L'ombra del potere - The Good Shepherd
De Niro, alla sua seconda regia, tenta di raccontare l'oscura storia della CIA
Noi vi segnaliamo...
L'OMBRA DEL POTERE - THE GOOD SHEPHERD
di Robert De Niro
Edward Wilson è un patriota che conosce il significato e il valore della parola segretezza, e che ha fatto della discrezione la sua ragione di vita, dopo una tragica e privilegiata infanzia. In virtù della sua intelligenza, della sua reputazione immacolata e della sua incrollabile fiducia nei valori fondanti dell'America, Wilson diventa il candidato ideale ad una carriera nel mondo dello spionaggio. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il giovane idealista viene assunto presso l'Ufficio Servizi Strategici (OSS), antesignano della CIA, una decisione che cambierà per sempre il corso della sua vita e modificherà la configurazione geopolitica del mondo fino ai giorni nostri. Essendo uno dei fondatori della CIA, e lavorando nel cuore dell'organizzazione dove la doppiezza è una dote fondamentale e dove nulla è quello che sembra, l'idealismo di Wilson verrà lentamente eroso dalla sua natura sempre più sospettosa che rispecchia un mondo che sta per entrare nella decennale paranoia della Guerra Fredda.
Tit. Orig. The good shepherd
Anno 2006
Nazione Stati Uniti d'America
Distribuzione Medusa
Durata 167'
Regia Robert De Niro
Sceneggiatura Eric Roth e Robert De Niro
Con Robert De Niro, Alec Baldwin, John Turturro, William Hurt, artina Gedeck, Matt Damon, Billy Crudup, Angelina Jolie
Genere Thriller / Drammatico
Piccoli segreti sporchi: De Niro scopre la CIA
E' dai primi anni 1990 che l'attore, regista e produttore Robert De Niro conduce approfondite ricerche sul tema al centro del suo secondo film Bronx. ''Bob si è sempre da regista dopo il successo ottenuto nel 1993 con interessato di politica estera e soprattutto della maniera in cui vengono raccolte le informazioni'', racconta la produttrice della Tribeca Films e di The Good Shepherd, Jane Rosenthal. Al contempo però, l'attore premiato con l'Oscar non aveva nessuna intenzione di dirigere un tipico film di spionaggio ma voleva realizzare un film che portasse allo scoperto le fondamenta stesse dei servizi segreti e raccontasse al pubblico in che maniera questi uomini nella gran parte dei casi coperti dall'anonimato, hanno controllato il nostro mondo, con enormi costi personali e professionali.
Un amico che era al corrente dell'interesse di De Niro per la CIA lo ha presentato a Milt Bearden, un veterano della CIA ormai in pensione, che è diventato poi il consulente tecnico sul film. L'ex agente segreto, che ha gestito le operazioni condotte dalla CIA in Afghanistan nella metà degli anni 1980, ha accettato di accompagnare De Niro in giro per l'Europa e l'Asia per un viaggio ''di studio'' sui lati più nascosti delle attività di intelligence e spionaggio.
Dai più remoti angoli dell'Afghanistan fino alla frontiera nord occidentale del Pakistan - passando per Mosca - De Niro e Bearden hanno compiuto dei lunghi viaggi con l'obiettivo di assicurare al film la veridicità e il realismo che De Niro desiderava. Nei suoi viaggi con Bearden e nel corso delle ricerche condotte insieme, De Niro è entrato in contatto con informazioni che pochissimi non addetti ai lavori conoscono ''Credo che di poter affermare con certezza che tra i non addetti ai lavori, Bob è di gran lunga quello che conosce meglio di chiunque altro la CIA e le persone che ci lavorano, e mi riferisco agli uomini della mia generazione e di quella precedente'', commenta Bearden.
Autore di diversi libri sulla CIA, Bearden spiega in che modo è riuscito a mettere De Niro al corrente di alcuni dettagli coperti dal più stretto riserbo e relativi alle operazioni di intelligence degli Stati Uniti, senza mettere a repentaglio o svelare l'identità degli uomini e delle donne che ancora oggi ci lavorano. ''La regola numero 1 è stata: Non fare nulla che possa fare del male a qualcuno o metterlo in pericolo e non fare nulla che possa complicare ancora di più il lavoro che quelle persone stanno cercando di fare'' [...]
La critica
''Storia di un patriottico mascalzone, 'L'ombra del potere' (in originale 'The Good Shepherd', il buon pastore) di Robert De Niro, pare il seguito di 'The Good German'. All'austera cinefilia di Soderbergh, De Niro oppone maggiori mezzi, ma ottiene minori esiti. La sceneggiatura di Eric Roth - che risale a una dozzina d'anni fa - procede di anacronismo in incongruenza. Intrigo-chiave della vicenda: l'immagine di un letto con zanzariera e radio-sveglia sul comodino. Il segreto dello sbarco nella Baia dei Porci (Cuba) sarebbe stato rivelato in un amplesso lì. Procedendo come per la celebre foto di 'Blade Runner', De Niro pretende di scoprire dai dettagli che l'immagine viene da Léopoldville (Congo) e conduce a una ventenne (!) congolese (!!) 'miglior agente della Cia in Argentina' (!!!), in realtà doppiogiochista. (...) Chi ama 'C'era una volta in America' (proprio con De Niro), avrà qui pane per i suoi denti; chi ama 'I tre giorni del condor', invece si astenga.''
Maurizio Cabona, 'Il Giornale'
''Già così com'è 'The Good Shepherd' non sembra un titolo da bagno di folla. Il suo passo è elegante, sinistro, felpato, se non rarefatto, nonché ancorato a vestiti, oggetti, stili di vita, riferimenti cronistici e scenografie minuziosamente ricalcati sull'aria del tempo: quello che vede Edward Wilson, brillante studente di Yale, dapprima aderire alla società segreta para-massonica Skulls and Bones e poi inevitabilmente entrare a far parte della Oss, prototipo della Cia nel corso della seconda guerra mondiale. Maniacalmente dedito all'arte del segreto e della copertura, il ragazzo diventa un uomo senza altro sentimento a disposizione che quello della lealtà patriottica: un percorso arroventato dall'acuirsi della Guerra Fredda che coinvolge rovinosamente la moglie, interpretata da una tormentata Angelina Jolie, e il figlio sciaguratamente deciso a seguire le orme paterne. Il mondo che lo avvolge come una caligine è popolato da personaggi minacciosi e sfuggenti (tra cui il generale Sullivan cui presta il volto lo stesso regista), perennemente impegnati nel duello intercontinentale con il Kgb in un'altalena di eroismi, misfatti, doppi e tripli giochi, trucchi sofisticati e spietate azioni di forza. Un vero incubo a occhi aperti che non giudica, ma si limita a scortare il protagonista sulle strade di un paranoico e un po' catatonico sacrificio.''
Valerio Caprara, 'Il Mattino'
''Alla sua seconda prova di regia, De Niro convince solo a metà. 'The Good Shepherd' dichiara apertamente le proprie ambizioni - raccontare non tanto la 'storia' della Cia quanto quella dei suoi uomini e dei compromessi, morali e umani, accettati - ma non riesce a trovare una forma narrativa che riesca a reggere la tensione per tutti i 167 minuti. La sceneggiatura di Eric Roth mescola le carte, saltando continuamente indietro e avanti nel tempo, dal fallimento dello sbarco a Cuba nel 1961 giù fino alle origini dei servizi di intelligence statunitensi, durante la seconda guerra mondiale. Ma la materia è troppo vasta e gli episodi significativi talmente numerosi (tra doppiogiochisti, vittorie, sconfitte e traditori vari) che alla fine tutto rischia un po' di confondersi. (...) Scegliendo di privilegiare i momenti di riflessione e di pausa (o di paura) rispetto a quelli di azione e di suspense, adottando una fotografia dai toni cupi e un montaggio per niente invasivo, De Niro dimostra di guardare più alla tradizione letteraria (inevitabile il ricordo dei capolavori di Le Carré) che a quella cinematografica, ma finisce per disperdere quel patrimonio di atmosfere in un racconto troppo spezzettato e in un quadro generale dove il senso delle scelte è più confuso che davvero ambiguo o misterioso.''
Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera'
''Pomposo e un tantino psicanalitico film (...) Certo, tutta l'attrazione e tutta la repulsione che la Cia, e i suoi agenti, suscitano nel mondo, in 167', non si può raccontare. Sarà pur volenteroso lo sceneggiatore Eric Roth (Forrest Gamp e Munich), ma i suoi giochi di prestigio con i 20 anni cruciali di storia segreta del mondo, non convincono sempre tutti. Montato come un film di Chris Mendes, fotografato alla maniera di Scorsese, addobbato come nel Paziente inglese, stipato di musica come in Jurassic Park, su suggerimento di Francis Coppola (produttore esecutivo) le inquadrature sono sempre nervose, oscillano, non stanno mai ferme come se il cavalletto fosse mal messo. Come se De Niro indicasse il fuori quadro. Come se volesse, ma non potesse, per paura, dirci la vera storia. (...) Certi film bisognerebbe farseli produrre in Canada.''
Roberto Silvestri, 'il manifesto'
Note - Candidato all'Oscar 2007 per la Miglior scenografia - Orso d'Argento per il Miglior contributo artistico all'insieme del cast al 57mo Festival di Berlino (2007).