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L'Iran ha disatteso l'ultimatum dell'Onu e sta incrementando la sua attività di arricchimento dell'uranio

23 febbraio 2007

La Repubblica Islamica dell'Iran non ha rispettato l'ultimatum del Consiglio di sicurezza dell'Onu scaduto l'altro ieri, continuando non solo nell'arricchimento dell'uranio, ma anzi incrementando la sua attività nucleare: il paese infatti si accinge ad attivare oltre 3.000 centrifughe per la produzione di ''scala industriale'' di uranio arricchito.
Questo è quanto è stato rilevato dagli ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) in un rapporto ufficiale presentato alle Nazioni Unite. Una conclusione che apre la strada a un nuovo deferimento dell'Iran all'organo di governo del Palazzo di Vetro e a nuove sanzioni.
Infatti, lunedì prossimo, i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu (Russia, Usa, Regno Unito, Francia e Cina) e la Germania si riuniranno a Londra per redigere una prima bozza di risoluzione contro Teheran. Lo stesso Consiglio di Sicurezza valuterà quindi la possibilità di inasprire le sanzioni già emesse contro Teheran con la risoluzione votata lo scorso 23 dicembre.

Teheran ha subito ribadito di non poter accettare il blocco delle attività di arricchimento dell'uranio. ''L'Iran - ha affermato Mohammad Saidi, vice direttore dell'ente statale competente in materia - ritiene che una sospensione sarebbe contraria ai suoi diritti, al Trattato di Non Proliferazione Nucleare e alle norme internazionali. Pertanto, non può accettare la risoluzione numero 1737 del Consiglio di Sicurezza''.
Il rifiuto dell'ultimatum Onu, nelle parole del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, hanno assunto toni molto più accesi: ''Se tornate alla strada della correttezza - ha detto Ahmadinejad rivolto ai paesi occidentali - avrete l'amicizia della nostra nazione, ma se insistete nelle vostre malefatte, sperimenterete l'umiliazione, la miseria e la vergogna''. L'Iran, ha continuato il presidente, darà ''risposte appropriate ad ogni potenza globale che intraprenda delle azioni contro il Paese''.

Nonostante il netto rifiuto da parte di Teheran di rispettare la risoluzione 1737 dell'Onu, le reazioni internazionali, per il momento, sono state piuttosto tiepide. Dagli Stati Uniti si ripete che non esiste alcun piano d'attacco nei confronti dell'Iran. Il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice ha fatto presente che l'obiettivo è persuadere l'Iran a tornare al tavolo della trattativa anche con nuove sanzioni. Germania e Russia, con un appello congiunto, hanno invitato Teheran ad accettare un accordo sulla questione nucleare. Mentre la Francia auspica l'adozione di una nuova risoluzione dell'Onu per ''continuare le sanzioni'' nei confronti dell'Iran.
Il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon ha detto di essere ''profondamente preoccupato'' per l'inadempienza del paese islamico, e ha esortato ''il governo iraniano a rispondere alle richieste e a impegnarsi in negoziati con la comunità internazionale affinché la questione sia risolta pacificamente''.

Il governo britannico, invece, teme che l'amministrazione Bush voglia risolvere la questione nucleare iraniana ''con mezzi militari'' il prossimo anno, prima della fine del secondo mandato del presidente . ''Non vorrà lasciare la questione in sospeso al suo successore'', ha detto un alto funzionario governativo al Times. Giovedì il premier britannico, Tony Blair, ha espresso la sua contrarierà all'ipotesi di un intervento armato contro Teheran, definendolo un errore. In un'intervista alla Bbc, Blair ha dichiarato: ''Non credo sarebbe appropriato lanciare un intervento militare contro l'Iran. Quello che è importante è proseguire lungo la via diplomatica e politica. Credo sia l'unica via per arrivare a una soluzione della questione iraniana''.
Una preoccupazione che nasce anche dal fatto che gran parte delle informazioni di intelligence raccolte dalle agenzie Usa sugli impianti nucleari iraniani e trasmesse agli ispettori dell'Onu si sono rivelate inattendibili. A dirlo è il quotidiano inglese Guardian che ha ottenuto tali rivelazioni da fonti diplomatiche dellAiea. ''La maggior parte delle soffiate si sono rivelate inesatte - ha detto il diplomatico dell'Aiea, informato sulle indagini condotte dagli ispettori Onu - ci hanno trasmesso un documento con una lista di siti. Gli ispettori ne hanno verificati alcuni. Erano siti militari e non c'era traccia di attività nucleari vietate. Ora, gli ispettori non le seguono più alla cieca. Devono superare un test di credibilità''.

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23 febbraio 2007
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