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L'Italia protagonista, la Sicilia in prima linea

Il governo italiano ha espresso agli Usa una chiara volontà di protagonismo nel Mediterraneo

28 giugno 2014

Ruolo fondamentale dell’Italia nella stabilizzazione della Libia e nella crisi mediorientale. E la Sicilia, di conseguenza, in prima linea. I droni sono partiti per i luoghi caldi del Nord Africa ed a ridosso dell’Iraq conquistato dai jihadisti iracheni ormai alle porte di Damasco. La controffensiva in Iraq, affidata alle truppe di Maliq, rafforzate dal sostegno, solido ma sottotraccia, di Iran e Usa, non si è ancora materializzata. Anche la pacificazione della Libia è ancora una mera ipotesi, ma l’una e l’altra marciano di pari passo nelle conversazioni fra le potenze occidentali.

La visita del ministro della Difesa italiano, Roberta Pinotti, al Pentagono ha segnato un passaggio importante. Non è più la Casa Bianca a incoraggiare un ruolo di primo piano all’Italia nel Mediterraneo, ma è l’Italia ad esprimere una volontà di protagonismo, soprattutto in Libia, dove gli interessi italiani sono molto forti, e vanno dal petrolio all’esodo dei migranti verso le coste siciliane.
Roberta Pinotti aveva, evidentemente, un mandato chiaro da Matteo Renzi: il governo italiano è convinto che solo il controllo del territorio, le coste libiche, può fermare l’esodo, e mettere fine all’operazione Mare Nostrum, che rischia di trasformare l’intervento umanitario in un "incentivo" per mettere in mare i barconi della morte. Le elezioni politiche appena concluse in Libia, i risultati non sono ancora noti, dovrebbero consentire la formazione di un governo legittimo più autorevole, ma non serviranno, da sole, per pacificare il paese e fermare i mercanti di morte.
Il nascente governo libico non dispone di risorse e mezzi in grado di effettuare un’azione di polizia efficace. Dovrebbe combattere un esercito, non bande di predoni, e non ha i numeri per farlo.

La volontà espressa dal ministro della Difesa italiano prelude pertanto ad una svolta. Roberta Pinotti ha chiesto, tuttavia, che accanto l’assunzione di responsabilità da parte dell’Italia sia garantita da un formale assenso delle potenze occidentali. Un mandato chiaro, dunque, ed un sostegno concreto. In prima fila, ma sapendo di potere contare sugli amici.
La controffensiva in Iraq e la guerra civile in Siria sono gli altri due tasselli delle gravi turbolenze mediorientali. Sulla carta non dovrebbe esserci alcun legame fra i conflitti interni fra i clan libici e il resto, ma non è così: la forte presenza jihadista mette insieme tutto. C’è la grande preoccupazione che in Iraq possa nascere il califfato jihadista, un Afghanistan sulla sponda del Mediterraneo, con innegabili conseguenze destabilizzanti per la Libia. Ecco perché fra Usa e Italia si cerca una soluzione comune.
Aspettiamoci, dunque, se non un’estate calda, un autunno rovente. E la Sicilia, naturalmente, in prima linea. [Fonte: SiciliaInformazioni.com]

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28 giugno 2014
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