L'ultimo giorno delle Province
Domani la chiusura e mancano 80 milioni per le spese obbligatorie: scuole, strade e servizi sociali
Gli stipendi dei dipendenti e le bollette delle scuole, la manutenzione delle strade e i servizi sociali. Alla vigilia della sparizione, la chiusura ufficiale è fissata per domani, le province siciliane si ritrovano senza soldi e rischiano di dover staccare la spina alla macchina amministrativa.
Solo per la copertura delle spese obbligatorie, all'appello mancano 80 milioni di euro: fondi statali e regionali non più trasferiti agli enti locali, che dall'inizio del prossimo anno verranno sostituiti dai consorzi di comuni. "Anziché assegnare le risorse come negli anni scorsi, la manovra finanziaria regionale non ha trasferito neppure un euro, anzi ci ha tolto anche alcuni fondi che ci sarebbero arrivati dal governo nazionale. Ma finché esistono, le province devono garantire i servizi", spiega il presidente dell'Unione delle province siciliane, Giovanni Avanti.
Il buco nei conti deriva dai tagli decisi da Palazzo d'Orleans ma anche da quelli voluti dal governo di Mario Monti. Complessivamente, nelle casse delle province sono arrivati quasi 150 milioni di euro in meno. Oltre all'eliminazione dei 40 che nel bilancio dello scorso anno erano previsti dal fondo regionale delle autonomie, mancano anche più di 100 milioni frutto dei tagli dei trasferimenti statali. A questi, vanno aggiunti anche i 6 che la Regione ha trattenuto dai 50 delle accise sull'energia elettrica che erano destinati alle province.
Così, nelle casse degli enti locali sono arrivati quest'anno 44 milioni: una cifra che copre circa un terzo delle spese correnti. "Ho inviato un prospetto agli assessori all'Economia e agli Enti Locali con il quadro delle spese obbligatorie - spiega Avanti - il governo si è impegnato a fare un assestamento di bilancio entro luglio, ma al momento non ci sono certezze e temo non sappiano neppure come recuperare le risorse".
L'allarme era già stato lanciato un paio di settimane fa nel corso dell'incontro tra l'assessore regionale alle Autonomie Locali, Patrizia Valenti, e i presidenti e commissari delle province dell'Isola. Un incontro cui era seguito l'impegno da parte del governo di effettuare una variazione di bilancio per coprire almeno una parte delle risorse mancanti. "Hanno promesso di portare in aula l'assestamento di bilancio entro il primo luglio, ma ora i tempi stringono", dice il capogruppo del Pid all'Ars, Toto Cordaro.
A rischiare di restare senza soldi sono tutte le province, ma per qualcuna la bancarotta è più vicina. "Già da luglio - avvisa Avanti - Enna, Siracusa e Ragusa potrebbero non riuscire a pagare gli stipendi dei dipendenti".
"Dalla Regione abbiamo subito un taglio di 8 milioni di euro, passando dagli 11 dell'anno scorso ai 3 di quest'anno, mentre lo Stato ci ha trasferito appena 1,8 milioni rispetto ai 4 del 2012", dice il presidente della provincia di Enna, Giuseppe Monaco. Il primo allarme riguarda gli stipendi dei 380 dipendenti dell'ente, che costano poco più di un milione al mese. Ma da settembre i problemi riguarderanno scuole e servizi pubblici: "L'abbiamo già comunicato ai presidi: non potremo più provvedere alla manutenzione delle scuole né pagare le bollette di luce, acqua e gasolio - racconta Monaco - Due giorni fa abbiamo consegnato i tabulati agli ispettori della Regione, che si sono resi conto dell'urgenza del problema".
Una carenza di risorse che rischia di provocare effetti paradossali: "Non potendo chiudere il bilancio di previsione entro il 30 giugno come previsto, non possiamo impegnare 10 milioni di euro per il finanziamento di alcuni lavori pubblici che sarebbero già appaltabili ma così rimarranno bloccati - dice Monaco - E pensare che formalmente non possiamo neppure andare in dissesto, perché non c'è un esubero di spese".
"Sul piano nazionale i trasferimenti sono stati sostituiti dall'autonomia fiscale a livello locale, per esempio sull'rc auto - spiega Giuseppe Castiglione, sottosegretario all'Agricoltura ed ex presidente dell'Unione delle province italiane - Ma visto che in Sicilia sono state abolite, le province non possono recuperare risorse imponendo nuove tasse".
[Articolo di Cristoforo Spinella per Repubblica/Palermo.it, 14 giugno 2013]