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L'Italia nella corsa agli Academy Awards come ''miglior film straniero'' si gioca Tornatore un'altra volta

27 settembre 2007

''La sconosciuta'' di Giuseppe Tornatore rappresenterà l'Italia nella corsa all'Oscar come miglior film straniero. All'ottava votazione della commissione, il film di Tornatore si è imposto per otto voti a sette su ''Mio fratello è figlio unico'' di Daniele Luchetti. Nella rosa dei candidati, c'erano anche ''Saturno contro'' di Ferzan Ozpetek, ''La ragazza del lago'' di Andrea Molaioli, ''Sole nero'' di Krzysztof Zanussi e ''Rosso come il cielo'' di Cristiano Bortone
La pellicola di Tornatore, vincitrice di quattro Nastri d'Argento e 5 David di Donatello, sulla strada verso la nomination agli Academy Awards dovrà vedersela con rivali quotati, quali il film di animazione ''Persepolis'' di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud per la Francia, ''The Living'' di Roy Andersson per la Svezia e ''Ai confini del paradiso'' (Auf der anderen Seite) di Fatih Akin per la Germania.

Nel film del regista di Bagheria, già vincitore dell'Oscar nel 1990 con ''Nuovo cinema paradiso'', la bella Irena (Kseniya Rappaport), è una donna che non sorride mai. E ha i suoi buoni motivi: venuta dall'Ucraina in Italia 12 anni fa, è passata nell'inferno della prostituzione. Quando sembra essersene liberata - ma non nei suoi incubi e nelle sue ossessioni, che nel film passano come flash back di torture e sevizie di ogni tipo - ha un solo, strano obiettivo: andare a lavorare a servizio dalla famiglia di gioiellieri Adacher (Pierfrancesco Favino e Clauda Gerini) che vivono insieme alla figlia Tea in una città del Nord (un'irriconoscibile Trieste). Pur di raggiungere questo scopo, Irena è capace di tutto, anche di far cadere dalle scale la povera donna di servizio della ricca famiglia (Piera degli Esposti). E alla fine riuscirà a diventare la tata di fiducia della piccola Tea e una domestica insostituibile tanto è perfetta. Il perché di tanto accanimento da parte della donna si scoprirà solo alla fine del film, mentre quegli incubi di tremende violenze subite diventeranno realtà con la riapparizione del suo aguzzino Muffa (un Michele Placido in versione pelata e diabolica). Irena è alla ricerca di uno dei tanti figli che Muffa gli aveva fatto vendere per realizzare denaro, per sfruttarla anche con questo mezzo, come d'altronde aveva fatto con tante sue compagne di disgrazia. Ma quando Irena pensa di aver davvero trovato nella piccola Tea quella figlia che le era stata strappata subito dopo il parto, scoprirà che la maternità biologica non sempre è quella che conta. E che si può amare come una madre chi non è il proprio figlio.

 

 

 

 

 

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27 settembre 2007
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