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L'Unione Europea è diventata più grande. Bulgaria e Romania sono entrate nell'Ue: tra timori e speranze

03 gennaio 2007

L'Unione europea allo scoccare del primo gennaio 2007 ha raggiunto quota 27 Paesi: Romania e Bulgaria hanno fatto il loro ingresso ufficiale tra i membri dell'Unione europea.
Un avvenimento di portata storica per Bucarest e Sofia che salda i Balcani all'Europa e che arriva 17 anni dopo la caduta del comunismo.
Con l'ingresso dei due Paesi e con i trenta milioni di nuovi cittadini europei, il baricentro dell'Ue si sposta ancora di più ad Est, dopo la grande ondata di adesioni del maggio 2004, quando entrarono dieci nuovi paesi, otto dei quali appartenenti all'ex ''blocco sovietico''.
Romania e Bulgaria portano in dote tassi di crescita invidiabili dal punto di vista della 'vecchia Europa', attestandosi fra il 5 e il 6%. Ma i problemi rimangono, soprattutto in alcuni settori come la lotta alla corruzione, la gestione dei fondi agricoli e strutturali, gli standard di sicurezza alimentare per l'export di latte e carne e per quanto riguarda la Bulgaria del trasporto aereo.
Per i due Paesi, dunque, a partire da questo nuovo anno inizia una sfida per portare a compimento quelle riforme necessarie a colmare il ritardo che li separa dagli altri paesi dell'Unione.

Il primo gennaio 2007 segna anche l'allargamento dei paesi di Eurolandia: un tredicesimo Stato entra nella moneta unica. La Slovenia adotterà l'euro dopo essere divenuta dal maggio 2004 membro della Ue. A due anni e mezzo dallo storico allargamento a dieci nuovi Stati membri - tutti dell'est europeo - Lubiana è l'unica capitale a presentarsi puntuale all'appuntamento con l'euro. In dote ha portato uno stato delle finanze pubbliche in buona salute, valutato positivamente da Bruxelles.

Insieme a tanto entusiasmo però, c'è chi dell'entrata dei due nuovi Paesi è preoccupato, o meglio, ha paura. In Italia, per esempio, c'è chi teme l'impreparazione della Nazione nel far fronte alla nuova situazione. I ''nuovi'' europei infatti potranno circolare liberamente in tutti i Paesi dell'Unione senza dare spiegazioni né documenti alle frontiere. Questo, per Alleanza nazionale, significa che Genova dovrà temere un'invasione di zingari. Il Gruppo regionale di An ha infatti presentato un'interpellanza urgente perché la Liguria si faccia carico di sollecitare il Governo a definire, di concerto con i Comuni e con i vertici delle forze dell'ordine, una programmazione adeguata a fronteggiare l'emergenza per il preventivato arrivo nel nostro Paese, e quindi anche in Liguria, di circa 30 mila romeni a seguito dell'ingresso della Romania nell'Unione Europea.

E mentre c'è chi sostiene che non c'è nulla da festeggiare nell'entrata in Europa degli zingari, in Sicilia 14 rumene e due bulgare, hanno invece sì festeggiato la loro uscita dal Centro di permanenza temporanea di Ragusa, dove erano state trattenute perché prive di permesso di soggiorno. L'ingresso dei due paesi nell'Ue ha sanato la loro posizione e le 16 donne, colpite nel mese di dicembre da decreto di espulsione e in attesa di rimpatrio, sono tornate libere e diventate delle vere ''cittadine europee''. Tredici di loro lavoravano in Sicilia come badanti; le altre tre dovranno raggiungere località di altre regioni.
Nei due anni (dal gennaio 2005) in cui il Cpt ha operato come struttura esclusivamente femminile sono state circa 500 le donne rumene e bulgare che vi sono state trattenute per un tempo medio di 18-20 giorni. L'accordo internazionale con i due paesi, infatti, rendeva abbastanza celeri le procedure di identificazione, mentre i clandestini di altra nazionalità spesso sono trattenuti per il tempo massimo previsto dalla legge che è di 60 giorni.

Una bulgara il cui ''trattenimento'' nel Cpt ragusano fece scalpore è Marianna Doncheva, 47 anni, direttore di un museo statale a Varna, stimato architetto e docente universitario con diversi incarichi, accademici e scientifici, anche da parte di enti pubblici in Francia. Fu fermata a Grosseto il 9 settembre scorso e rinchiusa per cinque giorni nel Cpt. Il giudice di pace di Ragusa convalidò il decreto nonostante avesse riconosciuto che la donna era entrata dalla Francia e quindi - secondo la richiesta della difesa, respinta - in base all'art. 19 del trattato di Schengen sulla frontiera unica esterna e sulla libera circolazione tra i paesi membri dell'Ue, non avrebbe avuto bisogno di un permesso di soggiorno per soggiornare liberamente in Italia. Di recente la donna, turbata dal suicidio di un clandestino nel Cpt di Lamezia Terme, ha denunciato alla stampa una drammatica testimonianza dei sette giorni trascorsi come clandestina, tra Questure e Cpt, in Italia.

E come le 16 donne adesso europee, saranno circa 150 mila le persone di origini romene e bulgare, che dall'altro ieri hanno libero accesso al mercato del lavoro italiano. Un esercito di colf, badanti, lavoratori dell'edilizia che non hanno più necessità di fare lunghe trafile burocratiche per poter vivere e lavorare in Italia. A prevederlo sono le regole fissate dal Consiglio dei ministri che, mercoledì scorso, ha adottato il regime transitorio previsto dai Trattati di adesione prima di liberalizzare completamente, entro un anno, la circolazione dei lavoratori provenienti dai due Paesi.
L'apertura immediata per romeni e bulgari vale per i settori del lavoro dirigenziale e altamente qualificato, di quello agricolo e turistico-alberghiero, del lavoro domestico e di assistenza alla persona, edilizio e metalmeccanico. E' ugualmente prevista l'apertura immediata per il settore del lavoro stagionale.
In realtà, come spiega il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, a essere interessati all'apertura delle nostre frontiere sono soprattutto colf e badanti, ''molti già presenti nel nostro territorio''.

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03 gennaio 2007
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