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L'Italia contro il femminicidio

Il governo ha mantenuto la promessa e ha varato un’apposita legge contro il femminicidio

09 agosto 2013

"Avevamo promesso di svolgere un intervento molto duro e forte di contrasto a tutto ciò che va sotto il femminicidio, promessa mantenuta".
Ieri, il premier Enrico Letta ha annunciato, al termine del Cdm, l'approvazione del Dl contro il femminicidio. "Il cuore di questo decreto è questo: nel nostro Paese c'era bisogno di dare un segno fortissimo e anche un cambiamento radicale su questo tema", ha detto ancora Letta dicendosi "molto orgoglioso" del decreto. Letta ha ancora spiegato che il Dl prevede un "intervento complessivo che serve a dare un grandissimo messaggio sul tema del femminicidio e di protezione di genere alla parte più debole della popolazione".
"Quello che abbiamo fatto oggi - ha continuato il presidente del Consiglio - è importantissimo perché lanciamo un messaggio al Paese, non solo per le norme repressive che abbiamo introdotto ma proprio per il messaggio culturale che vogliamo lanciare, contro ogni forma di violenza verso i più deboli, contro ogni forma di machismo e di bullismo. Il governo vuole far sì che la protezione dei più deboli sia al centro di tutto".
Letta ha poi voluto ringraziare l'ex ministro Josefa Idem che aveva avviato il provvedimento prima delle sue dimissioni seguite alle polemiche sulla sua palestra-abitazione: "Un grazie alla Idem, quello che abbiamo portato avanti è anche frutto di quel lavoro". "Un grazie anche ad Alfano e alla Cancellieri, subito operativa nonostante l'incidente, ma non la ferma nessuno", ha poi aggiunto il premier.

Il Consiglio dei ministri ha approvato anche una nuova disciplina per l'intervento della Protezione civile in caso di emergenza. "E' un intervento assolutamente fondamentale che dà al capo del Dipartimento della Protezione civile le responsabilità e le possibilità di gestire l'emergenza" senza "più quel giro articolato e complesso di burocrazia", ha spiegato lo stesso premier.
Riguardo alle polemiche che hanno investito il governo negli ultimi giorni a causa delle tensioni tra Pd e Pdl, Letta ha dichiarato: ''Oggi il messaggio che diamo al Paese è di grandissima importanza ed è anche una risposta alle altre domande: noi lavoriamo determinatissimi".
Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha spiegato che il decreto contro la violenza di genere e sui maltrattamenti "contiene la previsione dell'arresto in flagranza per i maltrattamenti e per lo stalking. I tribunali - ha continuato - potranno adottare delle 'corsie preferenziali' per l'esame delle cause riguardanti i maltrattamenti". Il decreto prevede inoltre il gratuito patrocino legale per chi è vittima di stalking o maltrattamenti e non si può permettere un difensore.
Tre, ha spiegato Alfano nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi per illustrare i contenuti del decreto, gli obiettivi del provvedimento. "prevenire la violenza di genere, punire chi la commette e difendere le vittime. Il nostro obiettivo - ha aggiunto - è di intervenire prima che il reato venga commesso, proteggere la vittima, punire il colpevole e agire in modo tale che la catena della persecuzione, delle molestie e dello stalking non giunga alle conseguenze estreme dell'omicidio".

"La pena - ha proseguito il ministro dell'Interno - è stata aumentata di un terzo se all'episodio di violenza assiste un minore fino all'età di 18 anni. Sanzioni più dure anche per chi maltratta una donna in stato di gravidanza e quella in cui la violenza sia stata commessa dal coniuge anche se separato o divorziato o dal compagno non convivente. La stessa aggravante è prevista anche per lo stalking".
Punto essenziale delle nuove norme è l'irrevocabilità della querela. "In questo modo - ha spiegato ancora il ministro - quindi sottraiamo la vittima al rischio di ritorsioni o di intimidazioni che hanno lo scopo di far ritirare la denuncia".

Giro di vite anche per il cosidetto cyberbullismo. "Puniamo severamente chi utilizza il canale informatico per fare molestie. Anche questa ci sembra una scelta molto importante come è importante il fatto che la magistratura potrà disporre l'allontanamento coatto da casa del coniuge violento. Se vi è il rischio che dalle minacce o dalle molestie possa derivare un pericolo grave, si può intervenire subito con un'azione preventiva del magistrato e disposta dal questore".
La vittima di violenza dovrà essere informata costantemente sulla condizione giudiziaria in cui versa il denunciato. "Cerchiamo di correggere un punto di vulnerabilità del sistema normativo: spesso la vittima non sapeva che fine aveva fatto il processo a carico dell'autore delle violenze. Ora - ha detto ancora Alfano - ci sono una serie di norme che prevedono che la vittima sia informata. In modo tale che se c'è una scarcerazione dell'autore delle violenze, la vittima sia immediatamente messa al corrente".
"Abbiamo visto che molti episodi di violenza domestica si verificano tra cittadini stranieri che vivono in Italia - ha aggiunto -. Per questo abbiamo deciso di concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari, esattamente come avviene per le vittime i tratta, per le persone straniere che subiscono maltrattamenti".

In Italia un femminicidio ogni 2 giorni e mezzo - Una donna uccisa ogni 2 giorni e mezzo, con 65 vittime nei primi 6 mesi di quest'anno. Questi i numeri italiani del femminicidio, emergenza al centro di un decreto approvato dal Consiglio dei ministri. I dati sono stati ricordati durante un recente incontro organizzato a Roma dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda). I costi diretti e indiretti delle violenze sulle donne nel nostro Paese ammontano a 2,4 miliardi di euro, ha sottolineato in quell'occasione Maria Cecilia Guerra, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali.
In Italia si stima che 6.743.000 donne, tra i 16 e i 70 anni, siano vittime di abusi fisici o sessuali e circa 1 milione abbia subito stupri o tentati stupri. Secondo l'ultimo rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità, inoltre, il 33,9% delle donne che ha subito violenza per mano del proprio compagno e il 24% di quante l'hanno subita da un conoscente o da un estraneo non ne parla. Il 14,3% delle donne è stata vittima di atti di violenza da parte del partner, ma solo il 7% lo ha denunciato. Altrettanto allarmante il dato secondo cui il 33,9% di coloro che subiscono violenza per mano del proprio compagno, e il 24% di coloro che l'hanno subita da parte di un conoscente o di un estraneo, non parla con nessuno dell'accaduto. La violenza domestica, inoltre, è la seconda causa di morte per le donne in gravidanza.

A livello internazionale, il rapporto dell'Oms rileva che nel mondo un omicidio su 7 avviene tra le mura di casa, e fra un terzo e la metà delle donne che vengono uccise sono vittime del partner. E ancora: nel mondo almeno un omicidio su 7 (13,5%) avviene tra le mura domestiche, con il 38,6% dei femminicidi imputabili ai partner, mentre solo il 6,3% degli omicidi maschili avviene per mano della compagna.
Il Paese dove le donne sono più a rischio è il Sud-est asiatico, dove più della metà (58,8%) degli omicidi avviene per mano del partner. A seguire ci sono i Paesi ad elevato reddito (41,2%), tra i quali è presente anche l'Italia; le Americhe (40,5%) e l'Africa (40,1%). Nei Paesi a medio e basso reddito europei e del Pacifico occidentale i femminicidi ad opera del partner sono molto meno frequenti, circa un caso su 5, e nelle regioni del Mediterraneo orientale ancora meno (14,4%). Invece, è molto difficile che l'omicidio di un uomo sia imputabile alla compagna: questo tipo di delitto ha un incidenza molto bassa (tra il 6,3% a meno del 2%) nei diversi Paesi.

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09 agosto 2013
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