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L'Italia è una Repubblica...

Operaio disoccupato si uccide. Perché c'è chi non riesce a vivere senza la dignità che solo il lavoro può dare

11 febbraio 2013

Ecco cosa succede tra la gente. Ecco cosa può portare la crisi. Ecco cosa dovrebbero veramente attenzionare i politici... 
Trapani, Venerdì 8 Febbraio 2013. Si è suicidato lasciando le sue ultime parole scritte su un pezzo di carta infilato tra le pagine della Costituzione italiana Giuseppe Burgarella, operaio disoccupato di 61 anni. "L’articolo 1 della Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro…" ha scritto, insieme alla lista dei morti per suicidio a causa della mancanza di lavoro che negli ultimi anni aveva ricopiato dalle cronache, aggiungendo alla fine della lista il suo. A fianco, ancora una frase: "Se non lavoro non ho dignità. Adesso mi tolgo dallo stato di disoccupazione".
Ha lasciato la vita, fatta di impegno nel direttivo locale del sindacato Cgil, impiccandosi a una trave nella sua casa di Guarrato, poco più di mille abitanti nel Trapanese.
Prima di giungere all’estremo gesto Burgarella, che aveva lavorato sin da ragazzo come muratore prima di conoscere il dramma della disoccupazione, aveva scritto una lettera al presidente della Repubblica Napolitano e al segretario nazionale Cgil, Susanna Camusso.
Nelle missive aveva messo nero su bianco tutto il suo disagio, una sofferenza mai spenta e che non riusciva più a tenere per sé. "L'articolo 1 della Costituzione dice che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. E allora perché lo Stato non mi aiuta a trovare lavoro? Perché non mi toglie da questa condizione di disoccupazione? Perché non mi restituisce la mia dignità?". Fino alla minaccia finale. "E allora se non lo fa lo Stato lo debbo fare io...".

Ieri, alle 8.30 di il fratello lo ha trovato impiccato. Gli accertamenti dei carabinieri di Trapani escludono piste "altre": né debiti, né malattie incurabili, né movente sentimentale. Certo, Burgarella da qualche mese era entrato in uno stato di depressione. All'ultima assemblea degli edili della Cgil trapanese, però, era la fine dell'anno, aveva preso la parola. Se lo ricordano per nulla rassegnato, ancora pronto a battersi per uscire dalla condizione da cui "nessuno riesce a togliermi. E come me tanti lavoratori che qui sono rimasti a casa".
"Non abbiamo compreso fino in fondo la sua situazione, non lo abbiamo saputo aiutare", dice Franco Colomba della Fillea di Trapani. "Qui nel profondissimo Sud, soprattutto in piccole realtà periferiche, la mancanza di lavoro è drammatica - dice ancora Colomba - e finisce per emarginare. Toglie la dignità, porta alla disperazione e, purtroppo, anche alla morte".
Il gesto tragico di Giuseppe Burgarella, una protesta estrema... "Sembrava forte, si sentiva protagonista e quello che ha lasciato scritto lo testimonia. Il fatto di non averlo saputo aiutare ci segnerà per tutta la vita. Ma sono convinto che lui voleva che se ne parlasse. Per evitare che altri facciano la sua fine".

[Informazioni tratte da Corriere del Mezzogiorno, Repubblica.it]

 

 

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11 febbraio 2013
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