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L'Italia nel mirino del terrorismo. Il ministro della Difesa lancia l'allarme: ''allerta nel periodo elettorale''

21 marzo 2006

Il ministro della Difesa, Antonio Martino, intervenendo ai ''Confronti Adnkronos'' al Palazzo dell'Informazione, ha lanciato l'allarme: ''Non può essere esclusa l'eventualità di attentati in Italia alla vigilia delle elezioni''. Il responsabile della Difesa, intervenuto alla trasmissione, condotta da Alessia Lautone, e dove hanno partecipato Carlo Mercuri de ''Il Messaggero'', Francesco Grignetti de ''La Stampa'' e Marco Mazzù, dell'agenzia Adnkronos, ha parlato quindi del rischio terrorismo che l'Italia potrebbe correre in prossimità della consultazione elettorale, ma  anche del rientro dell'esercito italiano dall'Iraq, spiegando che entro fine anno si potrà dire ''missione compiuta''.

Sulla questione terrorismo in Italia, secondo il ministro ''quanto accaduto in Spagna ci ha insegnato che il terrorismo internazionale ama influenzare gli esiti politici dei nostri confronti democratici''. Tuttavia, ha aggiunto Martino, ''nessun italiano degno di questo nome reagirebbe ad un attentato chiedendo la fuga dei nostri soldati. Se questo accadesse, ricompatterebbe il paese senza nessuna esitazione''.
Il ministro ha poi precisato che entro la seconda metà dell'anno il numero dei soldati italiani in Iraq ''sarà dimezzato. Ad agosto scorso i militari a Nassiryia erano 3.200. A settembre 2.900, a gennaio 2.600, a maggio 1.600 e saranno 1.500 ad agosto prossimo. A mano a mano che si stabilizzeranno i risultati prefissati vi sarà una ulteriore riduzione fino a dichiarare entro l'anno missione compiuta e ponendo termine alla missione 'Antica Babilonia'. Ciò non significa che abbandoneremo l'Iraq. Significa che passeremo da una missione militare ad una missione civile. Undicimila poliziotti iracheni sono stati addestrati dai militari italiani''.
Dello stesso parere Umberto Ranieri, vicepresidente Ds della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, per il quale un governo di centrosinistra dovrà lavorare nella stessa direzione indicata dal ministro della Difesa per un rientro dei militari dall'Iraq entro il 2006, e per ''trasformare la nostra presenza in Iraq'', dove ''a prevalere deve essere il tratto civile, il sostegno alla ricostruzione istituzionale, economica e civile dell'Iraq''.

Il ministro Martino si è poi pronunciato sulla questione iraniana: ''L'antisemitismo - ha detto - può produrre tragedie enormi. Chi non ricorda la storia è condannato a ripeterla. La leadership iraniana si propone di spazzare via lo stato di Israele. Si stanno dotando di capacità nucleare e saranno in grado di rappresentare un rischio enorme. Il nostro governo utilizzerà tutte le risorse possibili per via diplomatica. Ma se questo non dovesse avere successo, si assumerà le responsabilità che competono a un grande Paese''.

- ''Fuoco e fiamme sull'Italia'' (Corriere.it)

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21 marzo 2006
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