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L'Unione europea dice sì agli Ogm nei prodotti ''bio'' ma il Bel Paese sta studiando la contro mossa

21 giugno 2007

La decisione presa la scorsa settimana dai ministri dell'Agricoltura dell'Unione europea ha scatenato un vero e proprio putiferio facendo gridare alla fine dell'epoca biologica: con il nuovo regolamento, infatti, potranno essere etichettati come bio anche i prodotti che contengono lo 0,9% di Ogm da contaminazione accidentale, una rivoluzione rispetto all'attuale soglia dello 0,1%, il cosiddetto zero tecnico perché al di sotto di questa percentuale gli Ogm non sono rintracciabili.
La preoccupazione riguarda i prodotti trasformati (quelli freschi sono al sicuro) come riso, dolci, cereali, marmellate e snack. Insomma, tutti quelli derivati da mais e soia provenienti dai mercati extraeuropei (come Usa, Cina e Argentina): è proprio durante l'importazione, infatti, che gli ingredienti naturali possono essere accidentalmente contaminati da quelli transgenici, per esempio se vengono caricati sulla stessa nave. ''Purtroppo il Consiglio Ue non ha dimostrato quella sensibilità che ci saremmo augurati'', ha commentato il ministro per le Politiche agricole Paolo De Castro, che a Lussemburgo si è battuto per non fare passare il regolamento insieme a Belgio, Grecia, Ungheria e Polonia. Purtroppo è stata proprio Varsavia a sparigliare le carte, sfilandosi all'ultimo momento dal fronte del no e facendo cadere la minoranza in grado di porre il veto sulla proposta della Commissione Ue.

Come dire, l'Italia delle verdure, degli ortaggi e dei frutti tutti naturali è tornata sconfitta. Ma il Bel ''bio'' Paese non perde fiducia e sta studiando il modo per annullare gli effetti della decisione Ue.
Infatti a ridare speranza ai sostenitori del ''bio'' ci ha pensato lo stesso De Castro, annunciando che con un disegno di legge ''potremmo rafforzare'' i limiti alla contaminazione. Provvedimento chiesto anche dal ministro per l'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, e dall'ex ministro dell'agricoltura Gianni Alemanno (An), secondo cui ora il governo ''deve adottare delle misure molto drastiche''.
L'escamotage, segnalano gli esperti del settore, potrebbe arrivare dallo stesso regolamento Ue che prevede la possibilità di creare o mantenere i marchi nazionali con una soglia di transgenico inferiore allo 0,9%. Una strada da battere anche per salvare l'industria del biologico, settore in cui l'Italia è primo produttore europeo e quarto del mondo con un fatturato complessivo di circa 1,5 miliardi di euro. Nel primo trimestre 2007, secondo i dati Ismea-AcNielsen, i consumi familiari di alimenti biologici sono aumentati del 10% rispetto a gennaio-marzo dell'anno scorso.

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21 giugno 2007
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