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L'Italia vìola i diritti umani dei detenuti

La Corte Europea condanna l'Italia punta il dito contro la disastrosa situazione delle carceri

09 gennaio 2013

La Corte Europea per i Diritti Umani con sede a Strasburgo punta il dito contro l'Italia, per la situazione delle carceri e parla di violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani che vieta la tortura o il trattamento disumano o degradante, esortando il nostro paese ad adottare entro un anno di tempo una misura o una combinazione di misure atte a rimediare alle violazioni della Convenzione risultanti dal sovraffollamento delle carceri.

La pronuncia della Corte si basa sui casi di alcuni detenuti condannati a scontare pene detentive nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza e che hanno denunciato il fatto di aver dovuto condividere con altri due carcerati una cella di 9 metri quadrati, e lamentato la mancanza di acqua calda e in alcuni casi di un'adeguata illuminazione delle celle.
Per la Corte, i detenuti in questione sono stati soggetti a trattamento degradante e disumano come risultato del fatto di aver dovuto condividere uno spazio ridotto con altre due persone e che sono stati vittime di discriminazione rispetto ai detenuti che si trovano in condizioni di detenzione migliori.
La Corte ha altresì condannato l'Italia a versare ai detenuti in questione la somma totale di 99.600 Euro oltre ai 1.500 ciascuno per risarcire i costi e le spese sostenute.

La Corte ha deciso di esprimere un "giudizio pilota", per denunciare la situazione delle carceri italiane, definendola "strutturale e sistemica", sulla base del ricorso dei sette. Sono 65.701 i detenuti nelle carceri italiane, di cui ben 25.696 in attesa di giudizio definitivo. Questi i dati, aggiornati al 31 dicembre scorso, del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
Nei 206 istituti di pena del Paese vivono dunque oltre 65mila persone, a fronte di una capienza regolamentare di 47.040 unità. Gli stranieri presenti nei penitenziari italiani sono 23.492. Per effetto della legge 'svuota carceri', approvata nel novembre 2010, che prevede l'esecuzione ai domiciliari dell'ultimo anno di pena, sono usciti dai penitenziari 9mila detenuti (9.005), di cui 2.492 stranieri.

"Interrompere l'infame flagranza da Quinto Mondo nel quale siamo immersi nella cloaca statalista italiana". E' "l'invito rivolto in particolare a Monti, a Bersani e al... leader berlusconiano Bobo Maroni" da Marco Pannella, commentando all'Adnkronos la pronuncia della Corte Europea per i Diritti Umani. "Cosa altro dovremmo ancora fare - chiede Pannella - per decriminalizzare la sostanziale e perbenista criminalità di stampo nazi-comunista per la quale ormai, quasi quotidianamente, siamo non tanto e non solamente condannati ma infamati in Europa e nel mondo?".

Dal Colle è arrivato il duro monito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, secondo cui "la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo rappresenta un nuovo grave richiamo alla insostenibilità della condizione in cui vive gran parte dei detenuti nelle carceri italiane". "Si tratta - ha sottolineato il capo dello Stato - di una mortificante conferma della perdurante incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena, e nello stesso tempo di una sollecitazione pressante da parte della Corte a imboccare una strada efficace per il superamento di tale ingiustificabile stato di cose". "Infatti - ha proseguito - la Corte chiarisce che non spetta ad essa dettare ai singoli Stati le normative penali né i criteri di organizzazione dei rispettivi sistemi penitenziari, ma ribadisce le raccomandazioni venute dal Consiglio d'Europa affinché gli Stati prevedano adeguate misure alternative alla detenzione, riducendo il ricorso alla carcerazione". "In questa direzione il Parlamento avrebbe potuto, ancora alla vigilia dello scioglimento delle Camere, assumere decisioni, e purtroppo non l'ha fatto. La questione - ha concluso Napolitano - deve ora poter trovare primaria attenzione anche nel confronto programmatico tra le formazioni politiche che concorreranno alle elezioni del nuovo Parlamento così da essere poi rimessa alle Camere per deliberazioni rapide ed efficaci".

Il ministro della Giustizia Paola Severino, si è detta "profondamente avvilita ma - ha sottolineato - purtroppo l'odierna condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo non mi stupisce".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign]

 

 

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09 gennaio 2013
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