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L'Italia così diventa xenofoba

Duro botta e risposta tra il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa e il ministro dell'Interno Roberto Maroni

30 luglio 2008

"La preoccupazione per la sicurezza non può essere l'unica base per la politica di immigrazione. Le misure prese in Italia violano i diritti umani e i principi umanitari e possono provocare ulteriore xenofobia".
Sono parole dure quelle usate del commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, presentando ieri un rapporto sul "pacchetto sicurezza" adottato dal governo sulla base della sua visita compiuta a Roma il 19 e il 20 giugno. Il Commissario, si legge in un comunicato, "ha espresso forte preoccupazione per il 'pacchetto sicurezza' che sembra prendere di mira gli immigranti rom, e per la dichiarazione dello stato di emergenza in tre regioni italiane". Secondo il rapporto Hammarberg "la frequente adozione di misure legislative d'emergenza e di altre miusre da parte di uno Stato membro del Consiglio d'Europa indica la grave debolezza del meccanismo statale che sembra non essere in grado di trattare con i problemi sociali".

Per il commissario Hammarberg "la vasta maggioranza dei Rom e dei Sinti hanno urgente bisogno di reale protezione dei propri diritti umani, in particolare i diritti sociali, come il diritto di alloggi adeguati ed istruzione, da parte delle autorità nazionali, regionali e locali". "Adottare lo Stato d'emergenza e fornire maggiori poteri ai 'commissari speciali' e alla Polizia - ammonisce ancora il Consiglio d'Europa - potrebbe non essere la migliore opzione possibile per trattare con i bisogni delle popolazioni Rom e Sinti". E critica le condizioni di vita in campi nomadi "come il Casilino 900" a Roma sono "inaccettabili". "Le autorità italiane devono dare priorità all'adozione di misure per il miglioramento delle condizioni di vita dei Rom e dei Sinti". "Le autorità italiane - prosegue il documento - devono sforzarsi per fornire ai Rom e ai Sinti alloggi adeguati, che significano abitazioni strutturalmente sicure , anche da un punto di vista igienico e sanitario". "Lo sgombero dei Rom e dei Sinti non dovrebbe mai essere eseguito se le autorità non sono in grado di fornire alternative disponibili, in alloggi adeguati. Nel caso in cui questi sgomberi sono giustificati - prosegue Hammarberg nel rapporto - devono essere condotti nel pieno rispetto della sicurezza e della dignità delle persone coinvolte ed in stretta consultazione con le associazioni che difendono i loro interessi". "Un'attenzione speciale", si sottolinea infine nel rapporto, deve essere rivolta alla "protezione dei diritti umani dei bambini Rom e Sinti, come stabilito, in particolare, dalla Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dei bambini".

Nel mirino di Hammarberg anche "la decisione di criminalizzare l'ingresso di migranti e il soggiorno irregolare". In questo il commissario del Consiglio d'Europa vede "un preoccupante allontamento dai principi della legge internazionale vigente". Tali misure, dichiara, "possono rendere più difficile per i rifugiati chiedere l'asilo e potrebbe provocare un'ulteriore stigmatizazione e marginalizzazione di tutti i migranti".
L'elenco delle critiche del Consiglio d'Europa non si ferma qui. Hammarberg "nota con grande preoccupazione che l'Italia ha forzatamente rimandato migranti in paesi in cui è provato l'uso della tortura". Il Commissario fa riferimento al "cittadino tunisino espulso per ordine del ministro dell'Interno, nel quadro della legge sulle misure d'emergenze per combattere il terrorismo", dichiarandosi "contrario al fatto che tali decisioni siano prese sull abase di assicurazioni diplomatiche". Il riferimento è Essid Sami Ben Khemais, espulso in giugno, nonostante avesse fatto ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo contro un precedente decreto di espulsione. La Corte aveva decretato la sospensione del decreto visto che la Tunisia "non garantisce i diritti umani". Nel comunicato diffuso anche a Bruxelles Hammarberg ha aggiunto: "Il diritto dell'appello (contro l'espulsione) è una pietra miliare del sistema europeo di tutela dei diritti umani". Infine, il commissario "esorta le autorità italiane a procedere rapidamente con la creazione di un'efficace istituzione nazionale sui diritti umani, per rafforzare il sistema di protezione del paese".

- Il testo del rapporto
(pdf in inglese)

"Il pacchetto sicurezza rispetta la Costituzione italiana e le norme internazionali, ed è in linea con la legislazione Ue".

Il governo italiano ha risposto puntualmente, con un documento di 18 pagine, pubblicato in appendice al duro rapporto del commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg. Una risposta che affronta nel dettaglio, punto per punto, le critiche del commissario, e in cui si ricorda che le misure non sono dirette a un particolare gruppo, a un'etnia. E nella quale, in genere sulle misure sui clandestini, si dichiara con fermezza che le misure "non hanno alcuna relazione con alcun atteggiamento xenofobico ma al contrario, hanno l'obiettivo di affrontare in modo più efficace il fenomeno dell'immigrazione illegale e le sue conseguenze negative sulla società nel suo complesso". Il governo italiano, anzitutto, ricorda che "la tutela dei diritti umani è sancita dalla Costituzione Italiana", e che "la tutela e la promozione dei diritti (...) costituisce uno dei pilastri fondamentali della politica italiana sia interna, sia estera". Dunque, sottolinea con forza il documento di Roma, "nello sviluppare la nuova legislazione il governo italiano richiama e rispetta pienamente la Legge fondamentale italiana e gli obblighi internazionali. Lungo queste linee, le politiche dell'Italia sono forgiate alla luce della legislazione, degli obiettivi e degli scopi dell'Ue, in particolare nelle aree del processo d'integrazione, il diritto alla libertà di movimento e all'asilo".

Nel testo, che è stato diffuso anche a Bruxelles, si legge ancora che "le misure incluse nel 'pacchetto sicurezza' sono destinate a contrastare i comportamenti criminali di singoli individui e non vi è prevista alcuna norma contro una comunità, un gruppo o una classe, né è legata ad alcuna forma di discriminazione e xenofobia". E dunque "le misure non sono dirette a gruppi specifici, a soggetti o gruppi etnici, ma tutte le persone che vivono negli insediamenti, a prescindere dalla loro nazionalità". Il governo sottolinea che "il ripristino di buone condizioni di vita nel rispetto della legge è nell'interesse delle comunità coinvolte e, in genere è nell'interesse delle persone che appartengono a tali comunità che sono più esposte all'abuso e allo sfruttamento". Il governo ha sottolinieto inoltre che per "la procedura di identificazione la raccolta di informazioni non implica la creazione di una banca dati, ed è in linea con le norme nazionali e internazionali e i regolamenti riguardanti la protezione della privacy". Quanto alle impronte, "queste saranno prese solo se non è possibile ottenere altrimenti una valida identificazione attraverso documenti disponibili". Inoltre, "per i bambini tra i 6 e i 14 anni, le impronte saranno prese solo per consentire un permesso di soggiorno". Il documento diffuso a Bruxelles e a Strasburgo, sottolinea quindi gli sforzi di integrazione per i rom a cominciare dalla scuola, e i 50 milioni di euro a loro destinati nella Finanziaria 2007. Infine, sulle espulsioni, il testo assicura che "secondo la legge italiana ogni espulsione di stranieri può essere attuata su base individuale, non sono consentite espulsioni collettive". Il governo ha contestato anche le critiche sulla creazione del reato di clandestinità: "L'ampio trend nella direzione opposta notata dallo stesso commissario - si legge - indica che il principio che gli stranieri il cui solo reato sia quello della violazione della legge sull'immigrazione non debbano essere trattati come criminali non è chiaramente stabilito nella legge internazionale sui diritti umani".

Oltre alle 18 pagine inviate a Bruxelles dal governo italiano, una risposta alle parole del commissario del Consiglio d'Europa è arrivata personalemte dal monistro dell'Interno Roberto Maroni, che si è detto indignato per le "clamorose falsità" dette da Hammarberg.
Maroni, nel corso delle comunicazioni del governo sull'emergenza immigrazione alla Camera, ha puntualizzato che "nessun sopruso o violenza delle forze dell'ordine è stato commesso nei confronti degli immigrati all'interno dei campi nomadi in Italia". "Respingo con indignazione - ha sostenuto il ministro dell'Interno - l'affermazione del commissario Thomas Hammarberg, secondo cui gli atti di violenza avvenuti in Italia, ai danni dei campi nomadi, sono avvenuti senza che vi fosse un'effettiva protezione delle forze dell'ordine e che, a loro volta, hanno condotto raid violenti contro gli insediamenti. E' una falsità clamorosa, la polizia - ha detto Maroni - non ha mai fatto simili azioni. Dica il commissario Hammemberg quali siano questi atti". Sono accuse "tutte totalmente infondate", ha aggiunto.
Poi, spiegando la decisione del governo di estendere lo stato di emergenza per gli sbarchi di clandestini a tutto il territorio nazionale, ha precisato: "Se il trend dovesse permanere alla fine dell'anno avremo arrivi per circa trentamila persone". Un flusso che non può essere assorbito nei centri di accoglienza presenti sui luoghi di sbarco dei clandestini. Nel primo semestre di quest'anno, ha detto, sono sbarcati oltre 10 mila immigrati. "L'eccezionale pressione migratoria ha reso necessario espandere nuovamente la dichiarazione dello stato di emergenza", passando dalle tre regioni (Calabria, Sicilia e Puglia) a tutto il territorio nazionale. Il titolare del Viminale ha ricordato anche che in passato era già stata dichiarata e più volte reiterata l'emergenza in tutta Italia. La limitazione alle tre regioni risale invece all'ultima proroga, del ministro Amato nel febbraio del 2008. Questa limitazione, rimarca ancora Maroni, si è rivelata "non adeguata a fronteggiare il fenomeno". I centri di accoglienza in Sicilia, Calabria e Puglia sono "ormai insufficienti a contenere l'alto numero d'arrivi" e la misura del governo "mira a consentire l'adozione delle ordinanze di protezione civile, sarà possibile alloggiare gli extracomunitari su tutto il territorio migliorando l'accoglienza". "Con la riespansione della dichiarazione dello stato di emergenza - insiste il titolare del Viminale - il governo ha deciso di proseguire quello che si fa da sette anni a questa parte" con l'obiettivo di dare "più civili e dignitose condizioni di accoglienza per gli immigrati".

[Informazioni tratte da Adnkronos.com]

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30 luglio 2008
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