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L'Italia, la Russia e il nucleare...

Nell'incontro tra Berlusconi e Putin: "Entro la legislatura inizieranno i lavori per le nuove centrali"

27 aprile 2010

"Stima, affetto e amicizia". Sono questi i sentimenti con cui il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha accolto ieri a Villa Gernetto a Lesmo, in provincia di Monza il primo ministro russo Vladimir Putin. "E' sempre un grande piacere parlare con lui delle questioni di politica internazionale. Lo abbiamo fatto questa mattina e lo faremo anche nel pranzo di lavoro successivo. Lui è sempre perfettamente a conoscenza di tutti i dossier dell'Europa e del mondo", ha aggiunto Berlusconi aprendo la conferenza stampa conclusiva del vertice italo-russo.

In cima all'agenda dei colloqui c'è stata soprattutto la sicurezza energetica. In particolare il premier ha annunciato che i lavori per la costruzione delle nuove centrali nucleari "inizieranno entro la legislatura". Berlusconi ha spiegato come "non si possa rinunciare al nucleare, una volta l'Italia era all'avanguardia poi il referendum voluto dagli ecologisti estremi ha fatto chiudere le centrali. Oggi non è più possibile pensare di stare fuori dal nucleare. Abbiamo fatto un accordo con i francesi che producono l'80% del loro fabbisogno con il nucleare". "Quanto al luogo delle centrali - ha spiegato il premier - adesso nessuno vuole averle nel proprio comune e nella propria provincia mentre il 54% è comunque favorevole al nucleare. Dobbiamo lavorare per convincere persone della sicurezza delle centrali, solo allora potremo parlare di luoghi e per questo ho anche attivato la tv pubblica perche raccolgano le esperienza dei cittadini francesi. In Francia fanno la guerra per avere le centrali nucleari nei propri comuni perché portano lavoro", ha aggiunto Berlusconi.
Sempre sul tema energia, il presidente del Consiglio ha poi espresso "grande soddisfazione" per l'accordo firmato ieri dall'Enel con la società russa Inter Rao Ues. "E' un accordo importante sia per le produzioni tradizionali che per il nucleare. E' coinvolta la centrale di Kaliningrad e l'accordo riguarda anche la distribuzione nei paesi dell'Est. In questo modo Enel ampia la sua presenza", ha affermato.
Per quanto riguarda invece l'inizio del gasdotto Southstream il presidente del Consiglio ha ribadito che è previsto per il 1° semestre del 2012. "Si tratta di un grande progetto - ha detto il premier - a cui partecipa Eni insieme a Gazprom". "Viste le difficoltà con l'Ucraina, un Paese che non ha ancora una sua stabilizzazione politica, il progetto Southstream rassicura molti Paesi dell'Est e anche noi di non rimanere al buio. Dalla Russia noi importiamo il 30% del gas e il 23% del petrolio. La collaborazione tra Gazprom ed Eni potrà anche riguardare altri Paesi, in particolare l'Africa perché non è possibile che la Cina assorbisca tutta questa potenzialità", ha concluso il premier.

Sul fronte dell'economia, purtroppo "abbiamo registrato un calo di quasi il 30% dei movimenti tra noi e la Russia, una flessione legata alla crisi. Speriamo che la ripresa possa fare tornare l'interscambio commerciale ai livelli del 2008", ha rimarcato Berlusconi. Putin, dal canto suo, ha auspicato che Russia e Italia ripristinino i livelli pre-crisi: "E' stato un segnale serio. Ora bisogna attivare dei passi per ristabilire il nostro interscambio'', ha affermato il primo ministro della federazione russa ricordando oltre l'energia, l'importanza della cooperazione anche nel settore metalmeccanico, nella chimica, nell'aerospazio, nell'elettronica, nella metallurgia e nelle alte tecnologie.
Infine una promessa ribadita. Il governo russo nell'ambito degli accordi presi con il nostro Paese ha garantito uno stanziamento di 7,2 milioni di euro per il restauro della chiesa di San Gregorio Magno e per il restauro anche di Palazzo Ardinghelli. Un impegno nato al G8 dell'Aquila.

All'incontro erano presenti oltre ai premier Berlusconi e Putin,  il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, Guido Bertolaso, il vice premier russo con la delega all'Energia, Igor Secin e il ministro dell' Energia russo Sergey Shmatko. Fra gli imprenditori italiani che hanno partecipato all'incontro: Paolo Scaroni, ad dell'Eni, Fulvio Conti, ad dell'Enel, Marco Tronchetti Provera, presidente del gruppo Pirelli, e il presidente di Gazprom, Alexej Miller.

Greenpeace davanti Montecitorio: "Non cancelliamo Chernobyl" - L'incontro tra Berlusconi e Putin, durante il quale il presidente del Consiglio ha parlato dell'avvio del nucleare in Italia, è avvenuto in un giorno particolare che gli attivisti di Greenpeace hanno voluto ricordare. Ieri, infatti, 26 aprile 2010, è ricorso  il 24esimo anniversario del disastro della centrale di Chernobyl, in Ucraina. Greenpeace, con una manifestazione davanti a Montecitorio con fotografie e striscioni contro il nucleare, ha lanciato un appello al governo italiano per non dimenticare e non commettere gli errori del passato nell'ambito del nucleare.
"Non vogliamo dimenticare e non vogliamo tornare al nucleare - ha detto Andrea Lepore, responsabile campagnia nucleare di Greenpeace - a ventiquattro anni da Chernobyl, la propaganda filo-nucleare continua a sottostimare gli effetti della tragedia di Chernobyl e il numero dei morti causati dall'incidente, il peggiore della storia, Purtroppo la stima dei morti causati dall'incidente è di oltre 200 mila e nessuno di loro deve essere dimenticato".
La propaganda filo-nucleare, afferma Greenpeace, parla di 65 morti, riferendosi a malapena al numero dei lavoratori e soccorritori morti in seguito all'esplosione. Ma l'accademia Russa delle Scienze dimostra che anche le stime del Chernobyl Forum, che indicavano 9 mila morti, erano state troppo caute e che i morti dovuti all'incidente sono oltre 200 mila. "Il governo intende imporre all'Italia il nucleare e si prepara a una campagna di disinformazione sui rischi e i costi di questa pericolosa tecnologia. Così - continua Lepore - non solo dimostra di non curarsi della volontà espressa dai cittadini, ma anche di non avere imparato nulla dagli errori passati".
Le centrali francesi 'Epr' che il governo vorrebbe far costruire in Italia, prosegue l'organizzazione, "sono state dichiarate carenti nel sistema di controllo dalle autorità di sicurezza francese, britannica e finlandese". Inoltre, secondo i documenti resi noti dall'associazione francese 'Sortir du nucleaire', "potrebbero essere pericolose quanto quella di Chernobyl, perché sottoposte al rischio di analoghi incidenti".

L'iniziativa di Greenpeace non è isolata. Anche Legambiente si è mossa per dire ancora una volta 'no' al nucleare in occasione dell'anniversario di Chernobyl. L'associazione, che ha organizzato attività in tutta la penisola all'insegna di 'Liberiamo l'Italia dal nucleare!', ha ricordato che gli italiani hanno già detto "no al nucleare con il referendum abrogativo del 1987" e che il nucleare non garantirà all'Italia il rispetto degli accordi internazionali sui cambiamenti climatici. Oltretutto il nucleare sul quale vorrebbe ripuntare il governo non ridurrà la bolletta energetica degli italiani né tanto meno le importazioni di combustibili fossili.
A seguire la dichiarazione dei senatori del Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. "Il governo Berlusconi - scrivono in una nota - 24 anni dopo il disastro di Chernobyl, sta per imbarcare il Paese in una pericolosa avventura, quella del costosissimo ritorno al nucleare, una vera cuccagna per poche grandi imprese e un cappio al collo per i cittadini italiani che pagheranno di tasca loro miliardi di euro per vedere, forse, tra 15 anni il primo reattore nucleare francese funzionante sul suolo italiano". [Adnkronos/Ing]

Così, tanto per ricordare... - Il 26 aprile del 1986, l'unità numero 4 della centrale nucleare di Cernobyl in Ucraina (all'epoca Unione Sovietica) ha avuto il più rilevante incidente nucleare della storia. Si trattava di un reattore del tipo RBMK, nel quale per rallentare i neutroni e favorire la reazione atomica controllata, si usa la grafite. Questo materiale è costituito da carbonio e una volta incendiatosi è difficilissimo da spegnere.
L'incidente è stato causato da un esperimento: gli operatori volevano verificare se - in caso di perdita di potenza dovuta a qualche malfunzionamento - la centrale fosse stata in grado di produrre sufficiente elettricità per mantenere in azione il circuito di raffreddamento fino all'entrata in azione dei generatori di sicurezza. Il sistema di sicurezza venne deliberatamente disattivato per effettuare il test e la potenza fu portata al 25 per cento della sua capacità. La procedura però non funzionò e la potenza scese sotto l'un per cento. A questo punto, bisognava far crescere di nuovo la potenza lentamente, ma questa procedura avvenne invece in maniera violenta a causa del mancato funzionamento del sistema di sicurezza.
I reattori a grafite (e non solo loro) hanno la caratteristica di aumentare la potenza della reazione nucleare in caso di aumento della temperatura. Ed è proprio questo che è successo: gli operatori hanno perso il controllo del reattore, si è formata una bolla di idrogeno nell'acqua del circuito di raffreddamento e poi una esplosione. La grafite ha preso fuoco per l'elevata temperatura che a 2000 gradi centigradi ha fuso le barre contenenti il combustibile. La grafite ha continuato a bruciare per nove giorni...
Le conseguenze dell'incidente - La maggior parte della radioattività è stata sprigionata nei primi giorni successivi all'incidente. L'area maggiormente contaminata è stimata tra 125 e 146 mila chilometri quadrati e comprende territori di Ucraina, Bielorussia e Russia. Ci sono voluti circa 1800 voli di elicottero per spegnere l'incendio con sabbia e piombo. Nei primi dieci giorni vennero evacuate 130 mila persone in un raggio di 30 chilometri; in totale gli evacuati sono stati oltre 175 mila. Degli operatori presenti e intervenuti - 134 persone fortemente irraggiate - 31 sono morti poco tempo dopo l'incidente. Le persone coinvolte nelle diverse operazioni svoltesi fino al 1989 - i cosiddetti "liquidatori" - sono state un numero stimato tra 600 mila e 800 mila. Quanti di loro si siano poi ammalati e deceduti è una questione controversa. Per il Rapporto del Forum Cernobyl le stime dei morti possono essere diverse migliaia. Secondo le agenzie governative delle tre repubbliche ex sovietiche i liquidatori morti nel corso del tempo sono stati circa 25 mila. Altri studi indicano invece un numero decisamente maggiore.

 

 

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27 aprile 2010
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