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L'ultima Fiat siciliana

La Fiat non chiuderà lo stabilimento di Termini Imerese dove, dopo il 2011, non si faranno più automobili...

19 giugno 2009


Foto di Ezu (www.flickr.com)

"La Fiat sta gestendo una situazione drammatica in modo assolutamente responsabile". Questa la principale rassicurazione dell'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, secondo quanto hanno riferito fonti presenti ieri all'incontro di Palazzo Chigi, al quale hanno partecipato anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, i ministri del Welfare, Maurizio Sacconi, e dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, i segretari di Fiom, Uilm e Fismic e anche i governatori di alcune regioni. Per la Sicilia era presente il neo assessore regionale all'Industria, Marco Venturi.
In apertura dell'incontro, Berlusconi ha garantito che il governo "sarà vicino a tutte le persone in difficoltà. Non lasceremo nessuno da solo in questa crisi". E più tardi, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha garantito che i piani della Fiat "saranno portati avanti senza licenziamenti, ma con l'uso degli ammortizzatori sociali".

La Fiat, ha spiegato Marchionne, non ha "denunciato eccedenze strutturali e ha fatto ricorso solo alla cassa integrazione ordinaria. Stiamo usando - ha aggiunto - tutti gli ammortizzatori sociali possibili anche se si avvicina il limite delle 52 settimane Cig nell'ultimo quadrimestre 2009 per almeno 10 stabilimenti". Per la Fiat, ha aggiunto l'amministratore delegato Fiat, "non è possibile ora fare previsioni precise: ci sono variabili difficili e non si possono indicare prospettive di lungo periodo". Di fronte alla "crisi globale del settore auto - ha aggiunto - c'è necessità di razionalizzazione per contrastare una sovra-capacità produttiva cronica". E proprio per quanto riguarda la produzione, Marchionne avrebbe informato che nello stabilimento di Pomigliano d'Arco sarà mantenuta fino al 2010 la produzione dell'Alfa 159 Berlina e Alfa 147 GT e che successivamente saranno assegnate nuove piattaforme con uno o più modelli. La Fiat inoltre intende mantenere la propria presenza industriale a Termini Imerese, ma con una produzione diversa dall'auto. Marchionne ha spiegato che la produzione della Lancia Y è confermata fino al 2011 nello stabilimento siciliano. Poi la produzione industriale del Lingotto a Termini Imerese sarà diversa dall'auto e per questo si dovrà rivedere l'accordo di programma.

Parole, queste ultime, che hanno scatenato timori e preoccupazione in Sicilia. Nello stabilimento di Termini Imerese, dove si produce la lancia Y, lavorano 1.400 tra operai e impiegati e altri 600 fanno parte dell'indotto. "L'ipotesi di cambiamento della missione produttiva per Termini Imerese - ha detto Giovanna Marano, segretaria generale della Fiom Cgil in Sicilia - equivarrebbe ad un declassamento e ad una lunga e lenta agonia dello stabilimento siciliano. Viene confermato il copione di una Fiat che pensa di punire sempre Termini Imerese e Pomigliano, ovvero il sud". "Questa ipotesi richiama fortemente alla responsabilità - ha detto ancora - il governo regionale che insieme alle forze sindacali dovrà battersi per respingere questa scelta negativa".

E il governo regionale si è fatto subito sentire. Infatti, dopo l'incontro a Palazzo Chigi, l'assessore regionale all'Industria, Marco Venturi, e il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, con una nota congiunta hanno affermato la necessità che lo stabilimento di Termini Imerese vada adeguatamente rilanciato. "A Termini Imerese - hanno detto Venturi e Burrafato - abbiamo cultura industriale, convenienze e da oggi anche la piena disponibilità economica del governo regionale e del comune di Termini Imerese, per gli aspetti infrastrutturali a partire dal suo porto, per rendere conveniente per Fiat un investimento produttivo sullo stabilimento siciliano". "Siamo pronti - hanno proseguito assessore e sindaco - con tutti gli strumenti e le risorse finanziarie disponibili a trasformare lo stabilimento siciliano in una piena realtà produttiva che superi le attuali operazioni di solo assemblaggio. Chiediamo al governo nazionale di fare di più e in tempi brevi. Di fare ciò che già altri governi in Europa e negli Usa hanno già fatto pur di salvare le rispettive produzioni di auto. Noi non resteremo a guardare. Anzi siamo pronti ad avviare uno specifico tavolo tra Regione, Comune di Termini Imerese, Fiat, Confindustria Sicilia e organizzazioni sindacali. La Fiat deve ascoltarci e avrà modo di cogliere significative novità di metodo, di serietà e di coerenza negli impegni assunti".
Il governatore Raffaele Lombardo, l'assessore Venturi e il sindaco Burrafato prenderanno contatti immediati con il governo nazionale e con Fiat. "Siamo pronti - hanno spiegato - a fare la nostra parte affinché lo stabilimento di Termini Imerese diventi una grande realtà produttiva per tutto il Mediterraneo che, in ragione della sua centralità, può e deve costituire un'opportunità in vista dei nuovi mercati che si stanno aprendo nei paesi limitrofi".
Il governatore, l'assessore regionale all'Industria e il sindaco di Termini Imerese incontreranno quanto prima le organizzazioni sindacali siciliane per definire subito le proposte e le risorse da mettere al servizio del rilancio della Fiat in Sicilia.

Intanto nell'Isola subito è scattato lo sciopero degli operai dell'indotto, la categoria più preoccupata e lasciata assolutamente all'oscura su quanto si prospetta per il loro destino. L'ad Marchionne non ha detto che la Fiat lascerà la Sicilia, ma che qui non si produrranno più auto dopo il 2011, anno di ritiro della produzione della Lancia Y. E cosa dovranno realizzare dal 2011 le tute blu di Termini? Marchionne non ha detto una sola parola sul reale futuro dell'ex Sicilfiat, che sembra però destinata alla chiusura, o comunque ad un netto ridimensionamento.
Di certo l'ad del Lingotto non vuole più perdere 300mila euro al giorno continuando a produrre auto in Sicilia. Per evitare scioperi e vertenze, ha assicurato il mantenimento dei 1.400 posti di lavoro diretti, anche perché nei prossimi anni il 70 per cento delle tute blu andrà in pensione. A perdere il lavoro saranno certamente i 350 operai dell'indotto, con le aziende Lear, BienneSud e Magneti Marelli (ex Ergom), destinate a lasciare l'Isola. Da Torino l'unica indiscrezione che trapela ipotizza la realizzazione di componentistica per i vari settori meccanici del gruppo Fiat. Ma è solo una voce. "In realtà non c'è alcun piano di riconversione, ma solo l'annuncio di una lenta agonia senza traumi", ha detto Roberto Mastrosimone della Fiom di Termini Imerese, lo stesso che nel 2003 ha guidato gli scioperi per evitare il ridimensionamento della fabbrica. "Noi non possiamo rinunciare all'auto, per questo lotteremo a oltranza come fatto in passato", ha aggiunto.

Hanno espresso preoccupazione anche le voci della politica locale. Il capogruppo Udc all'Assemblea Regionale, Rudy Maira, ha avvertito che "la paventata riconversione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese è un fatto di inusitata gravità, alla luce di un accordo di programma quadro ancora vigente. Se il gruppo del Lingotto dismettesse la produzione delle auto in Sicilia, ci troveremmo a gestire una crisi occupazionale di dimensioni rilevanti".
Rita Borsellino, europarlamentare Pd, ha messo in rilievo proprio le responsabilità della regione, facendo notare come "fino a un anno e mezzo fa Marchionne era pronto a firmare un piano di rilancio per lo stabilimento siciliano. Se l'azienda ha cambiato indirizzo, le colpe sono prima di tutto di una Regione che avrebbe dovuto provvedere a un potenziamento delle infrastrutture. Cosa che non è stata fatta".
Antonello Cracolici, presidente del gruppo parlamentare del Partito democratico all'Assemblea regionale siciliana, ha chiesto che "il governatore convochi immediatamente un tavolo con i vertici dell'azienda e i sindacati. Bisogna ribellarsi ad un piano che soffocherebbe le più significative realtà industriali del Sud". "Se la Fiat dovesse mantenere questa linea - ha aggiunto Cracolici - saremmo di fronte ad un colpo durissimo per l'industria siciliana, che vede proprio nello stabilimento di Termini Imerese la sua espressione più significativa".
"Dispiace constatare l'assenza al tavolo della concertazione tra governo, sindacati e impresa del presidente Lombardo, - ha lamentato il senatore del Pdl, Antonio Battaglia - unico tra i governatori interessati ai futuri piani della Fiat che ha snobbato l'appuntamento e si è fatto sostituire dal neo nominato assessore regionale all'industria".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Ansa.it, Repubblica/Palermo.it]

- "Sognando l'auto europea" di Sergio Marchionne

- Fiat, a Termini niente più auto (Repubblica Tv)

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19 giugno 2009
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