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L'Italia è indietro nella corsa alla registrazione ai nuovi domini europei ''.eu''

28 febbraio 2006

Il nostro Paese è in ritardo nella corsa alla registrazione ai nuovi domini europei ''.eu''.
Al momento, infatti, l'Italia rappresenta solo il quinto paese per numero di richieste di domini .eu pervenute a Eurid (www.eurid.org, l'organismo che gestisce l'assegnazione dei domini .eu), con una quota pari a un modesto 5,9%.
E' la Germania la nazione al primo posto con il 29,3% delle richieste su 291.135 richieste totali, seguita dai Paesi Bassi con il 16,5%, dalla Francia (10,9%) e dall'Inghilterra (9%).

Secondo Claudio Corbetta, amministratore delegato di Register.it che rappresenta al momento ben il 37% dei domini .eu richiesti dall'Italia, si tratta di una percentuale di richieste ''per certi versi fisiologica, perché nei Paesi che ci precedono in classifica c'è una cultura Internet superiore''. ''Ma ci sono da considerare - aggiunge Corbetta - i fattori burocratici legati alla registrazione dei marchi in Italia''.
Al momento, infatti, l'assegnazione dei domini europei è limitata a istituzioni pubbliche e aziende titolari di marchi registrate. Tuttavia, il 7 febbraio è partita la seconda fase del cosiddetto ''sunrise period'' (il periodo "ristretto"), che allarga il diritto ad aprire un sito con indirizzo Ue anche a altri soggetti, come gli artisti.

Dal 7 aprile prossimo, comunque, ci sarà la liberalizzazione: potranno registrare il proprio nome con il dominio ''.eu'' tutte le persone residenti in uno dei 25 paesi della Ue e qualsiasi impresa ed organizzazione, purché abbia sede legale o d'affari principale nel territorio della Comunità europea.
''Credo che le richieste italiane allora saliranno anche a 100-200 mila e anche la percentuale del nostro Paese sulle domande totali salirà di un po' '', dice Corbetta. E aggiunge: ''E' un'occasione importante per superare la cultura del .com, impresa fallita con altri domini come .biz o .info. Ritengo che diverse aziende decideranno in futuro di trasformare il loro indirizzo "istituzionale" da .com o .it a .eu. Anche nel Gruppo Dada (di cui Register.it fa parte, ndr) stiamo ragionando su questa possibilità''.

Fonte: Corriere.it

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28 febbraio 2006
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