo occorre partire dalla straordinaria esperienza concreta della Sicilia''.
Il nuovo centro di medicina della migrazione per l'assistenza a persone senza fissa dimora, immigrata e nomade, si articolerà, dunque, in aree. Ci saranno servizi di assistenza e cura in ambito clinico-sanitario, in area di ricerca scientifica e studi clinico-epidemiologici ed in attività di attività di formazione clinica, scientifica e culturale. [Aise]

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20 aprile 2007
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