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L'onorevole-medico dei boss

L'ex deputato regionale di Forza Italia, Giovanni Mercadante, condannato a 10 anni e 8 mesi per mafia

28 luglio 2009

La sentenza è arrivata nella notte, poco prima delle 2 di notte, dopo oltre 17 ore di Camera di Consiglio. I giudici della II sezione del tribunale di Palermo, presieduta dal giudice Bruno Fasciana, hanno condannato a 10 anni e otto mesi di carcere, per associazione mafiosa, l’ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Mercadante. L’ex parlamentare forzista era sotto processo insieme ad altre otto persone accusate, a vario titolo, di mafia, estorsione e favoreggiamento aggravato. Tra gli imputati i boss Bernardo Provenzano e Lorenzo Di Maggio, il medico Antonino Cinà e quattro commercianti.
Le altre condanne sono state inflitte ad Antonino Cinà (16 anni), già condannato per associazione mafiosa, ritenuto uomo di fiducia di Riina; Bernardo Provenzano, imputato di tentata estorsione, ha avuto, sei anni; a nove anni e quattro mesi è stato condannato Lorenzo Di Maggio, boss di Torretta, ritenuto vicino ai capimafia palermitani Sandro e Salvatore Lo Piccolo.
Assolto invece Marcello Parisi, ex consigliere di circoscrizione di Fi. Assolti i commercianti Maurizio Buscemi, Calogero Immordino e Vito Lo Scrudato, che negando di avere ricevuto richieste estorsive, secondo la Procura, avrebbero favorito Cosa nostra; condannato invece a sei mesi un quarto commerciante, Paolo Buscemi. Il processo scaturisce dall’indagine denominata Gotha, che portò all’arresto di decine di colonnelli e gregari del boss Bernardo Provenzano.

Per il gip che nel 2006 ne ordinò l'arresto, Mercadante sarebbe stato tanto vicino a Bernardo Provenzano da far parte di "una Cosa sua", più che di Cosa Nostra. Un'espressione che dà l'idea dello stretto legame che univa il padrino di Corleone al medico eletto all'Assemblea Regionale Siciliana nelle fila di Forza Italia.
Radiologo, 61 anni, parente dello storico boss di Prizzi Tommaso Cannella, Mercadante sarebbe stato uno dei medici di fiducia delle cosche e punto di riferimento dei boss nel mondo della politica. Indagato già in passato, la sua posizione venne archiviata per due volte. Poi, nel 2006, la svolta nell'inchiesta e l'arresto. A carico dell'ex deputato, alle accuse dei pentiti, si sono aggiunte le intercettazioni ambientali realizzate nel box del capomafia Nino Rotolo, luogo scelto dai clan per i loro summit. Nei colloqui, registrati per oltre un anno, il nome di Mercadante è emerso tante volte, collegato sempre ad affari illeciti.
Tutto nasce nel 2005-2006 da un’intercettazione ambientale e prima ancora, nel 2001, da un "pizzino" rinvenuto in un covo di Provenzano. Nel messaggio il figlio del boss chiedeva al padre il permesso di incontrare Mercadante per una visita. Il nome del medico non era indicato in chiaro, ma con un codice numerico, precauzione che ovviamente insospettì gli investigatori. Ma probabilmente non si sarebbe andati oltre un sospetto di connivenza - Mercadante infatti fu candidato e ottenne un ottimo successo personale - se tra il 2005 e il 2006 non fossero state effettuate delle intercettazioni ambientali in una baracca di lamiera dove Antonino Cinà incontrava il boss Nino Rotolo. Cinà - medico personale di Totò Riina e Bernardo Provenzano -  in aula si è definito "un paciere, un po' come l'ONU". "Mi sono visto con Mercadante - dice Cinà a Rotolo -, gli ho fatto una premessa: sono finiti i tempi che ci potevate prendere per fessi, qua non si esce… tu mi dai e io ti do…". E', per gli inquirenti, la prova del patto: in cambio dell'appoggio per le regionali del 2006 Mercadante deve appoggiare alle comunali Marcello Parisi, a cui Cinà tiene molto. Poche settimane dopo l'offerta viene accettata e registrata dalle microspie. Il giovane Parisi entra così nel "motore azzurro", la struttura ideata da Marcello Dell'Utri e inizia la sua carriera. Mercadante viene fotografato con i supporter azzurri del clan Parisi fino a quando il 29 marzo 2006 Cinà si reca nella segreteria elettorale di Mercadante. Bisogna pilotare un concorso per primario al Civico di Palermo. Poche settimane dopo quell'incontro, scatta l'operazione Gotha. Finiscono tutti dentro. Rotolo, Cinà, il giovane Parisi e altri 40 uomini d'onore. Il 10 luglio 2006 viene arrestato Mercadante.
Al processo contro l'esponente di Forza Italia va anche Massimo Ciancimino, oggi testimone dell'inchiesta sulle trattative tra stato e mafia. Racconta della Palermo alto borghese dove stato, imprenditoria e mafia fanno affari. Il 3 maggio 2009 Ciancimino jr rivela: "Almeno tre volte, fra il1999 e il 2002, ho visto Provenzano nella casa romana dove mio padre era ai domiciliari, vicino a piazza di Spagna. Mio padre era certo che ci fosse uno pseudo-accordo in base al quale Provenzano si poteva muovere tranquillamente, in Italia e all' estero".
In aula Mercadante ha negato il rapporto con Provenzano ma ha anche fatto chiaramente intendere di non avere alcuna intenzione di diventare il capro espiatorio dei rapporti fra mafia e politica.

Per i pm Nino Di Matteo e Gaetano Paci, l'ex parlamentare azzurro sarebbe stato "pienamente inserito nel sodalizio criminoso". Una conclusione riscontrata anche dalle testimonianze di numerosi collaboratori di giustizia: da Nino Giuffrè ad Angelo Siino e Giovanni Brusca. Giuffrè racconta di essersi rivolto al medico, su indicazione dello stesso Provenzano, per fare eseguire alcuni esami clinici al latitante agrigentino Ignazio Ribisi. Siino parla del professionista come di "uno dei più grossi favoreggiatori" del padrino di Corleone; Brusca lo definisce "persona disponibile". Per gli inquirenti, il medico-politico avrebbe anche fornito "il proprio ausilio e la disponibilità della struttura sanitaria della quale era socio per prestazioni sanitarie in favore degli associati mafiosi, anche latitanti, e la redazione di documentazione sanitaria di favore, ricevendo, in cambio, l'appoggio elettorale di Cosa nostra in occasione delle regionali in cui era candidato".
"Questa sentenza è il primo riconoscimento, che arriva dai giudici, dell'esistenza di un rapporto tra mafia e politica a un livello molto alto", ha commento del pm Nino Di Matteo, che con il collega Gaetano Paci ha sostenuto l'accusa nel processo "Gotha" a Palermo. La condanna di Giovanni Mercadante a 10 anni e 8 mesi rappresenta, secondo la Dda, la conferma alle molteplici accuse rivolte a un appartenente al mondo politico, con compiti e ruoli di livello e considerato molto vicino alle cosche. Nessun commento invece da parte degli avvocati Leo Mercurio (presente in aula nella notte) e Grazia Volo, legali dell'ex parlamentare regionale di Forza Italia. Mercadante, che si trova agli arresti domiciliari per motivi di salute, si era più volte difeso sostenendo di essere stato 'vittima' della propria parentela col boss Tommaso Cannella.

[Informazioni tratte da Ansa.it, La Siciliaweb.it, l'Unità.it, Corriere.it]

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28 luglio 2009
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