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L'Italia a due velocità. Continua il divario tra Nord e Sud sulla questione occupazionale

21 aprile 2006

I nodi dello sviluppo. L'Italia a due velocità
Lavoro, il Sud resta fermo
di Luca Benecchi (Il Sole24 ORE, 19 aprile 2006)

Il male è noto: in Italia lavorano soltanto sei persone su dieci (il 57,5%) e molte di queste escono dal mercato del lavoro convinte di non poterci rientrare mai più. Per contro si registra un calo, pur se lieve, dei disoccupati che nel 2005 si sono assestati ad un tasso del 7,7% contro l'8% del 2004.
I dati definitivi dell'Istat sulla forza lavoro nel 2005 confermano le difficoltà delle dinamiche occupazionali italiane e fotografano un Paese che rimane spaccato nettamente in due.
Il Nord raggiunge tassi di occupazione più alti della media europea (68,4% in Emilia Romagna, 67,1% nel Trentino Alto Adige, 65,5% in Lombardia), mentre il Mezzogiorno si mantiene su livelli inferiori al 50% (44,5% in Calabria, 44,4% in Puglia, 44,1% per la Campania e 44% in Sicilia).
Sul fronte della disoccupazione invece, in Sicilia il tasso dei senza lavoro ha raggiunto il 16,2% precedendo nel triste primato la Campania con il 14,9 per cento. Emilia Romagna, Valle D'Aosta e Trentino sono sotto il 4% mentre la Lombardia è al 4,1 per cento.

Secondo il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, questi dati ''sono il riflesso di un anno particolarmente difficile dell'economia italiana che ha dovuto attraversare diffusi processi di ristrutturazione e reagire alle nuove e straordinarie pressioni competitive''. Sacconi sottolinea come rispetto al passato il mercato del lavoro ''è apparso più flessibilmente capace di includere nuova occupazione in proporzione all'andamento del Pil''. ''Se ne può dedurre - conclude - la necessità di accelerare i processi di riforma del lavoro a partire dalla Borsa e dai Servizi privati e pubblici per l'impiego''.
Diametralmente opposta è invece l'interpretazione dell'economista Nicola Rossi, rieletto in Parlamento nelle liste dell'Ulivo. I dati - spiega - confermano sostanzialmente due cose. La prima è che a fronte della diminuzione di uno 0,3% della disoccupazione, il tasso di occupati rimane invece stabile al 57,5 per cento, sei punti in meno della media europea. Questo vuol dire che migliaia di persone hanno rinunciato a cercare un'occupazione perché sfiduciate. La seconda è che permane la distanza fra il Nord e il Sud del Paese, e che chi ha pensato di risolvere i problemi riformando il mercato del lavoro deve prendere atto del fallimento. ''La vera partita - sottolinea Rossi - è quella di far lievitare il numero degli occupati con riforme strutturali che partano innanzitutto da una sensibile riduzione della tassazione sul lavoro''.

Leggendo i dati più in profondità, si nota poi come per il quarto anno consecutivo Reggio Emilia si conferma con il 70,8% la provincia italiana con il più alto tasso di occupazione, posizionandosi davanti a Modena (70%) e Bologna (69,4%). Mentre è quella di Crotone l'area con il tasso di occupazione più basso (39,6%), seguita da Foggia (40,6%) e Siracusa (41%).
La regina dell'industria è invece Belluno, dove il manifatturiero ha un'incidenza del 39,9% sull'occupazione seguita da Biella (39,7%), Bergamo (39,6) e Vicenza (39,1%). Da notare che Milano si ferma al 25,2% e che a livello regionale si piazzano prime la Marche con il 31,7 per cento. La capitale del lavoro autonomo (compresa l'agricoltura) invece è in Piemonte, a Cuneo. Qui l'incidenza sui posti di lavoro è del 39,4%, seguono a ruota Grosseto (37,1%) e Savona con il 36,8 per cento. Tra le grandi città spicca Bologna al 28 per cento. Se si esclude invece il lavoro nei campi, si nota come nel lavoro indipendente il divario Nord-Sud si riduce con percentuali significative per Ragusa (29,7%) e Avellino al 28,8 per cento.

Nelle regioni meridionali continuano invece a rimanere bassi i tassi di occupazione femminile: in Puglia appena una donna su quattro (il 26,8%) ha un impiego mentre in Campania si sale addirittura al 27,9 per cento. Un divario profondo si registra infine anche sul fronte dei laureati senza lavoro: nel Mezzogiorno il 10,5% è ancora disoccupato a fronte di un 3,8% nel Nord e del 4,3% nel Centro Italia.

 

 

 

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21 aprile 2006
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