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L'Iran attacca la Comunità Internazionale

Teheran se la prende anche col Comune di Salemi, ''reo'' d'aver dedicato una via agli studenti iraniani

30 dicembre 2009

"Una nauseante mascherata promossa da americani e sionisti". Così il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha definito le manifestazioni di protesta degli oppositori al suo regime, in cui sono morte quindici persone (ma il bilancio ufficiale è fermo a otto) (LEGGI). "La nazione iraniana ha visto molte di queste mascherate: un sionista e un americano hanno ordinato la carnevalata e ne sono gli unici spettatori". Quindi la minaccia: "È uno spettacolo che fa vomitare, ma quelli che l'hanno pianificato e quelli che vi hanno partecipato si sbagliano". Le dichiarazioni riportate dall'agenzia di stampa ufficiale Irna sono le prime fatte da Ahmadinejad dopo la violenta repressione degli ultimi giorni.
Sul fronte interno ci sono stati molti nuovi arresti di oppositori, due eccellenti: quello del leader riformista Mehdi Karroubi, costretto ai domiciliari, e quello della sorella del premio Nobel per la pace Shirin Ebadi (LEGGI). E si rischia una nuova stretta contro i leader dell'opposizione. Un rappresentante dell'ayatollah Ali Khamenei, la Guida suprema, ha dichiarato che sono "nemici di Dio" e dovrebbero essere giustiziati in base alla Sharia, la legge islamica. "Coloro che stanno dietro all'attuale sedizione nel Paese - ha detto Abbas Vaez-Tabasi, un religioso che rappresenta Khamenei nella provincia di Khorosan (nord-est dell’Iran) - sono mohareb (nemici di Dio) e la legge è molto chiara in merito a quella che deve essere la punizione per i mohareb".

Dunque, Teheran attacca la comunità internazionale. Il ministro degli Esteri Manuchehr Mottaki ha minacciato senza mezzi termini la Gran Bretagna, affermando che se non cesserà gli attacchi contro la repressione delle proteste "riceverà un pugno in bocca". Quindi l'ambasciatore inglese è stato convocato dal governo iraniano. Da Londra un portavoce del ministero degli Esteri ha sottolineato che il diplomatico risponderà "con forza" a ogni critica e insisterà sul fatto che l'Iran deve rispettare i diritti umani. Sulla stessa linea la Francia, che chiede la liberazione degli oppositori detenuti in Iran, compresa la sorella di Shirin Ebadi. "Chiedo alle autorità iraniane di rispettare il diritto d’espressione democratica dei cittadini e dei partiti politici iraniani, di rispettare la libertà dei media e di liberare tutte le persone ingiustamente detenute" ha detto il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, aggiungendo che l'arresto di Noushine Ebadi "costituisce una pressione inaccettabile su questa coraggiosa militante della società civile". Anche il presidente Sarkozy ha condannato "la sanguinosa repressione delle manifestazioni" e ammonito che altri arresti "aggraverebbero ulteriormente la situazione".
Il portavoce di Mottaki, Ramin Mehmanparast, ha ribadito l'accusa a diversi Paesi di fomentare le proteste, annunciando l'apertura di un'inchiesta. Ha poi precisato che diversi giornalisti sono stati arrestati "per aver agito illegalmente". I Pasdaran, o Guardiani della rivoluzione, hanno diramato un comunicato affermando che i media occidentali distorcono le notizie con l'obiettivo di rovesciare il governo di Ahmadinejad.

E Teheran se la prende anche con Salemi, il comune siciliano del Trapanese guidato da Vittorio Sgarbi. Proprio Sgarbi è stato informato che le autorità iraniane hanno convocato l’ambasciatore italiano per chiedere conto dell’iniziativa del Sindaco di Salemi di dedicare una via, in prossimità del castello, agli studenti di Teheran.

Le autorità iraniane, secondo quanto riferito al Sindaco, ritenendo che la decisione fosse legata ad una decisione condivisa dal Governo italiano, hanno comunicato di rispondere - a quella che, evidentemente, è ritenuta una provocazione – con il proposito di cambiare nome alle vie Roma e Italia di Teheran.
Il sindaco di Salemi, interpellato da un Alto funzionario del Ministero per i Beni Culturali attualmente in missione archeologia in Iran, ha così risposto: "La decisione era stata già assunta nella garantita autonomia del Comune di Salemi e l’intitolazione della strada era già stata inaugurata senza particolari enfatizzazioni o polemiche a testimoniare l’incoercibile diritto alla libertà di espressione e nel rispetto delle regole stabilite dalla democrazia».
La "Via studenti di Teheran" è stata inaugurata lo scorso 27 novembre per iniziativa di Vittorio Sgarbi e dall’Unione dei Giovani Ebrei d’Italia. Nel corso del suo intervento introduttivo Sgarbi ha spiegato: "Abbiamo deciso di indicare una via senza nomi, un po’ come avviene con le statue dedicate al Milite Ignoto, che non ha un nome, ma indica qualcuno che è morto per degli ideali. La «via studenti di Teheran» indica dunque tutti quei ragazzi che, schierandosi contro il regime, hanno pagato con la vita la lotta per la libertà. Sono studenti morti per ideali importanti, perché si sono opposti al fascismo e al nazismo di Amadinejad, il nuovo Hitler".
Presente alla cerimonia di inaugurazione Ahamad Rafat, esperto delle vicende iraniane e mediorientali presso l’agenzia Adnkronos International di Roma, membro fondatore dell’Associazione "Iniziativa per la Libertà d’Espressione in Iran" e componente del comitato esecutivo di "Information Safety and Freedom", che ha detto: "Certamente pochissimi iraniani sanno dov’è Salemi. Sanno però che in una parte a loro sconosciuta del mondo c’è chi condivide le loro battaglie, sanno di non essere abbandonati e di avere il sostegno morale di tanti altri giovani. L’intitolazione di questa strada è importante peraltro perché avviene una settimana prima della giornata nazionale dello studente che verrà celebrata a Teheran il 7 dicembre. Le premesse non lasciano sperare nulla di buono. Già 100 dirigenti del movimento degli studenti sono stati arrestati, e il regime ha lasciato intendere chiaramente che non resterà a guardare. Avere il sostegno dei paesi europei è dunque importante. Salemi è la seconda città del mondo, dopo Berlino, che accende i riflettori su quello che accade in Iran. Nel 1979 a Berlino, durante le manifestazioni contro il regime, mori uno studente tedesco. Quel tragico evento è ricordato in Iran il 2 giugno di ogni anno come la festa dell’amicizia tra Germania e Iran. Io penso che anche la giornata di oggi potrà essere ricordata ogni anno in Iran come la giornata dell’amicizia tra gli studenti iraniani e l’Italia".

[Informazioni tratte da Corriere.it e dall'Ufficio per la Comunicazione del Comune di Salemi]

 

 

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30 dicembre 2009
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