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L'Italia è ''bio'': Il nostro Paese è primo in Europa per superfici coltivate come Natura comanda

09 agosto 2006

Niente da dire, i prodotti biologici piacciano sempre di più. Sono sani, sicuramente buoni, sono anche di ''moda'' e hanno quel quid in più che fino a qualche anno fa era la normalità: un gusto intimo che parla al palato, allo stomaco e alla memoria.
Il ''bio'', così ormai tutti lo chiamano, piace tanto e sempre più sia agli agricoltori e distributori, sia ai consumatori.
I dati diffusi nei giorni scorsi dal Sistema di informazione nazionale sull'agricoltura biologica, il Sinab, indicano infatti che nel 2005 sono cresciuti in modo significativo sia gli importatori e trasformatori di alimenti biologici che i produttori. Inoltre, in Italia sono sempre di più le superfici coltivate secondo i dettami del biologico, un aumento del 12 per cento rispetto all'anno precedente, con un totale di oltre un milione di ettari e gli operatori sono il 21 per cento in più rispetto al 2004.

Anche la Coldiretti recentemente ha reso nota un'indagine sui consumi degli italiani, secondo la quale in Italia è aumentato del 6 per cento nell'ultimo anno il numero dei consumatori che scelgono il biologico. L'associazione dei coltivatori ha rilevato che in sette carrelli su dieci, nei supermercati italiani, è presente un ''prodotto bio''. Il successo del settore è confermato anche dal dato sulle mense: nel nostro paese nel 2005 sono stati preparati oltre un milione di pasti bio.
Nonostante ciò, si è scatenata una sorta di ''guerra di cifre'', visto che i dati del Sinab e della Coldiretti non combaciano con quanto rilevato dall'Ismea, l'Istituto per il mercato agricolo alimentare che, verificando i dati di vendita sulla base dei codici a barre, sostiene che gli acquisti di ''prodotti bio'' nel 2005 sono rallentati nella grande distribuzione.

Dice Andrea Ferrante, presidente dell'Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab): ''In ogni settore del biologico si registrano variazioni in positivo tranne che nella grande distribuzione. Il fenomeno è indice del fallimento delle politiche di private label avviate dalla grande distribuzione organizzata''. ''I prodotti a marchio, così come vengono proposti, non soddisfano le esigenze dei consumatori - osserva Ferrante - Gli affezionati del biologico vogliono, più di altri, conoscere tutta la storia del prodotto che acquistano, che non è riportata sulle etichette dei grandi marchi''.

E' anche vero che chi appoggia il biologico e si rallegra per i risultati positivi, non ignora comunque le insidie di un allargamento del mercato. ''Siamo impegnati a promuovere tutte le forme di commercializzazione che privilegiano il rapporto diretto tra produttore e consumatore'', continua  Ferrante, che non nasconde qualche preoccupazione connessa al successo dei prodotti a marchio bio. ''Il controllo sui prodotti biologici deve essere sempre più attento, perché insieme ai produttori italiani sono aumentati in modo notevole anche i trasformatori e gli importatori. Sulle nostre tavole arrivano dunque alimenti biologici dall'estero ed è giusto verificare che siano prodotti con la stessa cura delle nostre filiere controllate''.

Ma andiamo a vedere un poco quali sono i numeri prodotti dalla passione per il biologico: con un milione e 67mila ettari, l'Italia è il paese europeo con la più vasta superficie coltivata biologicamente, il secondo è la Germania, con circa 800 mila, terza la Spagna con circa 750mila. Sono foraggi, cioè prati e pascoli, e cereali nel loro insieme a rappresentare oltre il 70% circa della superficie ad agricoltura biologica, mentre seguono, in ordine di importanza, le coltivazioni arboree (olivo, vite, agrumi, frutta) e le colture industriali. Nel nostro Paese le regioni con maggiore presenza di aziende biologiche sono la Puglia e la Sicilia.
Per le produzioni animali nel 2005 sono stati allevati con metodo biologico 222.516 bovini da latte e carne, 825.274 ovi-caprini, 977.537 polli, 31.338 suini, 1.293 conigli ed erano presenti 72.241 alveari di api.

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09 agosto 2006
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