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L'ombra del più grande impianto fotovoltaico d'Europa

Il governatore siciliano, Rosario Crocetta: "Qui la mafia non entrerà perché vigileremo con attenzione"

16 settembre 2013

Luci e ombre del maxi-impianto fotovoltaico a Gela voluto da Crocetta
di Saul Caia, Rosario Sardella e Luca Verducci (Il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2013)

"Qui la mafia non entrerà perché vigileremo con attenzione", aveva detto il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, lo scorso giugno durante la posa della prima pietra dell’impianto fotovoltaico più grande d’Europa. Circa 230 ettari di superficie situata in contrada "Zai", a circa 7 km dal centro di Gela, garantirà una produzione energetica di 80 Mw, favorita dall’istallazione di 233 mila pannelli solari apposti sopra le serre.

Il progetto si chiama "ciliegino" e prevede un’investimento di 300 milioni di euro, capitale proveniente dal Cipe e dalle società private Radiomarelli Spa e dalla cooperativa Agroverde di Gela presieduta da Stefano Italiano. Quest’ultimo è stato indagato dalla Procura di Gela nel 2008, che lo accusava di aver "riciclato" capitali provenienti dalle famiglie mafiose. Due anni più tardi viene assolto con formula piena perché "il fatto non sussiste", ma la Procura Generale impugna la causa e riapre la vicenda.

Anche un’altra azienda che partecipa alla realizzazione dell’opera, la Mondello Spa di Emanuele Mondello è finita sotto la lente della giustizia. L’imprenditore gelese si aggiudica con i sub-appalti alcuni lavori nella ricostruzione post-terremoto dell’Aquila. La Dia però segnala alla Procura che tredici dipendenti avevano precedenti penali anche di stampo mafioso, mentre lo stesso imprenditore era stato posto sotto controllo insieme ad altri due pregiudicati «per aver curato nel settore degli appalti pubblici gli interessi del clan Rinzivillo».
Nel 2011 Mondello viene tirato in ballo dal collaboratore di giustizia Carmelo Barbieri, ex boss gelese, il quale riferisce che l’imprenditore «garantiva in continuazione regali economici» ai clan. «I soldi venivano consegnati a Daniele Emmanuello», referente della famiglia mafiosa di Gela, il quale garantiva ai clan che «quell’imprenditore non si doveva toccare».

Nonostante le vicende giudiziarie dei due imprenditori la Regione Sicilia ha dato il benestare all’opera. Crocetta non nega che «un imprenditore che viene estorto è comunque un imprenditore che entra in contatto con la mafia», specificando però «che se quest’ultimo si ribella e denuncia» automaticamente si riscatta, e collaborando con la giustizia ha quindi «diritto al credito».

- GUARDA LA VIDEOINCHIESTA

- In Sicilia il più grande impianto agro-fotovoltaico d'Europa (Guidasicilia.it, 30/05/13)

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16 settembre 2013
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