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L'ultimatum di Cuffaro sembra aver funzionato. Il Consiglio dei ministri assegnerà alla Sicilia i fondi bloccati

Cuffaro aveva minacciato di dimettersi se il governo non avrebbe dato i 500 milioni di euro di introiti fiscali siciliani

20 ottobre 2005

Riassunto della puntata precedente...
Quello che l'altro giorno il presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro, ha lanciato al ministro dell'Economia Giulio Tremonti è stato un vero e proprio ultimatum: ''Subito i soldi oppure mi dimetto''. Il monito pesante che da Palazzo dei Normanni è arrivato a Palazzo Chigi è stato inequivocabile.
Il ministro Giulio Tremonti non voleva concedere alla Sicilia i 500 milioni di euro di tasse pagati dalle imprese che hanno lavorato in Sicilia pur avendo una sede legale fuori dalla Sicilia.
''Ma stiamo scherzando - si è infuriato il governatore - senza quei soldi io non posso chiudere né il Bilancio né la Finanziaria, e nemmeno possiamo mettere un tappo al buco della Sanità''.
''E' un problema finanziario - ha ammesso Cuffaro - ma è anche, e soprattutto, un problema politico: i diritti della Sicilia sono trascurati da più di mezzo secolo, adesso non sono disposto ad arretrare nemmeno di un millimetro. Starò fermo, con tutto il mio peso, di presidente della Regione e di vice segretario nazionale dell'Udc''.

Ieri, riporta una nota di via XX Settembre, il ministro dell'Economia Tremonti ''ha, a lungo e positivamente, discusso con il ministro del Mezzogiorno, Gianfranco Miccichè e con il Presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro sui principi e sulle ragioni speciali del federalismo in Sicilia. Hanno concordato di chiedere l'introduzione dell'argomento nell'agenda del prossimo Consiglio dei Ministri''.
''Ringrazio il presidente Berlusconi per la sensibilità dimostrata verso la nostra isola e per essersi impegnato per il riconoscimento delle ragioni della Sicilia. Prendo atto, quindi con soddisfazione, del fatto che il ministro Tremonti, accettando di riconoscere il nostro diritto al federalismo fiscale, sancito dallo Statuto e da ben due sentenze della Corte costituzionale, abbia acconsentito ad avviare la chiusura del contenzioso fiscale fra la Sicilia e lo Stato''.
Queste sono state le parole di Cuffaro, al termine dell'incontro con il ministro all'Economia e Finanze, Giulio Tremonti. ''Venerdì - ha detto Cuffaro - sarò felice di partecipare ad un Consiglio dei Ministri che non esito a definire storico, in quanto, dopo quaranta anni, verrà riconosciuta anche la prerogativa della nostra Regione ad incassare direttamente le imposte di tutte le aziende operanti sul nostro territorio, anche se hanno la sede legale altrove''.

''E' davvero sorprendente la faccia tosta di Cuffaro, che adesso si traveste da paladino sicilianista e spera di poter ingannare l'opinione pubblica, dopo che per quattro anni il suo centrodestra ha penalizzato il sud e impoverito la Sicilia''. Lo dice il deputato regionale Ds, Antonello Cracolici.
''Trovo davvero singolare - ha aggiunto - che oggi Cuffaro chieda ai deputati nazionali siciliani del centrodestra di non votare la devolution, ma solo nel caso in cui non dovesse essere riconosciuto il contenzioso Stato-Regione, dal momento che proprio la devolution, al di là del contenzioso, produrrà almeno 5 miliardi di euro l'anno di costi aggiuntivi per le casse regionali''.
''A questo punto - ha concluso Cracolici - sarebbe un bene per la Sicilia andare subito al voto, ma purtroppo temo che questo non avverrà, perché le minacce di dimissioni di Cuffaro fanno parte di una sceneggiata messa in piedi per ricattare i suoi 'compari' della maggioranza e tentare di modificare i rapporti di forza all'interno del centrodestra siciliano''.

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20 ottobre 2005
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