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L'ultimatum dei sindacati e la road map di Crocetta

In Sicilia 30 mila dipendenti regionali sono ancora senza stipendio. E riaffiora l'incubo default

21 maggio 2014

La manovra "salva-stipendi" da 132 milioni di euro rimane al palo, così come 30 mila lavoratori di consorzi ed enti pubblici della Regione siciliana senza stipendio ormai da cinque mesi.
E se il governatore Rosario Crocetta parla di ostilità politica nei confronti del suo governo indicando nel ministero dell'Economia l'ostacolo alla vidimazione dei conti regionali, Cgil Cisl e Uil danno tempo due settimane all'esecutivo poi porteranno in piazza i lavoratori per uno sciopero generale contro Regione e Assemblea regionale siciliana.
Senza stipendio sono i dipendenti dei teatri, dei consorzi di bonifica, dell'Ente di sviluppo agricolo. Ma anche i 20 mila forestali con la campagna antincendio a rischio.

Ieri la commissione Bilancio dell'Ars ha "bocciato" un emendamento del governo che stanziata 100 milioni per i comuni e i forestali coprendo la spesa con i risparmi sula disavanzo della sanità, fondi che in realtà non sono ancora disponibili perché la Regione non ha chiuso la trattativa in corso col ministero. La ragioneria dello Stato avrebbe messo in allarme gli uffici del dipartimento economia della Regione su un presunto sforamento del patto di stabilità, mentre la Corte dei Conti, convocata per i primi di giugno dalla commissione Bilancio per fare chiarezza sulla situazione del bilancio regionale, aspetta dal governo Crocetta la trasmissione del rendiconto 2013, i termini scadono il 31 maggio.
Una situazione esplosiva tanto da far tornare lo spettro del default, parola che Crocetta però respinge con forza sostenendo che i conti sono a posto. E per tamponare l'ira dei sindacati ha fatto approvare in giunta un piano straordinario, una sorta di road map sulle cose da fare che però non sembra convincere i sindacati pronti alla mobilitazione dopo il voto per le europee.

La giunta ha ritenuto di dover focalizzare l'attività di governo sia sulle criticità emergenziali in atto, anche a seguito della mancata approvazione della manovra bis, sia sugli aspetti di natura programmatica che devono prevedere un complessivo processo di ristrutturazione e razionalizzazione delle risorse attraverso interventi strutturali da parte dei diversi rami dell'amministrazione.
Un ruolo centrale sarà ricoperto dal confronto con le parti sociali. L'obiettivo è la realizzazione di singole riforme strutturali all'interno di un piano generale, coordinato dalla Presidenza della Regione ed elaborato di concerto con le parti sociali, che coinvolga tutti i rami dell'amministrazione ma anche l'elaborazione di un piano complessivo redatto per singole tematiche nonché la costituzione di una task force centralizzata di indirizzo e monitoraggio (Governo - parti sociali).

La task force si occuperà di forestali, attraverso una riforma strutturale del settore; Asu, mutuando il modello che destina i 350 Asu ai Beni culturali, anche in altri settori ritenuti strategici dal Governo; precari, utilizzo delle risorse per garantire un'occupazione stabile e utile allo sviluppo socio-economico della Regione; cantieri di servizio; ex Pip, prevedendo interventi triennali di forme di auto-impiego nonché del loro utilizzo da parte di privati che lavorano con la pubblica amministrazione. Tra i temi che verranno affrontati, anche quelli riguardanti il precariato in sanità, 118, misure per la partecipate in liquidazione, Eas, unificazione dei consorzi, formazione professionale, ripristino fondo garanzia occupazione, fondi europei, servizi di orientamento professionale, la riforma del Ciapi, misure in favore degli enti locali.

Come accennato, i sindacati hanno dato ancora due settimane e se entro quindici giorni non arriveranno segnali di cambiamento delle strategie del governo, si passerà alla mobilitazione di tutti i settori produttivi siciliani.
"C’è assoluta incompetenza e menefreghismo da parte della giunta regionale e di tutta la classe politica - ha attaccato Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia - lo scontro Ars-governo non ha nulla a che fare con le scelte sulla politica di sviluppo, sono solo beghe di potere, di cui ne fanno le spese migliaia di lavoratori. Siamo a rischio commissariamento e si parla con sempre più insistenza di elezioni anticipate, che non farebbero che paralizzare ancora di più la macchina delle riforme, in questo momento fondamentali se vogliamo evitare il fallimento".
"Abbiamo interi settori al palo - ha aggiunto Michele Pagliaro, segretario della Cgil regionale - 160 mila posti persi dall’inizio della crisi e 12 mila laureati siciliani che ogni anno lasciano l’Isola. Se non arriva al più presto un piano di azione concreto rischiamo l’implosione. Sulla formazione aspettiamo da due anni una riforma che non arriva e nel frattempo ci sono lavoratori che non prendono lo stipendio da 18 mesi. Con i forestali andiamo avanti con contrattini della durata di due settimane e mancano i fondi per garantire la copertura del servizio anti incendio per l’estate. Sul 118 non si capisce quale sia la strategia del governo. E ricordiamo che non sono ancora partiti i bandi per il Piano giovani e che rischiamo di perdere 179 milioni di euro della Garanzia giovani, perché non si sa ancora chi e come gestirà le pratiche".
"Ogni giorno spunta un nuovo problema tecnico che paralizza le azioni del governo - ha dichiara infine il segretario della Uil Sicilia Claudio Barone - quando però si è trattato di risolvere i "problemi tecnici" che rischiavano di bloccare i pagamenti degli stipendi dei deputati dell’Ars le soluzioni sono state trovate subito. Questo atteggiamento di indifferenza nei confronti di chi è in difficoltà non può più essere tollerato".

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21 maggio 2014
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