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L'Italia, definita ancora il giardino d'Europa, è un vero e proprio paradiso terrestre per le api

Nel mondo le api rischiano l'estinzione. In Italia questo rischio non esiste

05 maggio 2005

L'Italia è ancora il giardino d'Europa e le api italiane non rischiano affatto l'estinzione. A sostenerlo è la Federazione apicoltori italiani (Fai) dopo i dati diffusi dal World watch institute, che parla di riduzione di un terzo degli alveari e preconizza un 'rischio estinzione' di questo prezioso e insostituibile insetto, amico dell'uomo, dell'agricoltura e dell'ambiente.
La densità di alveari in Italia è tra le più alte dell'Unione europea e del Mondo: con quasi 4 alveari per chilometro quadrato, il Belpaese è infatti in vetta alle medie europee e internazionali, che si attestano, ormai da anni, sui 3 alveari soltanto.
Gli apicidi, secondo la Fai, rappresentano certo una causa di mortalità degli alveari, ma non la prima e neanche la più grave: parassiti e calamità atmosferiche fanno ben più consistenti falcidie di alveari che per fortuna, però, da una stagione all'altra possono essere facilmente ricostituiti.

Il particolare ciclo biologico di questo insetto, e la cura con la quale gli apicoltori lo tutelano, lo diffondono, lo spostano negli ambienti agricoli e naturali dove è più richiesto il servizio di impollinazione, sono infatti alla base di una costante opera di salvaguardia che l'Italia e i suoi 75.000 apicoltori (700.000 nella Ue, 70 milioni nel mondo) contribuiscono ad assicurare affinché questo indispensabile agente impollinatore sopravviva e superi anche le più difficili emergenze.

In Italia abbiamo una legge nazionale che vieta i trattamenti antiparassitari nel periodo delle fioriture, ogni regione è dotata di un analogo strumento legislativo e l'Unione europea eroga persino fondi per il reintegro dei patrimoni apistici nazionali.
Questo naturalmente, ricorda Raffaele Cirone, presidente della Fai, non impedisce che in alcuni areali, specie dove sono più diffuse le colture di colza, mais, girasole e barbabietola, le api vengano colpite dalle esalazioni di alcune molecole chimiche diffuse nell'ambiente. Casi isolati, tuttavia, che si concentrano in alcuni areali e in particolare nel Nord-Est della Penisola, nella Pianura Padana e nell'Agro Pontino. Esemplare, per contro, il caso dei frutticoltori del Trentino Alto Adige, che sospendono a primavera ogni trattamento con agrofarmaci pericolosi per le api o avvisano per tempo gli apicoltori, che chiudono o spostano i propri alveari, per salvaguardare le delicatissime ma efficientissime bottinatrici-impollinatrici che portano frutta di qualità sulle nostre tavole. Come ottima risulta, negli ultimi anni, l'attenzione verso la pratica dell'apicoltura in diverse zone della Sicilia, dove si produce miele di elevatissima qualità, e la salvaguardia delle zone areali di apicoltura.
Sono questi degli esempi di come il rapporto tra gli apicoltori e gli agricoltori può produrre davvero buoni frutti senza le inutili criminalizzazioni di quanti ormai, in Italia e nel mondo, hanno capito quanto importante e insostituibile sia il ruolo produttivo delle api.

In Italia la Pvl (Produzione lorda vendibile) del miele si attesta sui 25 milioni di euro contro i 2.500 milioni di euro di incremento della Plv agricola, grazie al servizio di impollinazione dei nostri 1.100.000 alveari, la terza apicoltura su scala europea.
In Europa, con 12 milioni di alveari, gli incrementi produttivi in agricoltura sono stimati in 500 milioni di euro, così come nel mondo, dove sono attivi ben 50 milioni di alveari, la Plv agricola incrementata dalle api vale ben 10 miliardi di euro.

Fonte: Ansa Agroalimentare

- Cos'è la Fai

- Apicoltura 2000


- Apicoltura Online

- Osservatorio Nazionale del Miele

- Apicoltura.org

- Le Città del Miele

- Mieli d'Italia

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05 maggio 2005
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