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L'Italia guidi il mondo contro la pena di morte

Un mondo senza pena di morte è possibile, solo con la volontà dei governi

03 maggio 2007

Togliere la vita a chi ha tolto la vita. Punire un uccisione con un'altra uccisione. L'arcaica concezione dell'''occhio per occhio, dente per dente'' non può essere il cardine della Giustizia di una civiltà avanzata, e invece... 
Solo nel 2006 sono state almeno 1.591 le persone messe a morte in 25 paesi. Almeno 3.861 imputati sono stati condannati a morte in 55 paesi.
Una contabilità in difetto, secondo Amnesty International, soltanto la punta di un iceberg.
L'anno scorso il 91% di tutte le esecuzioni conosciute è avvenuto in sei paesi: Cina, Iran, Pakistan, Iraq, Sudan e Stati Uniti d'America. Il Kuwait ha il più alto numero di esecuzioni pro capite al mondo, seguito dall'Iran. In quest'ultimo paese sono state 177 le persone condannate. Nel Pakistan 82, in Iraq e in Sudan almeno 65. Nei civilissimi Stati Uniti d'America, ci sono state 53 esecuzioni in 12 Stati
Nel 2006 le esecuzioni in Iran sono quasi raddoppiate rispetto all'anno precedente. Il Pakistan ha fatto un salto in avanti nella classifica dei paesi che più usano la pena di morte. In Sudan si teme che il dato effettivo possa essere più alto di quello raccolto. L'Iran e il Pakistan sono stati gli unici due paesi in cui, in violazione del diritto internazionale, sono stati messi a morte minorenni all'epoca del reato, rispettivamente quattro e uno.

L'anno scorso in Africa, solo sei paesi hanno compiuto esecuzioni. In Europa, la Bielorussia è l'unico Stato che continua a ricorrere alla pena capitale, mentre gli Usa restano il solo paese delle Americhe ad aver eseguito condanne a morte dal 2003.
L'Iraq si è aggiunto alla lista dei leader mondiali delle esecuzioni. L'uso della pena di morte in questo paese è cresciuto rapidamente dopo la reintroduzione, avvenuta a metà del 2004. Da allora, vi sono state oltre 270 condanne a morte e almeno 100 esecuzioni: nessuna nel 2004, tre nel 2005. Quanto al 2006, le immagini dell'impiccagione di Saddam Hussein a dicembre hanno sviato l'attenzione dalla drammatica escalation delle esecuzioni, con oltre 65 persone messe a morte nel corso dell'anno, tra cui due donne.
Sono tutte cifre e dati che Amnesty ha potuto raccogliere dalle informazioni pubbliche disponibili, quindi parziali. Per esempio altre fonti attendibili, infatti, suggeriscono che in Cina, l'immenso Paese in frenetica ripresa economica, e dove si viene messi a morte per un numero impressionante di reati, siano stati tra i 7.500 e gli 8.000 le persone che hanno subito la pena capitale lo scorso anno.
Ovviamente è difficile stabilire anche il numero effettivo di prigionieri condannati a morte e in attesa di esecuzione nel mondo. Alla fine del 2006, una stima del numero può essere fissata tra 19.185 e 24.646. Un'approssimazione basata su informazioni provenienti da organizzazioni per i diritti umani, dai mezzi di comunicazione e da informazioni governative non sempre complete, soprattutto se provenienti da paesi dove l'applicazione della pena di morte è considerata segreto di Stato.

Quello sulle condanne a morte eseguite è un elenco di orrori a cui mancano volti e parole ma che proprio per questo non può essere letto come una statistica. Ogni numero significa una vita in meno tolta con la decapitazione (Arabia Saudita e Iraq), la fucilazione (Bielorussia, Cina, Somalia, Taiwan, Uzbekistan, Vietnam), impiccagione (Egitto, Giappone, Giordania, Iran, Pakistan, Singapore), iniezione letale (Cina, Filippine, Guatemala, Thailandia, Usa), lapidazione (Afghanistan, Iran), sedia elettrica (Usa), pugnale (Somalia).

Sempre lo scorso anno, le Filippine sono diventate il 99° paese ad aver abolito la pena di morte per tutti i reati, molti altri, tra cui la Corea del Sud, sono vicini all'abolizione. Due paesi hanno eliminato le clausole sulla pena capitale dalla loro Costituzione, la Georgia e la Moldavia. Un paese, il Montenegro, è diventato uno stato membro indipendente delle Nazioni Unite, in precedenza era considerato un unico paese insieme alla Serbia.
Queste ultime informazioni fanno ben sperare che un mondo senza pena di morte è possibile. Possibile se i governi dei Paesi influenti intenderanno dare un segnale di leadership politica.
Questo il nocciolo della dichiarazione di Irene Khan, segretario generale di Amnesty International, che la scorsa settimana è stata a Roma per presentare l'abominevole contabilità del Rapproto sulla pena di morte nel 2006.
Amnesty ha scelto l'Italia e in particolare la sua Capitale perché è da qui che è partito un preciso appello. ''Da questa città - ha sottolineato Irene Khan - chiedo ai governi del mondo intero che si crei una coalizione internazionale, che vada oltre l'Europa, per il cambiamento. Una coalizione che chieda una moratoria universale sulle esecuzioni. Un gruppo di campioni per cambiare, questa è la nostra sfida''. ''Il mondo abolizionista ha a disposizione oggi un'occasione reale e unica nella lotta contro la pena di morte perché stanno arrivando piccoli segnali positivi''. Amnesty ha apprezzato l'iniziativa italiana e il voto europeo che nei giorni scorsi ieri ha fatto sua la ''moratoria'' italiana-radicale. Da qui l'appello della Kahn alla nostra nazione: ''L'Italia si deve mettere alla guida di una coalizione mondiale di stati contro la pena di morte''. Serve una strategia articolata in grado di sostenere il trend abolizionista e ''isolare il nucleo duro dei paesi sostenitori''. Stati Uniti in testa.

''La pena di morte è la forma estrema di punizione crudele, inumana e degradante. E' arbitraria, ha dimostrato di essere inefficace a ridurre la criminalità e perpetua un clima di violenza in cui una giustizia autentica non può mai essere conseguita. La pena di morte dev'essere abolita e una moratoria universale sarà, da questo punto di vista, un importante passo avanti''. ''Abolire la pena di morte nel mondo è possibile e l'Italia può guidare una coalizione globale in grado di raccogliere questa sfida'', ha concluso Irene Khan.

- I dati raccolti da Amnesty sulla pena di morte nel 2006

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03 maggio 2007
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