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L'opportunità offerta dagli immigrati, ottimisti, grandi risparmiatori e che consumano con meno paura degli italiani

25 marzo 2006

Che l'integrazione degli immigrati è un atto di assoluta legittimità democratica, nonché di grande ricchezza lo sanno bene i nostri tanti parenti che quaranta, cinquant'anni fa con la valigia di cartone hanno oltrepassato l'Oceano per andare a vivere e ad arricchire ''Lamerica''. Oppure quei tantissimi che hanno valicato le Alpi per stabilirsi in Germania, in Francia o in Belgio. E lo sanno benissimo tutte quelle persone che sono nate e cresciute in paesi dove la differenziazione delle ''razze'' è tanto normale che non viene vista, né pensata, come differenza. E lo sanno tutti quegli imprenditori italiani del Nord-Est e del Nord-Ovest, che con il lavoro degli immigrati hanno portato avanti stupendamente le proprie attività e che sono diventati addirittura gelosi dell'apporto prezioso che gli ''stranieri'' hanno portato nel loro territorio.
Con l'articolo di Rosaria Amato, scritto per la Repubblica, e che noi andiamo a ripubblicare, questa ricchezza portata ed incarnata dagli immigrati viene illustrata come grande opportunità e crescita per l'Italia, e smonta i cattivi e stupidi luoghi comuni che gli intolleranti e i razzisti hanno creato attorno a questo mondo che non è fuori da noi, ma che diventa noi stessi e dal quale prendere esempio.

Immigrati nuova frontiera del credito

Il 61% dispone di un conto corrente, e aspira a finanziamenti e mutui
di Rosaria Amato (Repubblica.it)

Il loro reddito è inferiore in media del 40-45% alla media nazionale, eppure gli immigrati in Italia riescono a risparmiarne un 15% e a mandarne il 14% nel proprio Paese d'origine. Hanno buone capacità imprenditoriali, forte tendenza al radicamento, alto interesse per i beni che possono migliorare la qualità della vita e l'inserimento sociale: computer, mezzi di trasporto, mobili, elettrodomestici, televisori e, naturalmente, la casa di proprietà. Ma c'è un'altra caratteristica che rende i due milioni e mezzo di immigrati presenti in Italia un mercato appetibile per le banche, che si stanno attrezzando ad andare loro incontro: sono ottimisti, molto più ottimisti degli italiani.

Immigrati fattore di sviluppo. ''E' una componente della popolazione che dal basso ci sta spingendo verso lo sviluppo - ha detto il direttore generale del Censis Giuseppe Roma, nel presentare a Roma con il Gruppo Delta l'indagine 'Immigrati e cittadinanza economica - Stili di consumo e accesso al credito nell'Italia multietnica' - al contrario della componente italiana, sempre più depressa e ripiegata su se stessa''. E infatti il 69,5% degli immigrati intervistati alla domanda sulle prospettive per il proprio reddito futuro si sono detti certi che questo sarebbe aumentato, contro il 18,5% degli italiani. Gli immigrati sono altrettanto ottimisti sull'eventualità che i loro consumi crescano (61,3%) e in buona parte anche sulla possibilità di risparmiare di più (42,6%).

Elevata propensione al consumo. La propensione al consumo degli stranieri che vivono in Italia è inoltre decisamente superiore a quella degli italiani, a fronte di una solvibilità di pochissimo inferiore. Secondo la ricerca del Censis, infatti, il 42% degli intervistati ha già fatto richiesta in passato di un prestito sotto forme diverse, che vanno dalla richiesta di contante al pagamento a rate, fino ad acquisti finanziati tramite credito al consumo. ''Vi è un approccio al debito meno inibente e restrittivo di ciò che accade tra gli italiani, anche tra gruppi notoriamente più oculati nella gestione della liquidità, come gli asiatici e i latino-americani'', spiegano i curatori dell'indagine. In cifre, questo significa che, a fronte del 50,1% di cittadini italiani ''non interessati'' a forme di pagamento rateali e in generale al credito al consumo, la percentuale scende al 30,7% per gli immigrati (nonostante alcuni di loro percepiscano redditi inferiori ai 650 euro mensili, e comunque la media non superi i 13.500 euro netti annui). Il 18,2% degli immigrati utilizza il credito al consumo e lo trova comodo e conveniente, il 35,9% si dichiara ''interessato a utilizzarlo'' (a fronte del 12,4% degli italiani), il 10,2% si dichiara interessato pur non avendo i requisiti per accedervi (a fronte del 2,5% degli italiani).

Buona solvibilità. Le aspirazioni al credito degli immigrati meritano senz'altro di essere soddisfatte: solo il 2% di coloro che hanno contratto un debito all'interno del campione Censis non è riuscito a rispettare le scadenze di pagamento. Il 17% lo ha restituito con molte difficoltà, il 31% con difficoltà irrilevanti e il 50% non ha avuto alcun problema di rimborso. Dati che trovano riscontro nelle indagini bancarie: ''Dall'esperienza di questi anni si è rilevato che la rischiosità degli immigrati è solo leggermente superiore a quella nazionale'', ha detto Raffaele Rinaldi, della Sezione Crediti e internazionalizzazione dell'Associazione Bancaria Italiana.

Prodotti bancari su misura. E infatti le stesse banche si stanno ponendo il problema di come avvicinarsi agli immigrati: un canale importante, ha spiegato Rinaldi, potrebbe essere quello delle rimesse nei Paesi d'origine, che in prevalenza seguono ancora canali molto diversi da quelli bancari, e non sempre legali. ''Il money trasfer - ha detto - non è molto redditizio per le banche. Ma intorno a questo potrebbero essere costruiti altri servizi, da conti correnti di facile gestione e a costi contenuti, al credito al consumo e al credito fondiario''.

Il credito bancario oculato allontana lo spettro dell'usura. Prodotti su misura che metterebbe d'accordo interessi delle banche e interessi degli immigrati, ha osservato Franco Pittau, responsabile del Dossier Immigrazione della Caritas: ''Le banche, certo, fanno il loro mestiere. Ma l'apertura del credito bancario a chi vuole avviare un'impresa, a chi vuole acquistare una casa o anche per i consumi può contribuire a rendere più stabile l'inserimento degli immigrati in Italia, e ad evitare che finiscano nelle maglie dell'usura. E' chiaro che il credito al consumo è un'opportunità infinitamente più intelligente del ricorso allo strozzino. Ma dovremmo anche preoccuparci di un'altra questione attinente al consolidamento della situazione degli immigrati: le pensioni. Al momento in Italia ci sono persone giovani, forti, con grande capacità di resistenza. Ma con gli scarsi contributi che i datori di lavoro versano, si ritroveranno con pensioni minime proprio nella fase della vita nella quale si è più deboli''.

L'importanza dell'informazione preventiva, e dei diritti di recesso e riscatto. Il credito bancario agli immigrati, ha ribadito Anna Bartolini, rappresentante italiana nel Consiglio dei Consumatori della Ue, costituisce sicuramente una buona opportunità, purché sia ''responsabile''. ''Nella direttiva europea che sta per essere varata - ha spiegato - si sottolinea l'importanza di dare tutte le informazioni necessarie a chi chiede un finanziamento. E' poi importante che ci siano la possibilità di recesso (con la restituzione del bene) e di riscatto''.

Gli immigrati e le banche. In effetti il rapporto tra immigrati e banche è già stato avviato, con buoni risultati. Secondo l'indagine del Censis, il 61% degli intervistati dispone di un conto corrente, il 41% è in possesso di un bancomat, il 16% di un libretto di risparmio, e il 13% possiede una carta di credito. Inoltre il 4,25 ha una carta di credito prepagata, il 2,5% ha acquistato titoli di Stato e l'1,5% azioni o fondi d'investimento.

Destinazioni del credito. Come gli immigrati utilizzano il credito? L'11% ha richiesto un mutuo per la casa, e il 18% prevede di chiederlo per l'immediato futuro. Per quanto riguarda i beni di consumo, il 94,3% possiede un telefono cellulare, l'82,9% un televisore e il 20% ne ha due, il 79,5% possiede beni per la casa, il 68,6% la lavatrice. Seguono, nei beni già acquistati dagli intervistati, impianti hi-fi, computer, videoregistratore, parabola Tv, lavastoviglie, motocicletta e accesso a Internet. Fra i beni che invece gli intervistati contano di acquistare c'è in testa il personal computer (12,8%), seguito da motocicletta (12,2%), mobili per la casa (11,6%), autovettura di seconda mano (10,3) e autovettura nuova (10%), accesso a Internet da casa (9,2%), e poi impianto hi-fi, lavatrice, cellulare, lavastoviglie, parabola e televisore.

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25 marzo 2006
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