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L'ultimo saluto

Oggi i funerali dei quattro militari italiani uccisi in Afghanistan. Intanto i politici discutono...

12 ottobre 2010

Un silenzio irreale sul sagrato della Basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma, dove oggi si sono svolti i funerali dei quattro militari italiani uccisi in Afghanistan: Sebastiano Ville, Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi e Marco Pedone.
Tanta la folla accorsa per l'ultimo saluto ai quattro alpini. Tante le autorità istituzionali, politiche e militari giunte per assistere ai funerali e raccogliersi attorno alle famiglie dei caduti.
Un lungo applauso ha accolto i feretri, poi è caduto il silenzio.

Tra i primi ad arrivare, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. I presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Molti i ministri, tra cui Matteoli, Fitto, Bossi, Frattini, Prestigiacomo, Maroni, La Russa, Alfano e Brunetta. Presenti i vertici delle Forze armate e della Polizia, l'ambasciatore degli Stati Uniti, David Thorne. Il premier Silvio Berlusconi è invece assente per l'operazione subita ieri alla mano a Milano. Per partecipare ai funerali sono arrivati, tra agli altri, anche i leader politici, tra cui il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, il leader Udc, Pier Ferdinando Casini e il segretario Lorenzo Cesa, Nichi Vendola, il presidente del Copasir Massimo D'Alema, l'ex ministro della Difesa Arturo Parisi, il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.
All'arrivo di Napolitano la folla assiepata davanti alla chiesa lo ha accolto con un applauso. Applausi anche all'interno della basilica.

Funerali solenni per i quattro soldati uccisi in Afghanistan il 9 ottobre scorso. Ieri alla camera ardente tante persone hanno voluto portare un fiore, lasciare un biglietto di saluto o semplicemente confortare le famiglie delle vittime.
Intanto, migliorano le condizioni del caporal maggiore scelto, Luca Cornacchia, ferito nell'attentato: il militare ha riportato la frattura del piede sinistro, lo schiacciamento della terza vertebra lombare e un trauma da pressione dovuto all'onda d'urto. Oggi resterà ancora in osservazione all'ospedale di Delaran e quindi se non ci saranno complicazioni sarà trasportato in Italia.

L'exit strategy e i missili sugli aerei - In un'intervista il ministro degli Esteri Franco Frattini ha dichiarato che il "timing" del ritiro dei militari italiani dall'Afghanistan "inizia a essere definito: estate 2011 per l'inizio graduale, con l'intenzione di completarlo nel 2014". Giovedì ci sarà una riunione dei ministri dell'Alleanza preparatoria del vertice di Lisbona di novembre, il cui tema, ha spiegato il titolare della Farnesina, sarà "capire quali criteri adottare per segnalare la road map che ci porterà a trasferire il potere agli afghani". Nell'incontro si parlerà anche delle "priorità per individuare le province che progressivamente torneranno sotto controllo nazionale".
E fa discutere la proposta avanzata ieri dal ministro della Difesa Ignazio La Russa di armare i bombardieri italiani in Afghanistan.
"Il Pd non ha mai dato la disponibilità a questa ipotesi"
, ha precisato il responsabile Esteri del Pd Piero Fassino smentendo che il partito abbia di fatto avallato l'idea di dotare gli aerei italiani, impegnati in Afghanistan, di nuovi armamenti.  "Non siamo favorevoli a questa ipotesi - ha sottolineato - ma per confermare le regole di ingaggio e le modalità di impiego fin qui adottate". Riguardo all'ipotesi di un ritiro anticipato, Fassino ha spiegato: "Non si va via dall'Afghanistan senza avere chiaro cosa si lascia. Si viene via lasciando una situazione di stabilità affidabile".
Stop all'ipotesi di La Russa anche dal capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi per il quale "il dibattito sulle bombe in dotazione agli aerei italiani è surreale. Il vero punto su cui discutere è come e quando far tornare a casa i nostri militari". "Si deve prendere atto - ha insistito il capogruppo Idv - che i nostri soldati stanno combattendo una guerra e non si può più parlare di missione di pace". Sulla stessa linea Luigi de Magistris, eurodeputato Idv, per il quale "la priorità del governo dovrebbe essere quella di affrontare in Parlamento un dibattito sulla exit strategy e proporre una conferenza internazionale per una risposta politica alla crisi dell'Afghanistan".
Per il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini "la decisione di armare i bombardieri italiani spetta esclusivamente al governo. In democrazia la confusione è del tutto sbagliata. E' il governo che deve decidere quale proposta avanzare in Parlamento". "Se il governo oggi vede la necessità di armare in modo diverso i nostri aerei - ha sottolineato Casini in conferenza stampa a Montecitorio - allora probabilmente dovevamo fare prima questa riflessione. Probabilmente è da qualche mese che potevamo seguire questa strada". "Armare i nostri aerei con le bombe - avverte il leader Udc - significa determinare un cambiamento sostanziale delle nostre modalità di impiego, per cui ciascuno di assuma la sua responsabilità".
Secondo la vicepresidente del Senato, Emma Bonino, l'uso delle bombe comporterebbe "solo il rischio di aumentare le vittime civili". In quelle regioni, con "i talebani molto diffusi sul territorio", non ci sono "obiettivi strategici che si possano bombardare dall'alto", ha osservato.
Ancora più netta la posizione del segretario del Pdci, Oliviero Diliberto. "Non ci sono alternative per l'Afghanistan che non siano quelle di andarsene prima possibile - ha detto -. Mettere bombe sugli aerei italiani è una colossale stupidaggine: aumenterebbe il numero dei morti civili e peggiorerebbe la situazione dei nostri militari. Quella guerra è ormai vinta dai talebani".

Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, invece "è evidente che per rimanere in Afghanistan la Nato, nel suo complesso, deve rafforzare la sua presenza e l'Italia per proteggere i suoi militari non può non esaminare l'eventualità di un intervento della aviazione".
Da parte sua il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, ha annunciato che proporrà alla conferenza dei capigruppo del Senato di "calendarizzare al più presto possibile una informativa del governo sulla morte dei nostri quattro militari della Julia in Afghanistan e sulle strategie di intervento".
Secondo il segretario generale dell'Alleanza Atlantica Anders Fogh Rasmussen, la proposta lanciata dal ministro della Difesa Ignazio La Russa di equipaggiare gli aerei militari in missione in Afghanistan di bombe per proteggere i propri uomini "non è in contraddizione" con la dottrina della Nato, ma questa deve comunque essere presa a livello "nazionale". "Trovo abbastanza naturale che i paesi che contribuiscono con truppe cerchino modalità e mezzi per proteggere in modo efficace le proprie truppe dispiegate sul campo", ha affermato Rasmussen durante una conferenza stampa a Bruxelles. "Penso sia una decisione di competenza nazionale il come farlo", ha quindi sottolineato il segretario generale della Nato, aggiungendo che "ovviamente, questo deve avvenire nell'ambito del nostro mandato e rispondere agli obiettivi complessivi della missione".
Nessuna contraddizione, quindi, tra la nuova dottrina Petraeus che mira a ridurre il numero di vittime civili e il dotare di bombe i caccia di scorta ai convogli militari italiani in missione. "Non vedo quindi nessuna contraddizione tra questo tipo di considerazioni e la strategia che abbiamo messo a punto in Afghanistan", ha concluso Rasmussen.

Rasmussen ha poi formulato l'auspicio che il vertice della Nato di Lisbona del mese prossimo possa concludersi con l'annuncio della data entro la quale dovrà iniziare il trasferimento della responsabilità nel settore della sicurezza dalle forze internazionali alle truppe afghane. "Al summit di Lisbona (in programma il 19 ed il 20 novembre, ndr) mi aspetto l'annuncio che la transizione alle autorità afghane inizierà all'inizio del 2011 e al più tardi entro luglio del 2011", ha affermato Rasmussen, ricordando che il trasferimento delle responsabilità (da concludersi entro la fine del 2014 secondo quanto concordato a luglio alla conferenza internazionale di Kabul) avverrà sulla base delle valutazioni dei comandanti sul terreno e a condizione che militari e polizia afghani siano in grado di intervenire da soli contro i Talebani.
Il numero uno della Nato ha poi fatto sapere che, a margine del vertice del mese prossimo nella capitale portoghese, si terrà "un summit Isaf", cui parteciperanno tutti i Paesi, non solo quelli dell'Alleanza, che fanno parte della missione militare in Afghanistan, in totale una quarantina.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, AGI, Adnkronos/Aki]

 

 

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12 ottobre 2010
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