L'Italia sul fronte afghano e le richieste di George W. Bush: ''Gli alleati condividano i rischi della guerra''
Quella del vicepremier e ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, a Kabul era una visita molto attesa, forse più dall'Italia che dall'Afghanistan.
Ieri D'Alema ha prima di tutto salutato le truppe italiane, ha poi incontrato il presidente afghano Hamid Karzai, il ministro della Giustizia Sarwar Danesh, e i familiari di Adjmal Naqshbandy, l'interprete di Daniele Mastrogiacomo, ucciso dai talebani.
Il primo appuntamento è stato, come detto, con le truppe italiane di stanza a Camp Invicta. Quello del contingente ItalFor, ha detto D'Alema, è ''un impegno difficile, in cui sembra ancora lontano l'obiettivo della piena pacificazione dell'Afghanistan''. Ai soldati il capo della Farnesina ha ricordato che la loro ''non è soltanto una missione militare, ma un impegno civile di ricostruzione e di assistenza''. ''Il Paese è con voi - ha aggiunto -, l'Italia vi è vicina ed è fiera del vostro impegno''.
Il ministro ha poi voluto sottolineare il fatto che i militari italiani ''sono considerati amici e non come forza militare di occupazione''.
D'Alema è anche tornato sulle ragioni che hanno spinto il governo italiano a inviare elicotteri d'attacco, mezzi corazzati e blindati. ''La situazione resta grave - ha ammesso - abbiamo deciso di inviare più mezzi per la protezione dei nostri militari, dato che questo era necessario di fronte al rischio crescente di attentati terroristici. E non c'è dubbio che questa è la ragione che ci spinge. Dopo ormai molti anni, di fronte al fatto che la pacificazione del Paese non sembra ottenere i risultati sperati, si tratta non solo di garantire la presenza militare indispensabile, ma anche di rilanciare una iniziativa politica''.
Per fare il punto invece sulla situazione di Ramatullah Hanefi, il collaboratore di Emergency sospettato di aver avuto un ruolo nel sequestro di Daniele Mastrogiacomo, il vicepremier, ha avuto un colloquio con il ministro della Giustizia afghano e con il procuratore generale, Abdul Jabbar Sabet. ''Abbiamo chiesto che l'ambasciatore Sequi possa visitare Rahmatullah Hanefi e le autorità afgane ci hanno garantito che ciò avverrà al più presto''. ''Intendiamo seguire il caso ed essere vigili sulla garanzia dei diritti a tutela di Hanefi'' ha aggiunto D'Alema. ''La procedura è ormai conclusa e le accuse saranno rese note a giorni'', ha infine assicurato il presidente Karzai in persona.
E mentre le risposte avute da D'Alema non sono state particolarmente rivelatrici, e la situazione in Afghanistan rimane altamente rischiosa, il presidente americano George W. Bush rivolgendosi ai Paesi Nato impegnati nella missione afghana ha detto che ''I rischi della guerra vanno condivisi''.
''Gli alleati occidentali che hanno truppe in Afghanistan devono condividere gli oneri e i rischi della guerra per raggiungere i nostri traguardi'', ha infatti affermato Bush, durante la visita del segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer in Texas.
Più volte gli Usa e i vertici Nato hanno sollecitato i Paesi come Italia, Francia, Germania e Spagna, non impegnati direttamente nelle operazioni militari contro i talebani, a mutare le ''regole d'ingaggio'' che limitano la possibilità di impiego delle loro truppe nelle aree più a rischio dell'Afghanistan.
''Per rendere efficace il suo operato - ha detto il presidente Usa - la Nato deve trasformarsi in un'organizzazione in grado di affrontare le minacce che le nazioni libere incontrano''. ''L'Afghanistan - ha concordato Jaap de Hoop Scheffer con Bush - è ancora uno dei fronti principali della lotta al terrorismo''.
''Siamo però consapevoli del fatto che l'Afghanistan necessita di molto più che l'azione militare'', ha spiegato ancora Bush. ''Per questo sosteniamo una strategia a lungo termine per aiutare a rafforzare le istituzioni democratiche dell'Afghanistan e aiutare a creare le opportunità economiche che aiuteranno questa giovane democrazia a sopravvivere e a prosperare''.
Il presidente americano ha quindi riaffermato la volontà di limitare le perdite civili causate dal conflitto. Le violenze, specialmente nel sud del Paese, hanno provocato dall'inizio dell'anno la morte di oltre 1.600 persone e creato crescente imbarazzo al presidente di Kabul Hamid Karzai per la sua alleanza con le forze occidentali. Sia Bush che il segretario generale hanno lamentato le perdite di civili nella guerra, molti caduti per incidenti di fuoco amico e fuoco alleato. ''Ma non siamo nella stessa categoria morale, noi e i talebani. Noi non decapitiamo persone, non bruciamo scuole, non uccidiamo maestri. Non mettiamo bombe sulle strade, non mandiamo attentatori suicidi''. ''I talebani - ha continuato Bush - si circondano di civili innocenti e li usano come scudi umani nei loro attacchi, perché non hanno alcun rispetto per la vita umana. Non abbiamo alcuna comprensione per le tattiche dei talebani''.
Dalla richiesta di Bush, quindi, il motivo dell'imminente missione in Europa del Segretario di Stato, Condoleezza Rice, che farà tappa a Berlino, Vienna e Madrid. Sebbene Bush non abbia fatto riferimento a nessun alleato in particolare in ambienti diplomatici a Washington si ritiene che il messaggio sia in primo luogo indirizzato al neo-presidente francese Nicolas Sarkozy, dal quale ci si attendono i primi segnali di convergenza proprio sull'impegno in Afghanistan.
''Gli italiani fanno già la loro parte in difesa della sicurezza e della pace, in Afghanistan e non solo''. Questa la risposta all'Ansa del ministro della Difesa, Arturo Parisi, che gli chiedeva un commento sulla questione.