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L'oscura storia di Sakineh Mohammadi Ashtiani

Hanno liberato Sakineh! Ma la tv di stato iraniana ha smentito il rilascio

10 dicembre 2010

E' ancora detenuta Sakineh Mohammadi-Ashtiani, la donna condannata a morte in Iran per adulterio e poi per complicità nell'omicidio del marito. La notizia della sua liberazione, data ieri da una ong, è stata smentita dalla televisione iraniana in inglese PressTv: Sakineh è stata portata nella sua abitazione solo per realizzare un programma che sarà trasmesso questa sera (alle 21.35 ora italiana e di nuovo sabato per tre volte). E nel filmato, aggiunge la tv, ha confessato di aver ucciso il marito descrivendo la dinamica del delitto.

Lo stesso Comitato ha rilanciato dopo la diffusione della falsa notizia della liberazione di Sakineh: "Era libera da tre gioni, questa vicenda è tutta un gioco sporco delle autorità iraniane ingraziarsi le potenze internazionali nei colloqui sul programma nuclare". Secondo Taher Djafarizad, attivista del Comitato, Sakineh era stata condotta fuori dal carcere per essee liberata e non di una semplice intervista "sul luogo del delitto", come sostiene la tv di Stato. "Anche alcuni quotidiani vicini al regime hanno dato notizia della liberazione", sostiene l'attivista.
Ma "contrariamente a una vasta campagna di propaganda da parte dei mezzi di informazione occidentali secondo cui l'assassina Sakkineh Mohammadi Ashtiani è stata rilasciata - spiega sul suo sito PressTv - una nostra équipe televisiva, ha concordato con l'autorità giudiziaria di seguire la Ashtiani nella sua abitazione per produrre una ricostruzione video dell'omicidio sulla scena del delitto".
Il Comitato internazionale contro la lapidazione aveva annunciato il 2 novembre scorso anche l'impiccagione per il giorno dopo di Sakineh.

Tutti i dubbi sulla liberazione di Sakineh - La notizia della liberazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani e del suo ritorno a casa ha suscitato un immediato eco internazionale. La stessa che aveva suscitato la sua condanna alla lapidazione, per adulterio e concorso nell'omicidio del marito.
A dare ieri la notizia alcune fonti del Comitato internazionale contro la lapidazione, che hanno diffuso anche alcune foto che la ritraggono con il figlio Sajjad Qaderzadeh: anch'esso - sempre secondo le medesime fonti - sarebbe stato liberato, insieme all'avvocato Javid Hutan Kian.
Ma, difficile verificare l'autenticità delle foto e anche la data effettiva del suo presunto ritorno in libertà. Nelle immagini di Sakineh diffuse ieri dal network iraniano Press TV appare una donna molto diversa dall'immagine, apparentemente presa da un documento, della ragazza col capo coperto che nei mesi scorsi ha fatto il giro del mondo su poster e campagne online, icona della lotta per salvarle la vita dalla lapidazione. In quelle odierne si vede una donna appesantita e sicuramente oltre i quaranta.

Le immagini, che secondo la fonte iraniana (l'agenzia fotografica internazionale Epa precisa che non c'è modo di verificare né l'identità della persona ritratta, né il luogo né la data di queste foto) sarebbero state scattate a Tabriz, nel nordovest dell'Iran, tra il 4 e il 6 dicembre, mostrano la donna da sola e in compagnia del figlio.
Anche sulla data della liberazione sembra difficile fare chiarezza: secondo il comitato antilapidazione con sede in Germania, Sakineh sarebbe stata liberata mercoledì sera, ma per Taher Djafarizad, che guida la sezione italiana dello stesso comitato, Sakineh sarebbe libera solo da ieri.
Infine, la rivelazione della televisione iraniana che ha spiegato che "contrariamente a una vasta campagna di propaganda da parte dei mezzi di informazione occidentali secondo cui l'assassina Sakineh Mohammadi-Ashtiani è stata rilasciata, una nostra equipe televisiva ha concordato con l'autorità giudiziaria di seguire la Ashtiani nella sua abitazione per produrre una ricostruzione video dell'omicidio sulla scena del
delitto"
. E ancora: "L'Iran vede dietro la propaganda occidentale sul caso giudiziario relativo alla Mohammadi-Ashtiani un tentativo politico di minare la Repubblica islamica".

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

 

 

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10 dicembre 2010
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