L'Iran non parteciperà al G8 di Trieste
Intanto a Teheran Mousavi pubblica un dossier dove verrebbero concretizzate le accuse rivolte ad Ahmadinejad
L'Iran non partecipa al G8 di Trieste. Dopo l'ultimatum del ministro degli Esteri Franco Frattini, che aveva chiesto una risposta entro lunedì (senza ottenerla), da Teheran arriva la conferma del ministro degli Esteri Manuchehr Mottaki: "Non prevedo di andare in Italia". L'invito per la conferenza di giovedì sull'Afghanistan era partito mesi fa, ma Teheran non ha mai dato una risposta. Frattini ha dichiarato che, vista l'incertezza sull'esito del voto e la violenta repressione delle manifestazioni, "a Trieste non si sarebbe potuto fare finta di niente".
I diplomatici occidentali considerano il meeting del 25-27 giugno una rara occasione per le nazioni del gruppo degli Otto di sedersi attorno a un tavolo con le potenze della regione, come l'Iran, per discutere di obiettivi comuni sull'Afghanistan e il Pakistan. Il ministro Frattini ha detto che l'Italia chiederà agli altri Paesi del G8 di condannare le violazioni dei diritti fondamentali in Iran, dove alla repressione dei manifestanti contro il risultato delle elezioni si è aggiunta l'espulsione di massa di giornalisti.
Ieri il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, durante una conferenza stampa alla Casa Bianca ha detto: "Prima di trarre qualsiasi conclusione su come procedere, ribadiamo che per l'Iran c'è una strada aperta", come a dire che nonostante tutto gli Usa non ritirano la mano tesa verso l'Iran.
"Noi rispettiamo la loro sovranità, così come la loro cultura, la loro tradizione e la loro religione, ma chiediamo all'Iran responsabilità e rispetto delle norme e del diritto internazionale", ha aggiunto Obama, precisando che "sta a loro scegliere se imboccare questa strada". "Quello che abbiamo visto negli ultimi giorni, nelle ultime settimane, non è ovviamente incoraggiante", ma, ha aggiunto, "continuiamo ad aspettare".
"Chi chiede giustizia è dalla parte giusta della storia" ha poi affermato il presidente americano commentando la crisi in atto nel Paese mediorientale. "Siamo sbigottiti e oltraggiati dalle minacce, dai pestaggi e dagli arresti" ha aggiunto ribadendo che gli Stati Uniti "rispettano la sovranità della Repubblica islamica dell'Iran e che non intendono interferire con gli affari interni del Paese". "Ma deploriamo la violenza contro civili innocenti ovunque questo accada", ha quindi affermato Obama.
Il presidente Obama ha poi definito "clamorosamente false e assurde" le accuse rivolte dall'Iran agli Stati Uniti e ad altri Paesi della comunità internazionale che secondo Teheran avrebbero fomentato le proteste. Si tratta di "un ovvio tentativo di distrarre la gente da ciò che sta realmente accadendo entro i confini iraniani". "Questa stanca strategia di usare vecchie tensioni per fare di altri Paesi i capri espiatori non funziona più in Iran. In ballo adesso non vi sono gli Stati Uniti o l'Occidente. Ma gli iraniani e il futuro che loro, solo loro, sceglieranno", ha quindi affermato il Presidente americano. "Parole e immagini potenti sono riuscite ad arrivare a noi, sui nostri computer: abbiamo visto la dignità di migliaia di persone sfilare nelle strade in silenzio, abbiamo visto grandi donne opporsi alla brutalità e alle minacce, e l'immagine di una donna che moriva dissanguata in mezzo alla strada", ha quindi sottolineato Obama, citando così anche Neda, la studentessa uccisa dai Pasdaran la cui immagine ha fatto il giro del mondo ed è diventata il simbolo della resistenza e della repressione del regime.
Intanto a Teheran la situazione è tenuta sotto stretto controllo dalla polizia antisommossa e dai miliziani. Nelle strade è tornata la calma e le proteste si sono temporaneamente fermate, anche se l'opposizione ha proclamato per giovedì un giorno di lutto in memoria delle vittime. Sul fronte degli arresti, la France Press ha raccolto la denuncia di un giornalista del quotidiano Kalemeh Sabz, che appoggia Mousavi: 25 suoi colleghi sono stati incarcerati. "Sono cinque o sei membri del personale amministrativo, gli altri sono giornalisti. Sono stati arrestati lunedì" ha detto Alireza Beheshti, aggiungendo che "gli agenti non hanno esibito un mandato". Cinque donne sarebbero state rilasciate martedì sera. Il giornale Kalemeh era stato autorizzato poco prima dell'elezione presidenziale ed è stato invece proibito dopo lo scrutinio.
Inoltre, l'ex candidato conservatore Mohsen Rezai ha deciso di ritirare il suo ricorso contro i presunti brogli. "La situazione politica, sociale e di sicurezza del Paese è entrata in una fase sensibile e determinante che è più importante delle elezioni" ha detto Rezai, criticando "il poco tempo accordato dalle autorità per esaminare i ricorsi", nonostante il Consiglio dei Guardiani della Costituzione abbia annunciato una proroga di cinque giorni.
Mir-Hossein Mousavi ha invece pubblicato sul suo sito internet un comunicato di tre pagine in cui vengono concretizzate le denunce di brogli nello scrutinio delle elezioni del 12 giugno. Il leader riformista parla di uso improprio di fondi pubblici, nomine pilotate tra gli organizzatori della consultazione, schede senza numero di serie, troppi timbri in circolazione, rappresentanti di lista dell'opposizione tenuti alla larga dai seggi dove forse sono arrivate urne già piene di voti. Il Comitato per la protezione dei voti chiede dunque la creazione di una commissione, "accettabile per tutte le parti in causa", che esamini la procedura elettorale. Il documento denuncia "l'utilizzo su larga scala di mezzi del governo in favore del proprio candidato", il presidente uscente Mahmud Ahmadinejad. Viene poi criticata la scelta dei componenti dei comitati incaricati di organizzare le elezioni, selezionati fra i sostenitori di Ahmadinejad. "La sera delle elezioni sono state stampate schede senza numero di serie, cosa senza precedenti nella storia del Paese" si legge ancora nel comunicato, che denuncia la fabbricazione di timbri utilizzati per convalidare i voti in un numero "2,5 volte superiore" a quello dei seggi, "cosa che può favorire brogli". Viene denunciata inoltre l'interruzione del servizio di sms. Infine Mousavi avanza "seri dubbi" sul fatto che le urne fossero vuote nel momento in cui sono state consegnate ai seggi: eventualità che non può essere esclusa per l'assenza dei rappresentanti di lista.
[Inforrmazioni tratte da Corriere.it, Adnkronos/Ing]