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L'Italia 42ma nella classifica di Reporters sans frontieres sulla libertà di stampa nel Mondo

''La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire''. - Orwell -

21 ottobre 2005

Nel programma di Celentano di ieri sera (ma non parleremo di questo) abbiamo visto che l'Italia, nella graduatoria compilata da Freedom House sulla libertà di informazione nel mondo, è al 77mo posto (in 194) dopo la Bulgaria e prima della Mongolia, e definito un Paese ''partly free'', parzialmente libero (leggi).
''Quelli di Freedom House non sanno niente dell'Italia e poi è un'associazione di sinistra'' hanno tuonato dalla Casa delle libertà (e si chiamano pure alla stesse maniera!).
Lasciandoci alle spalle la Freedom House, la Cdl e Celentano, notizie sullo stato della libertà di stampa in Italia arrivano dall'annuale classifica stilata da Reporters sans frontieres sulla libertà di informazione nel mondo.

L'Italia arretra ancora quest'anno e si classifica 42a (nel 2004 era 39a), ultima tra i paesi dell'Europa occidentale, ma davanti comunque agli Usa che hanno perso in un anno oltre venti posizioni scivolando al 44/o posto.
Sono i Paesi dell'Europa settentrionale a meglio figurare nella classifica, guidata da Danimarca, Finlandia ed Islanda, seguite da Irlanda, Olanda e Norvegia.
Corea del Nord, Eritrea e Turkmenistan sono i ''buchi neri'' della libertà di stampa nel mondo.
In Corea del Nord, Eritrea e Turkmenistan - osserva Rsf - ''la stampa privata non esiste e la libertà d'espressione è nulla. I giornalisti dei media ufficiali non fanno che sostenere la propaganda dello Stato. Ogni deviazione è severamente repressa''. I tre Paesi si trovano agli ultimi tre posti della classifica, insieme a numerosi altri Paesi asiatici. Secondo il rapporto, le zone più difficili per l'esercizio della libertà di stampa sono l'Asia orientale, centrale e il Medio Oriente. ''Una parola di troppo, un nome scritto male, un commento che si allontana, anche di poco, dalla linea ufficiale possono provocare l'arresto di un giornalista o attirare su di lui le ire del potere'', dice Rsf che assegna giudizi pessimi anche a Cina (159), Cuba (161) e Libia (162), oltre all'Iraq (157) sceso dal 2004 dopo che la situazione della sicurezza per i giornalisti si è ulteriormente aggravata.

Diverse democrazie occidentali, rileva Rsf, hanno perso numerosi posti rispetto allo scorso anno. Gli Usa in particolare per l'incarcerazione dell'inviata del New York Times, Judith Miller, e delle misure giudiziarie oggi in vigore che mettono in pericolo la protezione del segreto delle fonti, particolare questo condiviso dal Canada (sceso al 21° posto).
L' Italia, al 42/o posto fra Costa Rica e Macedonia -, è stata penalizzata in particolare dall'episodio di una perquisizione nella redazione del Corriere della Sera nello scorso maggio, dopo la pubblicazione di un articolo sull'uso delle pistole Beretta in Iraq. Episodio che secondo Rsf ''ha dimostrato nuovamente come è forte nel paese la tentazione di violare il segreto delle fonti giornalistiche''. Anche la Francia (30° posto) ha perso posizioni per via di perquisizioni in giornali, oltre che per condanne per nuovi reati di stampa.
Punteggio negativo anche per la Spagna ( 40° posto), soprattutto a causa delle minacce sistematicamente rivolte ai giornalisti da parte dei militanti dell'Eta. Intimidazioni ai giornalisti da parte di paramilitari anche in Irlanda del Nord, che collocano la Gran Bretagna al 24° posto.
Si mostrano invece ''molto rispettosi'' della libertà di stampa - osserva ancora Rsf - Paesi che ''da poco hanno raggiunto l'indipendenza'', come Slovenia (9/o), Estonia (11/o) o Namibia (25/o). Molti Paesi africani avanzano nella classifica, come Mozambico (49/o), e anche altri Paesi poveri si piazzano molto bene: Mali (37/o), Bolivia (45/o), Mongolia (53/o).

La classifica è stata stilata sulla base di un' indagine che Reporters Senza Frontiere ha compiuto ascoltando giornalisti, corrispondenti, ricercatori e giuristi dei diversi Paesi. Nella classifica figurano 167 nazioni, le altre sono assenti per mancanza di informazioni adeguate.

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21 ottobre 2005
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