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L'ok dell'Ars alla riforma delle ex Province

Approvato il ddl che adegua la Sicilia alla legge Delrio: ai sindaci di Palermo, Catania e Messina non sarà assegnata di diritto la carica di primo cittadino delle città metropolitane

31 marzo 2016

Con 38 voti a favore e 19 contrari, l'Ars ha approvato il disegno di legge per il completamento della riforma delle ex Province. Forza Italia, Pid-Gs hanno abbandonato l'aula al momento del voto, il M5s e la lista Musumeci hanno votato contro.
L'Assemblea siciliana ha scelto una strada "impervia" per completare la riforma, approvando un disegno di legge che adegua la Sicilia alla legge Delrio soltanto in tre dei quattro rilievi che erano stati mossi dal Consiglio dei ministri qualche mese fa nell'impugnativa di parte della legge che nell'Isola ha sciolto gli enti sostituendoli con i Liberi consorzi e le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

Slitta l'elezione dei presidenti dei Liberi consorzi e dei sindaci metropolitani, mentre i commissari delle ex Province rimarranno in carica fino al 30 settembre. Un emendamento del governo, approvato dall'Ars per il voto delle norme del disegno di legge per il completamento della riforma delle ex Province, stabilisce che l'elezione si terrà in una domenica compresa tra il 30 giugno e il 15 settembre del 2016. La norma originaria fissava la votazione al 30 giugno.

Con 33 voti contrari e 29 favorevoli, l'Ars ha bocciato, con voto segreto, un emendamento del Pd, al testo esitato dalla commissione Affari istituzionali, che assegnava di diritto ai sindaci di Palermo, Catania e Messina il ruolo di sindaco delle città metropolitane. In Sicilia, dunque, il sindaco metropolitano sarà il candidato che otterrà il maggior numero dei voti in un'elezione di secondo livello.
"Mi auguro - ha detto il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone - che non ci siano ulteriori impugnative, neanche se sollecitate dai sindaci".
Ardizzone ha richiamato più volte e in ogni modo, prima e durante la seduta parlamentare, l'Assemblea ad attenersi al rispetto dei quattro rilievi del Cdm e senza inserire nel testo norme aggiuntive. Ricordando, altresì, che l'Ars ha dovuto lavorare in un contesto anomalo in quanto il governo aveva deciso di non appellarsi alla Consulta contro l'impugnativa del Cdm.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it]

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31 marzo 2016
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