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L'Italia è sgomenta

"E' necessario fermarsi, tutti, in tempo e fare chiarezza in modo sollecito e pacato nelle sedi opportune"

25 gennaio 2011

Quando ci stancheremo di tutte queste storie? Fino a che punto l'indecenza può veramente essere sopportata? Qual'è il punto di saturazione degli italiani? Davanti al pietoso orizzonte che vediamo (e viviamo) quotidianamente sono queste le domande che spontaneamente ci poniamo e rimandiamo a tutti. Dalla casa a Montecarlo alle ville ad Antigua, dalle minorenni alla corte del Cavaliere ai festini hard fatti di sesso, soldi e... "generosità", il Paese da troppo tempo sta di fronte all'indecenza privata aspettando non ci si ricorda più nemmeno cosa, ed è per questo che ci viene naturale domandarci: "Ma deve continuare ancora tutta questa porcheria?". E ce lo chiediamo in termini laici, senza minimamente far ricorso a concetti quali "etica" e "morale", così come laicamente e senza problemi accettiamo l'ormai noioso adagio: "a casa propria ognuno è libero di fare quel che vuole...". Va bene, però non è arrivato il momento di scrostraci di dosso tutto questo pattume?

Ieri, il cardinale Angelo Bagnasco, pronunciando una prolusione di fronte al Consiglio episcopale permanente, ha detto: "Di fronte alle notizie relative a comportamenti contrari al decoro pubblico, il Paese è sgomento e prova un evidente disagio morale". Ecco, mons. Bagnasco, da cardinale parla di "evidente disagio morale", il nostro appunto di prima sottolinea che il disagio provato da molti cittadini non è solo morale.
Nei giorni scorsi era stato lo stesso cardinale ad annunciare che fra i temi al centro della riunione del vertice della Cei in corso ad Ancona, ci sarebbero stati anche il caso Ruby e gli scandali e le inchieste che coinvolgono il presidente del Consiglio. Una parte della relazione è quindi stata dedicata alla vicenda, pur senza entrare nel merito dei fatti ma osservando le conseguenze di quanto sta accadendo sulla vita del Paese. "Si moltiplicano - ha affermato il cardinale - notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci, veri o presunti, di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l'ingente mole di strumenti di indagine". "In tale modo - ha aggiunto - passando da una situazione abnorme all'altra, è l'equilibrio generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l'immagine generale del Paese. La collettività, infatti, guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale".
Per il presidente dei vescovi, quindi, "è necessario fermarsi, tutti, in tempo, fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate".
Bagnasco ha indicato i criteri di fondo che devono presiedere all'azione e al ruolo di chi ha un mandato politico. "Come ho già avuto modo di dire - ha proseguito il cardinale - chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda".

Bagnasco ha messo poi in guardia dalle conseguenze della situazione che vive il Paese. "Dalla situazione presente, comunque si chiariranno le cose, nessuno ricaverà realmente motivo per rallegrarsi - ha affermato il cardinale - né per ritenersi vincitore". Quindi ha aggiunto: "Troppi oggi, seppur ciascuno a modo suo, contribuiscono al turbamento generale, a una certa confusione, a un clima di reciproca delegittimazione. E questo, facile a prevedersi, potrebbe lasciare nell'animo collettivo segni anche profondi, se non vere e proprie ferite". E' "possibile che taluni sottili veleni si insinuino nelle psicologie come nelle relazioni, e in tal modo, Dio non voglia!, si affermino modelli mentali e di comportamento radicalmente faziosi". "Forse che questo - ha concluso Bagnasco - non sarebbe un attentato grave alla coesione sociale? E quale futuro comune potrà risultare, se il terreno in cui il Paese vive rimanesse inquinato?". [Leggi il testo integrale della prolusione (pdf)]

Bene (diciamo), dopo le parole del cardinal Bagnasco e condividendo il fatto che "è necessario fermarsi, tutti, in tempo, fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate", si ha avuto notizia ieri che negli uffici della Procura di Milano sono arrivate le carte relative alle indagini difensive svolte dagli avvocati Niccolò Ghedini e Pietro Longo, difensori di Silvio Berlusconi, nell'ambito del caso Ruby che, ricordiamo, vede il premier indagato per concussione e prostituzione minorile.
Tra le carte inviate dai legali del Cavaliere ci sono gli 'interrogatori' effettuati nell'ambito delle indagini difensive a circa una ventina di persone. Le persone ascoltate dai legali sarebbero in gran parte ragazze invitate in passato alle serate organizzate per il presidente del Consiglio nella sua residenza ad Arcore. E' quanto si apprende negli ambienti giudiziari dove gli inquirenti stanno esaminando "con attenzione" tutto il materiale inviato, circa una settantina di pagine.
L'orientamento dei pm che chiederanno il processo con giudizio immediato per il presidente del Consiglio, non cambia. Per la formalizzazione della richiesta di processo al gip ci vorranno non meno di una decina di giorni, a causa anche di problemi organizzativi. In procura assicurano di aver da tempo esaminato anche i problemi giuridici relativi al rito immediato. Come giurisprudenza contraria, ci sarebbe una sola sentenza della Cassazione secondo cui non si può chiedere il rito immediato quando c'è di mezzo un reato come la prostituzione per il quale si può procedere con la citazione diretta. Ma poichè i magistrati milanesi ritengono che la prostituzione minorile è connessa con il "reato trainante" di concussione, reato per cui è possibile chiedere la procedura alternativa.

Intanto, sul fronte politico, Massimo D'Alema, intervenuto in un programma radiofonico, ha sottolineato: "Il premier ha mentito al paese: ha detto che non ha mai pagato una donna, che non ha mai avuto rapporti con minorenni... In un paese civile chi mente non può guidare un paese". D'Alema ha ricordato anche la telefonata in Questura: "Berlusconi ha ingannato le forze dell'ordine non è compatibile con un'idea minima di sicurezza" ed inoltre, ha concluso, "il fatto che Berlusconi non si sia presentato ai pm dimostra l'imbarazzo di fronte all'evidenza schiacciante di prove".
Gianfranco Fini, intervenendo ad un incontro del suo partito, ha detto che della "vicenda Ruby" preferisce non parlare "ma prima viene archiviata e meglio è, e l'unico modo è che la magistratura vada avanti, faccia ciò che deve fare, accerti ciò che è accaduto". "L'Italia - ha proseguito il presidente della Camera - ha bisogno di un altro centrodestra che abbia "senso dello Stato e rispetto per le istituzioni. Io credo che sia profondamente sbagliato, come in molte circostanze fa il presidente del Consiglio, scagliarsi contro tutte quelle istituzioni che, in ragione dell'autonomia di cui godono, non sempre si trovano ad avere posizioni coincidenti con quelle dell'esecutivo". "Il senso dello Stato vuol dire rispettare le altre istituzioni, rispettare quelle istituzioni che in primis garantiscono la legalità", ha rimarcato. Il senso dello Stato, per Fini, "vuol dire garantire che non solo la legge è uguale per tutti ma che chi sbaglia paga".

Purtroppo, se così vogliamo dire, la serata di ieri si è conclusa con l'ennesimo spettacolo... dicamo, poco edificante. Silvio Berlusconi, infatti, irrompendo ancora una volta durante una trasmissione televisiva, nella fattispecie "L'Infedele" di Gad Lerner su La7, ha vomitato una lunghissima serie di insulti nei confronti del conduttore.
"Una trasmissione disgustosa, con una conduzione spregevole, turpe, ripugnante. Un postribolo»". Con queste parole il presidente del Consiglio ha apostrofato la trasmissione. Il premier, a sorpresa, ha telefonato in diretta in trasmissione, quasi verso la mezzanotte, e subito dopo i saluti è passato all'attacco: "Mi hanno chiamato invitandomi a sintonizzarmi sull'Infedele. Sto vedendo una trasmissione disgustosa, con una conduzione spregevole, turpe, ripugnante".
Gad Lerner, senza perdere il contegno, ha risposto in maniera molto dura: "Ha già insultato abbastanza, perché non va dai giudici invece di insultare?". Ma Berlusconi non si è fermato ed ha accusato il giornalista di avanzare "tesi false e distorte, lontane dalla realtà". Lerner ha dunque provato la via istituzionale: "Essendo lei anche il mio presidente del Consiglio la invito a moderare i termini". Ma Berlusconi senza manco ascoltare è partito con una accorata difesa di Nicole Minetti, l'igienista dentale che proprio lui aveva imposto nel listino blindato del presidente Formigoni alle scorse elezioni amministrative in Lombardia, e che ora siede in consiglio regionale ma si trova anche indagata per induzione e favoreggiamento della prostituzione nell'inchiesta sul caso Ruby. Berlusconi ha spiegato a Lerner che "Nicole Minetti è una splendida persona, intelligente, preparata e seria [...] Si è laureata con 110 e lode ed è di madrelingua inglese". Lerner ha chiesto quindi se tutto ciò basta per "saltare la gavetta politica". Ma i toni si sono fatti sempre più scomposti. In mezzo a brandelli di frasi si è sentito Berlusconi dire qualcosa sulle "cosiddette signore presenti in studio". Frase che ha irritato Gad Lerner che furibondo ha risposto: "le signore non sono cosiddette e se lei le chiama cosiddette è un cafone". Berlusconi ha chiuso il suo intervento a senso unico invitando "cordialmente l'onorevole Zanicchi (Iva Zanicchi era presente tra gli ospiti, ndr) ad alzarsi e venire via da questo incredibile postribolo televisivo". Ma Iva Zanicchi non se n'è andata.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica.it, Corriere.it]

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25 gennaio 2011
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