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L'Italia è, decisamente, un Paese per vecchi ...

Secondo l'Istat nel 2065 un italiano su 3 sarà over 65 e la popolazione avrà in media 50 anni

29 dicembre 2011

Siamo un Paese per vecchi, con un numero di 'nonni' in graduale aumento negli anni a venire. L'asticella dell'età media, ferma a 43,5 anni nel 2011, si alzerà fino a un massimo di 49,8 anni nel 2059. Dopo tale anno, l'età media è destinata a stabilizzarsi sul valore di 49,7 anni.
La trasformazione della struttura per età della popolazione, fotografata dal rapporto Istat sul futuro demografico del Paese, comporta un marcato effetto sui rapporti intergenerazionali. L'indice di dipendenza degli anziani (cioè il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età attiva - 15-64 anni), oggi pari al 30,9%, cresce fino a un livello del 59,7% nel 2065, senza sostanziali differenziazioni rispetto sia allo scenario alternativo basso (59,4%) sia a quello alto (59,7%).
Particolarmente accentuato entro i prossimi trenta anni è l'aumento del numero di anziani: gli ultra 65enni, oggi pari al 20,3% del totale, aumentano fino al 2043, anno in cui oltrepassano il 32%. Dopo tale anno, tuttavia, la quota di ultra 65enni si consoliderà intorno al valore del 32-33%, con un massimo del 33,2% nel 2056.

E se da un lato aumentano le 'tempie grigie', dall'altro cala il numero di giovanissimi. La popolazione fino a 14 anni di età, oggi pari al 14% del totale, evidenzia un trend lievemente decrescente fino al 2037, anno nel quale raggiunge un valore minimo pari al 12,4%. E la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) evidenzia, nel medio termine, una lieve riduzione, passando dall'attuale 65,7% al 62,8% nel 2026. Nel lungo termine, invece, ci si aspetta una riduzione più accentuata, fino a un minimo del 54,3% nel 2056, anno dopo il quale l'indicatore si stabilizza, con un valore del 54,7% nel 2065, per un intervallo di stima compreso tra il 53,8% e il 55,8%.

Nel frattempo nel 2065 a popolare l'Italia saranno 61,3 milioni di persone, secondo quanto previsto dal report dell'Istat, con un picco di 63,9 milioni nel 2042. Sul versante territoriale si rileva, da parte del Mezzogiorno, uno sviluppo della popolazione in controtendenza rispetto al resto del Paese. Nel Sud e nelle isole si prevedono, in un primo momento, lievi riduzioni di popolazione (rispettivamente, 14 e a 6,7 milioni di residenti entro il 2020). Nel medio e, soprattutto, nel lungo termine il bilancio demografico negativo di queste due ripartizioni tenderebbe a farsi ancor più rilevante, fino a condurne le rispettive popolazioni a 11,3 e 5,5 milioni entro il 2065. Nel Centro-nord, invece, l'Istat prevede un bilancio demografico positivo per l'ampia parte dell'orizzonte previsivo.

Inoltre aumenterà il numero degli stranieri residenti in Italia negli anni a venire. Stando al report dell'Istat sul futuro demografico del Paese, infatti, dagli attuali 4,6 milioni si passerà a 14,1 milioni nel 2065, con una forbice compresa tra i 12,6 ed i 15,5 milioni. Contestualmente, nel periodo 2011-2065 l'incidenza della popolazione straniera sul totale passerà dall'attuale 7,5% a valori compresi tra il 22% e il 24% nel 2065. La collocazione territoriale della popolazione straniera, comunque in crescita ovunque, proseguirebbe ad avvantaggiare soprattutto le regioni del Centro-nord. [Adnkronos/Ign]

 

 

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29 dicembre 2011
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