L'Italia Unita contro il tracollo della Fiat
In 20000 dagli stabilimenti di Torino, Cassano, Pomigliano e Termini Imerese
La previsione contenuta nel piano di ristrutturazione messo a punto dall'azienda è del 26% di operai e il 21% di impiegati in meno negli stabilimenti Fiat entro il 30 giugno 2003.
Previsto per quell'anno un risparmio di un miliardo di euro rispetto al 2002. La Fiat ipotizza inoltre un leggero incremento nella vendita di auto per il 2003.
A Mirafiori, dove sono stati effettuati presidi a tutte le porte, l'adesione allo sciopero è stata tra il 60 e il 70% per la Fiom, mentre per l'azienda ha scioperato il 17% dei lavoratori delle carrozzerie e l'8% delle presse. Alta, sempre secondo la Fiom, la partecipazione alla protesta in tutte le fabbriche dell'indotto e quelle metalmeccaniche della provincia.
A Termini Imerese, dove il rischio chiusura semina fra tutti i cittadini un giustificato panico, la tensione è stata tanta: si è ventilata l'ipotesi di occupare la fabbrica.
La concitazione è stata grande; bloccata la strada d'accesso alla centrale Enel, incendiati cassonetti dell'immondizia, irruzione in municipio lanciando uova contro i componenti della commissione Attività produttive dell'Assemblea regionale, in riunione con una delegazione di consiglieri comunali e sindacalisti.
L'occupazione della fabbrica sembra solo rimandata, mentre si annunciano proteste più cruente.
All'unanimità si grida ''Non si chiude'', e le voci sono quelle dei segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm. A sostenere questo grido anche il presidente della Regione Salvatore Cuffaro, criticato per la mancata partecipazione al corteo, ma che ha risposto che era a Roma proprio per occuparsi del caso Fiat ed ha rassicurato gli operai: "Non vi abbiamo abbandonati".
Ovviamente le parole non bastano più, il 2 dicembre si avvicina inarrestabile, e per quella data 1.900 dipendenti della saranno in cassa integrazione a zero ore.