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L'odio e la rabbia di Cosa nostra

Dopo la lettera anonima a Nino di Matteo, le minacce dal carcere al pm Del Bene

13 aprile 2013

"Quel magistrato antimafia deve morire"
di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo.it, 11 aprile 2013)

Al palazzo di giustizia di Palermo l'allerta è al massimo livello, come non accadeva da anni. A preoccupare non è solo l'ultima lettera anonima che nei giorni scorsi ha annunciato un attentato contro il pm Nino Di Matteo. Ci sono anche due intercettazioni in carcere, effettuate dalla squadra mobile, a rendere incandescente il clima attorno ai magistrati del pool antimafia: sono dialoghi fra i boss e i loro familiari, che svelano senza mezzi termini la collera di Cosa nostra contro uno dei protagonisti dell'ultima stagione di arresti. E' il sostituto procuratore Francesco Del Bene.
A febbraio, un capomafia della Noce, intercettato, si è sfogato con un familiare: "Quel Del Bene è troppo zelante, deve buttare il sangue, deve morire". Un mese dopo, anche un boss dello Zen ha affidato un altro messaggio inquietante a un parente: "Quel pm è sempre presente in aula, sta rompendo...". Così, attraverso familiari e parenti, gli sfoghi degli ultimi padrini finiti in cella sono arrivati fuori. Ecco perché al palazzo di giustizia c'è preoccupazione. Le due intercettazioni sono state oggetto di una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza presieduta dal prefetto. E la sorveglianza attorno a Francesco Del Bene, affidata ai carabinieri, è stata intensificata.

Del Bene, 44 anni, napoletano, è uno degli "anziani" della Dda di Palermo. Nel 2007, con i colleghi Nico Gozzo e Gaetano Paci, coordinò l'indagine che portò alla cattura dei superlatitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Due anni dopo, c'era ancora Del Bene dietro l'arresto di un altro pezzo da novanta di Cosa nostra, Mimmo Raccuglia. In questi ultimi anni, Francesco Del Bene ha firmato centinaia di richieste di arresto nei confronti di capimafia. L'ultima sua indagine, con i carabinieri e i colleghi Sergio Demontis e Daniele Paci, ha portato ai 37 arresti di lunedì scorso fra San Giuseppe Jato e Partinico (LEGGI). Infine, da mesi, il magistrato segue anche le indagini sulla trattativa mafia-Stato, accanto a Nino Di Matteo, Lia Sava e Roberto Tartaglia.
Le minacce più pesanti restano quelle pronunciate dal boss della Noce: in centro città, il blitz della polizia era scattato a ottobre. Poi, a marzo, Del Bene e il suo procuratore aggiunto, Vittorio Teresi, hanno chiesto al gip altri arresti nel mandamento. Ecco allora spiegato il motivo di tanto odio nei confronti della magistratura. È un momento davvero particolare per la lotta alla mafia. Gli arresti sembrano aver fiaccato Cosa nostra, ma intanto i boss sono tornati a sparare: l'omicidio di Francesco Nangano a Brancaccio viene letto dagli inquirenti come "un segnale preoccupante".

A Nino Di Matteo e a Francesco Del Bene arriva la solidarietà di tutti i magistrati della Procura di Palermo, che hanno sottoscritto un documento. Anche Addiopizzo si mobilita: "E' fondamentale mantenere alta l'attenzione sull'ennesima minaccia, dopo quella di qualche giorno fa al dottor Nino Di Matteo, da non sottovalutare soprattutto perchè avanzata nei confronti di magistrati impegnati in delicate indagini contro la mafia". Il senatore Giuseppe Lumia, ex presidente della commissione parlamentare antimafia, dice: "Da tempo Cosa nostra ha deciso di alzare il tiro per colpire chi è in prima linea nella lotta alla mafia. Ecco perché è importante che la magistratura e le forze dell'ordine non siano lasciate sole".

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13 aprile 2013
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