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L'UE non vuole aiutare l'Italia ad arginare l'emergenza scatenatasi nel settore avicolo per il timore dell'aviaria

La Commissione europea contraria alle misure d'emergenza adottate dall'Italia

18 febbraio 2006

L'influenza aviaria in Italia le sue vittime le ha fatte, e non ci riferiamo agli otto cigni provenienti dalla russia morti per colpa del virus H5N1, ma a tutti quei produttori e distributori del settore avicolo che sono stati messi in ginocchio dall'eccessiva paura  e sfiducia dei consumatori italiani. E non solo, perché l'aviaria ha fatto anche esplodere la polemica tra il governo italiano e le istituzioni europee.
Infatti, dopo la riunione interministeriale a Palazzo Chigi con i rappresentanti del settore avicolo, il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno si è detto pronto ''a rischiare la procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea'' se non saranno sbloccati i fondi di aiuto da Bruxelles. Anche la Coldiretti contesta la Unione Europea, ''colpevole'' di avere chiesto spiegazioni al governo italiano sulle misure d'emergenza adottate per risolvere la crisi nazionale del settore avicolo. L'associazione agricola ha reso inoltre note le cifre di questa crisi, sottolineando che sono già stati persi 30 mila posti di lavoro.

''Lunedì il ministro della Salute, Francesco Storace, e io andremo a Bruxelles per partecipare al consiglio Agricoltura della Ue e per chiedere alla commissaria europea all'Agricoltura Mariann Fischer-Boel di autorizzare misure serie e urgenti per salvare la filiera'', ha detto il ministro Alemanno nel corso di una conferenza stampa al termine del ''tavolo verde'' dedicato all'influenza aviaria. ''Se l'autorizzazione non dovesse venire, chiederemo al governo di procedere in deroga, anche rischiando l'infrazione comunitaria''.
Il ministro delle Politiche agricole ha anche annunciato che entro mercoledì il governo italiano preparerà un emendamento specifico al decreto sull'agricoltura nel quale saranno previsti gli aiuti del settore. Inoltre il ministro si è detto pronto ad aumentare per 20 milioni di euro il ritiro della merce invenduta da destinare agli aiuti per la cooperazione umanitaria. Questa cifra permetterebbe il ritiro della merce stoccata per un totale di 45 mila tonnellate.
Contestando poi ''la suggestione che l'influenza aviaria si possa trasmettere per via alimentare'', Alemanno ha anche proposto di ''stabilire un codice deontologico con i media'' per evitare quelli che ha definito ''contenuti ansiogeni, senza nessun fondamento scientifico''.
Nei giorni scorsi i responsabili delle organizzazioni agricole e avicole hanno infatti accusato la stampa di fare disinformazione sulla malattia che colpisce i volatili e che si trasmette solo raramente agli esseri umani, contestando anche l'uso della definizione ''febbre dei polli'', mentre negli altri paesi si parla più genericamente di ''febbre degli uccelli''.

Le richieste dell'UE - La Commissione europea con una missiva ha chiesto chiarimenti al governo italiano sugli interventi di sostegno al settore avicolo per 20 milioni di euro circa già annunciati da Roma, ritenendo che possa trattarsi di aiuti di Stato, e dunque vietati dalla normativa Ue. La Commissione europea ha concesso all'Italia venti giorni di tempo per fornire i chiarimenti richiesti.
L'accusa di Bruxelles è che i provvedimenti adottati non sono ''compatibili con il mercato comune e in particolare sembrano configurare aiuti al funzionamento delle imprese beneficiarie''.
Per la Coldiretti, l'Europa sottovaluta i risvolti economici dell'emergenza del settore dell'allevamento di volatili. Dall'esecutivo Ue - fa sapere la Coldiretti - critiche anche al sistema di etichettatura italiano, che rende obbligatoria la dicitura ''made in Italy'' su tutto il pollame (leggi).

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18 febbraio 2006
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