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L'ultima sfida del sindaco di Gela, Rosario Crocetta: ''Niente casa popolare a boss e pedofili''

28 febbraio 2008

Il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, l'aveva detto e ha mantenuto la sua promessa. All'inizio di febbraio gli inquirenti hanno sventato un piano delle cosche nissene per uccidere il primo cittadino, considerato scomodo per il suo tentativo di gestire gli appalti in maniera limpida, per la lotta al racket delle estorsioni, "colpevole" secondo i boss anche di aver licenziato la moglie di un capo mafia assunta dal Comune perché risultava “nullatenente”. “Continuerò la mia battaglia” ha detto in quell'occasione Crocetta riferendosi alla sua lotta alla mafia.
Promessa mantenuta: il Comune di Gela ha escluso dalla graduatoria delle case popolari mafiosi, pedofili, falsi poveri e quanti hanno precedenti per estorsione.

"E' una decisione che ho adottato ad ottobre scorso - ha voluto precisare Crocetta - e ieri c'è stata la pubblicazione della graduatoria comunale definitiva per l'assegnazione degli alloggi [...] Ho escluso i pedofili - spiega - per salvaguardare la comunità. Ho preso questa misura per ragioni di ordine pubblico". Secondo Crocetta "nel caso della pedofilia ci troviamo davanti a una devianza che ha radice psicologiche profonde e ci vuole una legge speciale per il loro reinserimento nella società una volta espiata la pena. Se assegno un alloggio a un pedofilo e poi domani mi rovina una bambina di quel quartiere che fanno? poi mi dicono che è colpa mia?" "Ho fatto delle disposizioni a tutela della comunità dei cittadini normali e deboli che normalmente non difende nessuno".

L'operazione 'casa pulita' di Crocetta era iniziata a ottobre quando il sindaco visionando le domande pervenute si era accorto che famiglie con molti figli a carico erano potenzialmente dietro in graduatoria a mafiosi, sfruttatori della prostituzione, pedofili e persone con condanne a carico oltre che a sedicenti poveri. "Ho chiesto alla Guardia di finanza di fare le verifiche sulle situazioni patrimoniali di chi aveva presentato domanda - ha spiegato il primo cittadino di Gela - e ho fatto chiedere ai miei uffici i carichi pendenti". Quindi la decisione di Crocetta di sospendere ed escludere rinviati a giudizio e condannati.
"Deve essere lo Stato a predisporre percorsi di inserimento guidati" sostiene Crocetta obiettando al fatto che la pena è finalizzata alla rieducazione ed al graduale reinserimento sociale del soggetto condannato."Su questi casi ci vogliono misure legislative speciali con i controlli alla fine della pena. Trattarli come reati normali è un errore profondo". "Ci vuole - prosegue - una legge speciale per gli ex mafiosi che si reinseriscono nella società: non possono tornare nella comunità d'origine e poi chiedere il pizzo. Questi - conclude Crocetta - non cambiano".

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28 febbraio 2008
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