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L'odissea della Pinar finisce in Sicilia

Dopo giorni drammatici causati da contrasti diplomatici, da Malta dicono: ''Solo disguidi tra amici''

20 aprile 2009

"La situazione è veramente tragica. Tutto deve essere risolto al più presto, queste persone devono essere assolutamente trasportate in strutture adeguate, in ospedali, per essere visitate". Queste le parole dell'inviato de 'Le Iene' Luigi Pelazza che, insieme al giornalista de 'la Repubblica' Francesco Viviano e Karl Hoffman, reporter di una Tv tedesca, in questi giorni sono riusciti a salire a bordo della 'Pinar', la nave porta container turca, rimasta bloccata al limite delle acque territoriali italiane dopo aver soccorso, giovedì scorso, 140 migranti e averli fatti salire a bordo. "Mi hanno detto che sono partiti dalla Libia a bordo di due imbarcazioni cinque giorni fa, poi a una delle due è terminata la benzina e sono stati soccorsi dalla 'Pinar' - ha raccontato Pelazza - per due giorni hanno bevuto solo acqua di mare. Anche se la Guardia costiera ha portato loro dell'acqua, sono disidratati e devono essere visitati in un ospedale - sottolinea - Non c'è panico, comunque, a bordo della nave la gente è calma e rassegnata"...

La drammatica situazione si è fortunatamente sbloccata ieri concludendosi a Porto Empedocle (AG). La Farnesina ha precisato che il ministro dell'Interno Roberto Maroni e quello degli Esteri Franco Frattini, in stretto coordinamento con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, "sono giunti alla determinazione di accogliere in Italia gli immigrati presenti nella nave, tenuto conto della perdurante indisponibilità del Governo maltese malgrado le sollecitazioni rivoltegli dal presidente della Commissione europea Barroso".
La decisione è arrivata dopo il tentativo di Berlusconi di risolvere con Malta la vicenda. Berlusconi ha parlato al telefono sia con il premier maltese Gonzi, sia con Barroso, poi la scelta di sbloccare la situazione sulla base di motivazioni umanitarie. E' stato forte, infatti, l'allarme lanciato dai medici che sono saliti a bordo per alcuni casi di varicella, di persone con febbre alta e disidratate, infreddolite ma importanti anche le pressioni politiche, della Chiesa agrigentina e di diverse organizzazioni, tra cui l'Unhcr. Sulla nave c'era anche il cadavere di una donna incinta, morta prima che il barcone su cui navigava venisse soccorso dall'equipaggio turco.


Foto di Francesco Viviano

Lo sbarco degli immigrati nell'Isola è stato completato stamane. Un gruppo di extracomunitari, circa una ventina, sono giunti su un guardacoste della Guardia di finanza. Altri 90 sono arrivati successivamente alle 10 a bordo della nave 'Danaide' della Marina militare. I restanti 20 erano già stati portanti domenica a Lampedusa, dove è stato sbarcato anche il cadavere della donna. La procura della repubblica di Agrigento ha aperto un fascicolo, ancora contro ignoti, per accertare le cause della morte della donna. L'indagine, avviata dalla polizia di Stato, da agenti della squadra mobile, punta ad accertare le modalità con le quali è deceduta la donna e se vi sono eventuali responsabili.
A Porto Empedocle è stato predisposto dalla Protezione civile un piano socio-sanitario di supporto: una grande tenda da diverse centinaia di metri quadrati, con bagni, docce e servizi sanitari, di prima accoglienza e pasti, oltre a uffici per la polizia. I migranti hanno ricevuto i primi soccorsi e una colazione.

Nel frattempo la nave cargo "Pinar", a differenza di quanto era nei piani, è stata autorizzata ad ancorarsi davanti al porto di Lampedusa perché possa essere prestata assistenza a due membri del suo equipaggio che accusano un malore. Completate le manovra di ancoraggio, sulla 'Pinar' una equipe medica visiterà i due marinai ammalati per valutarne le condizioni.
Il mercantile, che dopo il trasbordo degli immigrati farà rotta verso Sfax, in Tunisia, lascia una scia di polemiche tra Malta e Italia che dovranno essere risolte.

IL BRACCIO DI FERRO TRA ITALIA E MALTA - "Malta pretende l'appoggio della Ue nella questione della Pinar [...] La procedura di soccorso effettuata da Malta è sempre stata la stessa. Abbiamo coordinato tutto come vuole la prassi in situazioni come queste. Ma il porto più vicino è Lampedusa, dunque devono essere trasferiti lì [...] Malta sopporta l'enorme peso del fenomeno dell' immigrazione clandestina. Questo è un problema della Ue, e adesso tocca all'Unione appoggiare Malta in questa situazione". Queste le parole del primo ministro maltese Lawrence Gonzi pronunciate ieri mattina, dopo le dure critiche ricevute dal ministro dell'Interno italiano, Roberto Maroni che ha definito il comportamento del governo maltese: "scorretto e censurabile". Maroni ha annunciato di aver chiesto al commissario Ue per la sicurezza, "una riunione urgente del Consiglio dei ministri dell'Interno per definire una volta per tutte questa annosa questione". La decisione di accogliere la nave, dunque, "è stata assunta - ha spiegato la Farnesina - esclusivamente in considerazione della dolorosa emergenza umanitaria verificatasi a bordo del mercantile, e non deve in alcun modo essere intesa né come un precedente né quale riconoscimento delle ragioni addotte da Malta nella vicenda". "Il ministro Maroni, infatti sta già predisponendo un dettagliato dossier sul caso, che sarà portato agli inizi di questa settimana alla diretta attenzione della Commissione Europea, affinché quest'ultima intervenga per assicurare una soluzione politica".


Foto di Francesco Viviano

Questa mattina il ministro degli esteri maltese Tonio Borg ha fatto sapere che quanto accaduto durante la vicenda della Pinar si può benissimo definire "solo un disguido tra amici". "Malta è soddisfatta - ha affermato Borg - della decisione italiana di accettare gli immigrati in questione. Non sento di dire che Malta ha vinto in questa vicenda, ma nel disguido sviluppato tra amici, nasce la voglia di continuare a discutere e di trovare soluzioni comuni per evitare incidenti come questi. Penso - ha aggiunto Borg - che la decisione dell'Italia di accettare gli immigrati sia stata buona, visto che la situazione è degenerata in una crisi umanitaria".

- "I nostri tre giorni d'inferno" di Francesco Viviano

- "A bordo tra malati e donne incinte" di F. Cavallaro e A. Sciacca

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20 aprile 2009
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