L'Ocse ha rimarcato quello che gli italiani già sapevano: i salari in Italia sono tra i più bassi d'Europa
Tra gli abitanti dei Paesi appartenti all'Ocse [l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (se vogliamo, l'associazione che raggruppa i Paesi più sviluppati)] gli italiani sono quelli che a fine mese portano a casa un salario che risulta essere fra i più bassi. Con uno stipendio netto annuale di 19.861 dollari, l'Italia si colloca al 23mo posto dietro a Paesi come Spagna e Grecia.
E' quanto si rileva dal Rapporto Ocse sulla tassazione dei salari aggiornato al 2007. La classifica riguarda il salario netto di un lavoratore senza carichi di famiglia ed è calcolato a parità di potere d'acquisto.
Ebbene (anzi, emmale), lo stipendio italiano è ben al di sotto della media Ocse (una media fissata nel 2007 a 24.660 dollari all'anno) e anche della media dell'Unione europea a 15 (26.434).
Le statistiche aggiornate dall'Ocsr rivelano inoltre che il cuneo fiscale, cioè la differenza tra lo stipendio lordo e quello netto, è salito in italia nel 2007 per un lavoratore single al 45,9%, in rialzo dello 0,3% rispetto all'anno precedente: l'Italia si classifica così al sesto posto per il peso del cuneo fiscale tra i maggiori paesi industrializzati alle spalle di Belgio (55,5%), Ungheria (54,4%), Germania (52,2%), Francia (49,2%) e Austria (48,5%). La differenza tra stipendio lordo e netto sale anche per le famiglie monoreddito con due figli: in questo caso il cuneo nel 2007 è del 33,8%, dal 33,3% del 2006.
Secondo i dati Ocse, tra il 2006 e il 2007, le tasse pagate da un lavoratore single sono aumentate di 0,118 punti mentre i contributi trattenuti dalla busta paga a favore dei programmi previdenziali sono cresciuti di 0,227 punti. Sono invece rimasti invariati i contributi pagati dalle azienda a favore dei programmi previdenziali dei dipendenti. In totale le tasse sul reddito, sempre nel caso di lavoratore single, sono ora pari al 14,4% mentre i contributi ai programmi previdenziali sono pari rispettivamente al 7,2% per il lavoratore e al 24,3% per quanto riguarda il datore di lavoro. A paragone, in Francia il cuneo fiscale è pari al 49,2% (con un'incidenza del 9,9% per le tasse sul reddito e pagamenti contributivi rispettivamente del 9,6% per il lavoratore e del 29,6% per le aziende), mentre il Spagna il prelievo totale scende al 38,9% ripartito al 10,8% per le tasse, al 4,9% per il contributo del lavoratore alla pensione e al 23,2% per quello dell'azienda.
Nel caso della famiglia monoreddito con 2 figli a carico, il cuneo fiscale dell'Italia (pari al 33,8%, in rialzo di 0,4 punti rispetto al 2006), è il 12esimo come incidenza fra i paesi Ocse, alle spalle di Ungheria (43,8%), Turchia (42,7%), Grecia (42,6%), Francia (41,9%), Belgio (40,5%), Svezia (39,4%), Austria (37,9%), Finlandia (37,8%), Polonia (37,4%), Olanda (36,6%) e Germania (36,4%). Meglio delle famiglie italiane stanno quelle della Gran Bretagna (28,3%), del Giappone (23,8%), del Canada (19,9%), degli Stati Uniti (18,1%) e dell'Islanda (11,4%).
Tra tutti i numeri raccolti dall'Ocse, solo un dato risulta essere positivo, per quanto modesto, per l'Italia, un dato che viene dal raffronto storico: dal 2000 al 2006 infatti il cuneo fiscale è sceso dello 0,9% con un miglioramento più sensibile per i lavoratori a basso reddito: nel loro caso, il cuneo fiscale è diminuito dell'1,9% mentre per i più ricchi è sceso dello 0,3%. Da segnalare infine che il reddito lordo per un lavoratore single è aumentato nel 2007 del 2,6% a 23.990 euro ma gran parte di questo aumento è stato eroso dall'inflazione (cresciuta del 2%): l'aumento effettivo, al netto delle tasse, è stato così solo dello 0,6% cui tuttavia ha fatto fronte un aumento medio del livello di tassazione dello 0,2%.
[Informazioni tratte da Corriere.it]