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L'Italia è a rischio di attacco missilistico iraniano, perché non protetta dal sistema antimissile americano

13 marzo 2007

''L'Italia è a rischio di attacco missilistico''. Sinteticamente è quanto affermato dal segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, in un'articolo-intervista al quotidiano britannico ''Financial Times''.
L'Italia, infatti, è tra i Paesi sudoccidentali che non verrebbero protetti da un eventuale attacco dall'Iran dal progetto americano di un sistema di difesa missilistico europeo. ''In materia di difesa missilistica non ci possono essere paesi di serie A e paesi di serie B, all'interno della Nato - ha affermato il segretario generale -. Per me l'indivisibilità della difesa resta il principio guida''.

Secondo il quotidiano finanziario, il sistema progettato dagli Stati Uniti coprirebbe quasi tutta l'Europa, ma con l'esclusione di alcuni paesi (Turchia, Italia e Grecia), che hanno bisogno di un sistema aggiuntivo a corto raggio per via della loro vicinanza all'Iran. Secondo Jaap de Hoop Scheffer, il sistema americano andrebbe affiancato da un sistema missilistico europeo di teatro, che sia operativo entro il 2010. ''In una fase successiva si potrebbe mettere in atto una correlazione fra i due sistemi'', ha ipotizzato. ''C'è ogni motivo per crederlo (che i paesi Nato possano essere bersaglio di un attacco missilistico, ndr), stanti i test missilistici nordcoreani e il potenziale iraniano e quello che gli iraniani vengono predicando'', ha commentato il segretario generale Nato, che ha liquidato la netta opposizione russa al sistema americano osservando che i dieci missili intercettori di cui è prevista l'installazione in Polonia ''non diminuiscono la capacità della Russia di colpire per prima''.
Oltre alla Polonia, gli americani pensano di installare stazioni di tracciamento radar nella repubblica Ceca e una stazione radar ad ampio raggio in una località imprecisata del Caucaso.

Teheran corre verso la deterrenza strategica
di Mario Cianflone (Il Sole24ORE)

L'Iran si sta avviando a diventare non solo una potenza nucleare ma anche una nazione in possesso di missili a medio e lungo raggio, ovvero in grado di schierare sistemi d'arma di natura strategica e non più solo tattica o di teatro.
Sul sito della Federazione degli scienziati americani (Fas) si trova un ampia documentazione dei sistemi missilistici iraniani dispiegati e di quelli in fase di sviluppo. Il progetto del regime è giungere alla costruzione di lanciatori balistici intercontinentali (Icbm - Intercontinental balistic missile) capaci di un raggio d'azione compreso tra 4.000 e 6.000 chilometri in ragione del carico. E la testata potrebbe essere nucleare, qualora l'Iran riuscisse a sviluppare - o a entrare in possesso per altre vie - di armi atomiche sufficientemente ''compatte'' da potere essere montate sull'ogiva di un missile.

Il vettore a lungo raggio iraniano, battezzato Shahab-5, deriva grandemente dal razzo nord coreano Taep'o-dong 2 sviluppato per lo più con elementi e tecnologia derivante dai vecchi Scud-B, anzi dalla versione coreana battezzata Hwasong 5. Gli stadi infatti sono concepiti come un cluster di motori derivanti proprio da questi missili balistici sovietici. Il programma missilistico iraniano si spingerebbe oltre: costruire lo Shahab 7, alias Taep'o-dong 4, un vettore il cui range andrebbe da 9mila a 15 mila chilometri in funzione della massa della testata che varierebbe da una tonnellata a un quintale.
Attualmente, sempre secondo la documentazione della Fas, l'Iran avrebbe a disposizione vettori (Scud-C) capaci di un raggio d'azione di 500 km e il programma prevede missili, oltre ai missili a lungo raggio, anche temibili razzi a media gittata come lo Shahab-3, già lanciato dai nord coreani con il nome No-dong in nord e dal Pakistan come Ghauri II.

- Il programma missilistico iraniano

- Le armi strategiche e la dottrina militare iraniana

 

 

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13 marzo 2007
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